“La Lega vuole la secessione”

18 Apr 2005

“Ma si sapeva, era chiaro da mesi che il problema delle riforme costituzionali fosse al centro di questa crisi e di tutta la tensione che corre all’interno della Casa delle libertà. Quest’ultima giornata così convulsa ne è l’ennesima prova: il nodo delle riforme aggroviglia la Cdl. E quel che è peggio, non vedo soluzioni”.
Andrea Manzella, senatore ds, costituzionalista, non si meraviglia e non si scompone. Il fil di fumo che era sembrato il segnale di un accordo raggiunto al vertice di tutti i leader della Cdl, nel giro di poche ore si è trasformato da presunta fumata bianca per un Berlusconi bis a fumo di rabbia della Lega. Bossi e i suoi non intendono ragioni: sulle riforme vogliono andare fino in fondo. E proprio quando Berlusconi sale al Colle, pronto a lasciare l’incarico per ricominciare da premier, i leghisti frenano e mettono zizzania sull’intesa per quel secondo mandato che il Cavaliere sente già in tasca.
Senatore, ci spiega cosa sta accadendo?
Niente di nuovo: c’è che An e Udc vorrebbero accantonare le riforme, la Lega invece insiste. Ma lo scontro è in atto da tempo. Chi ha seguito l’iter di quest disegno di legge che mette mano alla Costituzione si è accorto da mesi che non c’è più intesa, che si è rotto qualcosa e si è scatenato un gioco al massacro. Ora il punto vero è che se anche si dimette Berlusconi e cade il governo, poi in Parlamento che si fa? Si accantona la riforma o si procede? E’ questo che non è chiaro.

La crisi parte e si blocca su questo punto: la riscrittura della nostra Carta costituzionale è il punto discriminante della tenuta di questo governo ma anche di un governo-bis.
Prima o poi il nodo andrà risolto: secondo lei come?
Lo scenario che vedo io è molto nuvoloso. Perché alla fine, credo che il più coerente sia proprio Calderoli. E’ inutile continuare a nasconderlo, la Lega è un partito separatista come il partito Basco in Spagna. Bossi vuole un Nord separato strutturalmente e anche economicamente dal resto del paese. Poi che quelle regioni stiano sotto il nome di Italia è una questione di secondo piano. L’importante per la lega è la devolution, a cominciare da quella economica.
Un partito separatista che tiene in scacco l’Italia…
Beh, la democrazia è anche questo… La crisi cade tra l’altro a pochi giorni dagli straordinari risultati delle regionali e continua anche nelle ore in cui questi risultati sono confermati dalle nuove vittorie del centrosinistra. E’ Berlusconi che ha in mano il pallino per decidere cosa fare.

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