Newsletter del 3 novembre 2024
Gentile {name},
Paesi dichiarati sicuri per decreto, un escamotage del Governo per [cercare di] superare i limiti posti dalle leggi italiane ed europee, dopo i pronunciamenti del Tribunale di Roma e della Corte di giustizia europea.
Un elenco di “Paesi sicuri” da aggiornare, ovviamente allungandolo: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. C’è l’Albania dove è stato esternalizzato il confine italiano, con l’installazione di centri di respingimento: da domani - con la copertura del decreto, ma in attesa di un pronunciamento della Corte di giustizia Ue sollecitata dal Tribunale di Bologna - torneranno a rinchiudere gli immigrati intercettati dalle autorità italiane mentre cercavano di arrivare in Italia da quei 19 paesi nominati “sicuri”, nei quali verranno rimandati. A poco sembrano servire le osservazioni sul mancato rispetto dei diritti umani proprio in quei paesi. E men che meno potrebbe interessare la sovrapposizione quasi esatta di essi con le mappe delle aree a rischio per gli eventi climatici estremi, come nel caso del Bangladesh, per esempio.
Spinti dalle cronache di distruzione che arrivano dalla Spagna, nei giorni scorsi sono stati tanti gli articoli e le infografiche che mettono in evidenza come piano piano non ci sia angolo della Terra che non subisca gli effetti dai fenomeni meteorologici devastanti. Alla tempesta che si è abbattuta su Valencia è dedicata la ricca newsletter Il colore verde di Nicolas Lozito. Più sotto trovi invece il podcast del direttore dell’Ansa, Luigi Contu, dedicato proprio a quella che lui stesso dice essere «l'ultima tragica conferma di quello che gli scienziati ci stanno dicendo da 50 anni».
Gli effetti della crisi climatica d’altronde riguardano tutti noi, colpiscono anche i paesi più avanzati dal punto di vista economico, abbattendosi con particolare ferocia sulle fasce di popolazione fragili e anzi allargando la schiera delle categorie a rischio povertà, malattie, malnutrizione. Nessuno escluso. Non a caso la riflessione di Guido Viale, che puoi leggere qui sotto, s’intitola proprio “Noi e i migranti, destini incrociati”. Alluvioni, temperature elevate, incendi incidono sugli equilibri sociali e politici e persino sulle elezioni: in Liguria è andata a votare la metà del corpo elettorale ma le percentuali di astensionismo sono più alte nelle aree alluvionate mentre si aprivano le urne. Negli Stati Uniti, a pochi giorni dalle fatidiche elezioni di dopodomani, martedì 5 novembre, il rapporto del Dipartimento del lavoro indica negli uragani Helene e Milton, che a ottobre che hanno sferzato la costa Sud-Est, una delle cause della rallentata creazione di posti di lavoro.
E mentre la propaganda dipinge i migranti come pericolo da tenere ben lontano, oltre le frontiere, sono i confini tra poteri dello Stato tracciati dalla Costituzione a essere a rischio, come scriveva ieri invece Donatella Stasio su La Stampa, che condividiamo.
|