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Newsletter del 1 novembre 2025 a cura di Lorella Beretta
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Viene definita “riforma della separazione delle carriere” ma non separa le carriere: indebolisce l’indipendenza sia del pubblico ministero sia del giudice.
«Così si trasformano i Pm in avvocati della polizia», ha spiegato Stefano Celli, vice segretario dell'Associazione Nazionale Magistrati e procuratore aggiunto a Rimini, in questa intervista a Radio Popolare. Aggiungendo un esempio chiaro: «I genitori, di destra o di sinistra, immaginino che i loro figli vengano arrestati durante una manifestazione. Senza che abbiano fatto nulla di estremo, per una libera interpretazione della legge sulla sicurezza voluta dal governo. Il primo magistrato che incontreranno sarà il Pubblico Ministero: loro, come genitori, preferirebbero che fosse una figura inserita nella giurisdizione o che fosse un avvocato della stessa Polizia che ha arrestato i figli?».
Vale su una infinita varietà di casi.
C’è in gioco il futuro degli italiani, dunque, oltre che della magistratura, su cui si tenta un attacco finale dopo decenni di delegittimazione. La destra al governo parla di ripristinare la «fiducia verso la giustizia» promettendo, per esempio, la velocizzazione dei processi, che ha invece bisogno di tutt’altri interventi. È un argomento di cui ci occuperemo approfonditamente, settimana dopo settimana, prima del voto in primavera. E lo faremo anche negli incontri che promuoviamo come Osservatorio Autoritarismo: il 18 novembre, dedicheremo una giornata di studio con l'Università di Brescia proprio alla riforma costituzionale della giustizia. Tutti i dettagli in fondo a questa newsletter, nella agenda dell'Osservatorio.
Ma la nostra attenzione va anche alla grande sfida per la democrazia che si gioca negli Stati Uniti, con l’elezione, martedì 4, del sindaco di New York. |