Libertà e Giustizia sostiene da sempre il principio che la difesa e la diffusione della cultura costituzionale deve avvenire in primo luogo presso le giovanissime generazioni. Per questo ritiene necessario proporre ai ragazzi, oltre all’approfondimento della Costituzione, anche una visione della politica come attività nobile ed evidenziare la presenza, nella storia italiana, di figure di elevato livello etico e civile come esempio e riferimento.
Le indicazioni nazionali ed europee relative alla formazione e all’istruzione, indicano, quali obiettivi da perseguire nei Piani dell’Offerta Formativa delle scuole, lo sviluppo presso gli studenti delle cosiddette “competenze chiave”, fra le quali si collocano quelle competenze sociali e civiche che consentono ai cittadini di partecipare appieno ed oltre la scuola, alla vita civile del proprio paese.
Da diversi anni i circoli di Libertà e Giustizia collaborano con le scuole primarie e secondarie mettendo a disposizione il contributo di esperti del diritto e delle istituzioni, professori universitari, scrittori, magistrati e avvocati, sulla base delle esigenze e delle scelte delle scuole stesse, con l’obiettivo di promuovere una lettura attiva della Costituzione, creare momenti di riflessione e dibattito, rivolti principalmente all’educazione ai diritti umani e a quelli costituzionali, con una particolare attenzione al tempo presente e ai suoi problemi.
A scuola di Costituzione

Questo è – dovrebbe essere – l’approccio di cui il nostro paese ha bisogno per risollevarsi; questo è – dovrebbe essere – il campo in cui impiegare le nostre migliori risorse ed in cui compiere gli sforzi maggiori.
Spirito critico e cultura: di questo abbiamo bisogno.
Buon lavoro e grazie per il vostro impegno concreto.
Vi racconto un momento della mia vita. Alla terza elementare subimmo la coercizione a studiare il catechismo fascista che scopiazzato dal catechismo cattolico iniziava con la domanda: Chi è il Duce? E la risposta che per fortuna non ricordo bene che esprimeva il concetto di supremazia di questo personaggio che era considerato Nuovo Dio in Terra. Deducetene voi le conseguenze. Del contenuto mi ricordo parole allora per me incomprensibili che dovevamo imparare a memoria, forse il diritto del popolo italiano a creare il proprio impero perché erede di Roma Antica.
Per i risultati ottenuti mi accorgo che purtroppo i nostri governanti del dopoguerra, forse per paura di essere accusati di voler seguire l’esempio dei fascisti hanno finito col fare altrettanto seguendo solo formalmente un comportamento che sembra essere l’opposto.
Il loro criterio infatti prese inconsapevolmente dal fascismo il criterio che si fonda su questa modalità:
L’élite, prima i gerarchi fascisti e dopo i costituenti del nuovo Stato, si fecero carico di pensare a modellare lo Stato e i suoi cittadini. Entrambi i governanti, naturalmente con la differenza enorme del contenuto, hanno trattato il popolo come entità passiva che avrebbe dovuto sottostare alle loro regole. Naturalmente dico questo col senno di poi, ma secondo me, il senno di poi è fondamentale alla evoluzione positiva.
Che cosa si sarebbe dovuto fare dopo aver promulgato la Costituzione? Darle i crismi di autorevolezza, ma, non come si fece di essere solo uno strumento di definizione dei limiti di comportamento per i cittadini, ma piuttosto una guida allo studio della società alla quale i cittadini avrebbero dovuto attivamente partecipare per sentirla veramente come propria.
Solo a distanza di più di dieci anni dalla promulgazione, Aldo Moro introdusse con molta timidezza la materia scolastica di Educazione Civica nel cui ambito si sarebbe dovuta studiare la Costituzione e non so se fu mai studiata da qualcuno con lo spirito critico sempre necessario a sviluppare evoluzione positiva. I maturati fortunati, usciti dalla scuola a 18 anni sono diventati cittadini col diritto al voto, ma senza conoscere la Costituzione. Hanno conosciuto l’esistenza delle regole solo coloro che appartenendo alla classe dei deboli, le trasgredite.
Secondo me ne stiamo pagando le conseguenze negative. La critica nel bene e nel male l’hanno fatta solo gli addetti ai lavori e siccome la Costituzione poneva limiti di comportamento a tutti, l’élite unica detentrice di potere si è data molto da fare a trovare cavilli che le permettessero di sfuggire a quei limiti.
Che fare oggi? Proprio non so. Conosco solo il risultato che non sono sufficienti le buone regole, vale sicuramente di più il pragmatismo del ben fare