Tra le molteplici aberrazioni giuridiche contenute nello schema di decreto legge sull’immigrazione approvato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 24 settembre 2018, colpisce in particolare quella che prevede la revoca della cittadinanza come sanzione per la commissione di determinati reati.
Si tratta di una previsione che, colpendo una parte soltanto della popolazione (i cittadini non per nascita), frantuma la nozione di cittadinanza, vale a dire il fondamento stesso dello Stato costituzionale. La cittadinanza è tale solo se la posizione giuridica, di diritto e di dovere, nei confronti del potere è uguale per tutti coloro che sono cittadini. Discriminare all’interno della cittadinanza, dando vita a posizioni giuridiche tra loro diseguali, significa creare un ordinamento separato sulla base dell’appartenenza etnica. Significa che, d’ora innanzi, alcuni saranno cittadini; gli altri sudditi. Ancor prima che questione di violazione dell’ordinamento giuridico internazionale, europeo e italiano, è questione di uscita dalla civiltà giuridica.
Colpisce la totale sudditanza alla Lega del Movimento 5 Stelle, che pure avrebbe dovuto aver interiorizzato i valori costituzionali fondamentali nel corso della lunga campagna referendaria del 2016. Ci rivolgiamo a tuti coloro, che nel Movimento, erano sinceri nel difendere la Costituzione, e che oggi non possono non soffrire, vedendola calpestata da un governo anche loro: è il momento di far sentire la vostra voce di dissenso, perché ora è la democrazia ad essere in gioco.
Per Libertà e Giustizia:
Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Paul Ginsborg, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Valentina Pazè, Elisabetta Rubini, Salvatore Settis, Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky
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