Caro direttore,
provo a rispondere ad alcune delle questioni sollevate dall’impegnato editoriale di Paolo Mieli pubblicato ieri.
L’assemblea del Teatro Brancaccio non c’entrava nulla con Libertà e Giustizia, ma era stata convocata da due semplici cittadini (Anna Falcone ed io), e ha dato la parola (per quattro quinti del suo svolgimento) ad altri cittadini. Hanno parlato ricercatori, membri di associazioni (da Libera all’Arci: ma a titolo personale), volontari, giornalisti, professionisti. Accomunati da un’idea: l’urgenza di rappresentare in Parlamento quella metà degli italiani che non vota più, e che è anche la parte più debole di questo paese.
È un’idea nata dall’esperienza referendaria: perché il 4 dicembre hanno votato anche alcuni milioni di italiani che di solito non lo facevano. E che ora non trovano niente che li rappresenti, a sinistra.
Abbiamo invitato anche i politici di professione: anche i protagonisti della lunga stagione dei governi di centrosinistra, e anche coloro che hanno votato sì al referendum. Senza alcuna proscrizione. Ma mettendo bene in chiaro, per il futuro, che il minimo comune denominatore di questa area di cittadinanza è l’attuazione (e non la rottamazione) della Costituzione, e la ricostruzione del ruolo sociale ed economico dello Stato, disfatto nel corso di lunghi anni in cui il centrosinistra italiano si è esplicitamente ispirato alle politiche di Tony Blair. La Costituzione e lo Stato: può darsi che siano obiettivi settari, estremisti o minoritari. A noi non sembra.
Non è questa l’unica singolarità di questa proposta. Che non punta alle primarie, ma ad un processo di partecipazione dal basso: perché non vuole federare le forze politiche esistenti. Vuole invece provare a fare su scala nazionale ciò che si è fatto per esempio a Padova: dove una coalizione civica di sinistra che riuniva anche alcuni partiti ha preso il 22,7 % dei voti. L’assemblea di ieri ha lanciato una proposta: non una o due leadership. Personalmente ho chiarito che non mi candiderò a nulla: ci sono già troppi leader in cerca di popolo, a sinistra. Mentre qua c’è un popolo che prova a capire come organizzarsi.
Per molti di noi è l’ultimo tentativo prima dell’astensione: perché non riusciamo a votare partiti che praticano o annunciano politiche di destra (il Pd del decreto Minniti, dello Sblocca Italia, della Buona Scuola, del Jobs Act, della ipocrita legge sulla tortura; un M5Stelle sempre più imprenditore della paura).
In modi diversi la Grecia, la Spagna, il Portogallo, la Francia e ora anche il Regno Unito contano forze che mettono in discussione i paradigmi portanti del neoliberismo, quelli per cui «lo Stato provvede da sé a eliminare il proprio intervento o quantomeno a ridurlo al minimo, in ogni settore della società: finanza, economia, previdenza sociale, scuola, istruzione superiore, uso del territorio» (Luciano Gallino). A chi, ieri, era al Teatro Brancaccio non interessano le geometrie variabili delle mille formazioni che sorgono e tramontano a sinistra del Pd, ma interessa comprendere se anche in Italia una forza del genere può provare ad affermarsi.
19 giugno 2017
E’ possibile avere un riferimento per poter seguire le vostre attività?
Saluti
Rino Ballone
Sul nostro sito vengono riportate tutte le attività. Se è interessato, può mettersi in contatto con i circoli territoriali riportati nel CHI SIAMO > I circoli.