Per favore dateci due anni di tempo prima di cambiare il nostro patto

12 Febbraio 2015

Sono cambiate le priorità del nostro Paese. In una democrazia rappresentativa quando cambiano le priorità e le cose più urgenti da fare, o i governanti se ne accorgono e cambiano, o si cambiano i governanti.

Oggi le priorità sono le seguenti:

1) Salvare la Grecia e salvare l’Europa. Se la Grecia viene abbandonata, come i barconi degli immigranti nel mare Mediterraneo, l’Europa del sogno comunitario è finita; solo l’euro, il vincitore, potrebbe sopravviverle in alcuni Paesi.

2) Scongiurare la guerra in Europa impedendo la ricostituzione della cortina di ferro più a est, tra l’Ucraina e la Russia; tornare allo spirito degli accordi di Helsinki del 1975, che sulla rinunzia a modificare con la forza i confini hanno assicurato la pace in Europa, almeno fino alla guerra contro la Iugoslavia e per il Kossovo.

3) Ripristinare l’operazione Mare Nostrum evitando all’Italia la ripetizione del reato di ecatombe e di strage.

4) Promuovere un’azione ai sensi del cap. 7 della Carta dell’ONU per debellare il DAESH (ISIS) al fine di ristabilire “la pace e la sicurezza internazionale”.

5) Avviare un piano straordinario di interventi pubblici per creare nuove opportunità di lavoro, a cominciare dai giovani.

6) Ripristinare la dignità e la serietà formativa della scuola, per cambiare il futuro.

Sono cambiate le priorità del nostro Paese. In una democrazia rappresentativa quando cambiano le priorità e le cose più urgenti da fare, o i governanti se ne accorgono e cambiano, o si cambiano i governanti.

Oggi le priorità sono le seguenti:

1)     Salvare la Grecia e salvare l’Europa. Se la Grecia viene abbandonata, come i barconi degli immigranti nel mare Mediterraneo, l’Europa del sogno comunitario è finita; solo l’euro, il vincitore, potrebbe sopravviverle in alcuni Paesi.

2)     Scongiurare la guerra in Europa impedendo la ricostituzione della cortina di ferro più a est, tra l’Ucraina e la Russia; tornare allo spirito degli accordi di Helsinki del 1975, che sulla rinunzia a modificare con la forza i confini hanno assicurato la pace in Europa, almeno fino alla guerra contro la Iugoslavia e per il Kossovo.

3)     Ripristinare l’operazione Mare Nostrum evitando all’Italia la ripetizione del reato di ecatombe e di strage.

4)     Promuovere un’azione ai sensi del cap. 7 della Carta dell’ONU per debellare il DAESH (ISIS) al fine di ristabilire “la pace e la sicurezza internazionale”.

5)     Avviare un piano straordinario di interventi pubblici per creare nuove opportunità di lavoro, a cominciare dai giovani.

6)     Ripristinare la dignità e la serietà formativa della scuola, per cambiare il futuro.

 

A fronte di queste urgenze, sarebbe inconcepibile che il Parlamento si avvitasse in un vortice per cambiare di fretta la Costituzione e abolire il Senato. La rottura del patto del Nazareno ha portato alla luce il fatto che la riforma in corso non ha mai avuto una vera maggioranza libera né al Senato né alla Camera, ma una maggioranza fittizia creata dal concorso di disciplina di partito e strenui regolamenti parlamentari. Sarebbe ora insostenibile  per il Paese una riforma realizzata da un solo partito, e sottoposta poi a un ingannevole plebiscito popolare.

Noi chiediamo perciò che, sulla base del lavoro fin qui compiuto, l’ulteriore esame della riforma, come richiesto dai giuristi dei Comitati Dossetti per la Costituzione, sia rinviato e ripreso nella prossima legislatura, in modo che ai cittadini siano lasciati intanto due anni di tempo per essere informati e discutere la nuova configurazione del patto costituzionale; e chiediamo che il resto della presente legislatura sia dedicato a far fronte alle urgenze indicate.

Nel messaggio del Presidente della Repubblica abbiamo ascoltato che la vera garanzia della Costituzione è attuarla e che il suo vero fallimento è la corruzione. La nostra fretta è che siano intraprese azioni per attuare i diritti oggi più disattesi, per estirpare dalla politica il mercato delle indulgenze e dei favori e per fare dell’Italia un’artefice di giustizia e di pace tra le nazioni.

Ciò fino al 2018 si può fare con la Costituzione che c’è,  e se la si cambia lo si deve fare in modo che ciò resti possibile. I nostri vecchi ci hanno detto che i migliori articoli della nostra Costituzione sono stati scritti sulle montagne da quanti resistevano e combattevano per una Patria migliore. Noi non vorremmo che ora fossero cambiati nel tumulto del Parlamento e nello sconcerto dei cittadini, e vorremmo che se ne potesse discutere  non solo nei Palazzi e nelle Camere ma sulla stampa, in TV, nelle fabbriche, negli uffici e in tutti i luoghi in cui ci incontriamo nel Paese; altrimenti noi cittadini, soprattutto i più giovani, saremmo vittime di un’esclusione dalle stanze della conoscenza e della decisione politica.

Per la stessa ragione vorremmo andare alle prossime elezioni esprimendo il nostro voto e le nostre preferenze anche su queste riforme, in un quadro ancora pluripartitico e proporzionale, meglio ancora se con primarie obbligatorie riservate agli iscritti e trasparenti per legge, e vorremmo che nessun premio di maggioranza sia attribuito in ballottaggi cui non partecipino almeno il sessanta per cento dei cittadini.

Solo così, nella prossima legislatura, potremmo avere una Costituzione rinnovata come fattore di unità e non di divisione, come una conquista comune, non come il trofeo di qualcuno.

Roma, 11/02/2015

Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Domenico Gallo, Gustavo Zagrebelsky, Gianni Ferrara, Gaetano Azzariti, Umberto Romagnoli, Paolo Caretti, Alfonso di Giovine, Francesco di Matteo, Massimo Villone, Luciano Gallino, Lanfranco Turci, Angela Mancuso, Giovanni Bianco, Enrico Peyretti, padre Alberto Simoni

Per aderire alla petizione:

www.change.org/p/presidente-della-repubblica-e-a-tutti-i-responsabili-delle-riforme-istituzionali-sono-cambiate-le-priorità-deve-cambiare-l-agenda-per-favore-dateci-due-anni-di-tempo-prima-di-cambiare-il-nostro-patto

 

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