Sono cambiate le priorità del nostro Paese. In una democrazia rappresentativa quando cambiano le priorità e le cose più urgenti da fare, o i governanti se ne accorgono e cambiano, o si cambiano i governanti.
Oggi le priorità sono le seguenti:
1) Salvare la Grecia e salvare l’Europa. Se la Grecia viene abbandonata, come i barconi degli immigranti nel mare Mediterraneo, l’Europa del sogno comunitario è finita; solo l’euro, il vincitore, potrebbe sopravviverle in alcuni Paesi.
2) Scongiurare la guerra in Europa impedendo la ricostituzione della cortina di ferro più a est, tra l’Ucraina e la Russia; tornare allo spirito degli accordi di Helsinki del 1975, che sulla rinunzia a modificare con la forza i confini hanno assicurato la pace in Europa, almeno fino alla guerra contro la Iugoslavia e per il Kossovo.
3) Ripristinare l’operazione Mare Nostrum evitando all’Italia la ripetizione del reato di ecatombe e di strage.
4) Promuovere un’azione ai sensi del cap. 7 della Carta dell’ONU per debellare il DAESH (ISIS) al fine di ristabilire “la pace e la sicurezza internazionale”.
5) Avviare un piano straordinario di interventi pubblici per creare nuove opportunità di lavoro, a cominciare dai giovani.
6) Ripristinare la dignità e la serietà formativa della scuola, per cambiare il futuro.
A fronte di queste urgenze, sarebbe inconcepibile che il Parlamento si avvitasse in un vortice per cambiare di fretta la Costituzione e abolire il Senato. La rottura del patto del Nazareno ha portato alla luce il fatto che la riforma in corso non ha mai avuto una vera maggioranza libera né al Senato né alla Camera, ma una maggioranza fittizia creata dal concorso di disciplina di partito e strenui regolamenti parlamentari. Sarebbe ora insostenibile per il Paese una riforma realizzata da un solo partito, e sottoposta poi a un ingannevole plebiscito popolare.
Noi chiediamo perciò che, sulla base del lavoro fin qui compiuto, l’ulteriore esame della riforma, come richiesto dai giuristi dei Comitati Dossetti per la Costituzione, sia rinviato e ripreso nella prossima legislatura, in modo che ai cittadini siano lasciati intanto due anni di tempo per essere informati e discutere la nuova configurazione del patto costituzionale; e chiediamo che il resto della presente legislatura sia dedicato a far fronte alle urgenze indicate.
Nel messaggio del Presidente della Repubblica abbiamo ascoltato che la vera garanzia della Costituzione è attuarla e che il suo vero fallimento è la corruzione. La nostra fretta è che siano intraprese azioni per attuare i diritti oggi più disattesi, per estirpare dalla politica il mercato delle indulgenze e dei favori e per fare dell’Italia un’artefice di giustizia e di pace tra le nazioni.
Ciò fino al 2018 si può fare con la Costituzione che c’è, e se la si cambia lo si deve fare in modo che ciò resti possibile. I nostri vecchi ci hanno detto che i migliori articoli della nostra Costituzione sono stati scritti sulle montagne da quanti resistevano e combattevano per una Patria migliore. Noi non vorremmo che ora fossero cambiati nel tumulto del Parlamento e nello sconcerto dei cittadini, e vorremmo che se ne potesse discutere non solo nei Palazzi e nelle Camere ma sulla stampa, in TV, nelle fabbriche, negli uffici e in tutti i luoghi in cui ci incontriamo nel Paese; altrimenti noi cittadini, soprattutto i più giovani, saremmo vittime di un’esclusione dalle stanze della conoscenza e della decisione politica.
Per la stessa ragione vorremmo andare alle prossime elezioni esprimendo il nostro voto e le nostre preferenze anche su queste riforme, in un quadro ancora pluripartitico e proporzionale, meglio ancora se con primarie obbligatorie riservate agli iscritti e trasparenti per legge, e vorremmo che nessun premio di maggioranza sia attribuito in ballottaggi cui non partecipino almeno il sessanta per cento dei cittadini.
Solo così, nella prossima legislatura, potremmo avere una Costituzione rinnovata come fattore di unità e non di divisione, come una conquista comune, non come il trofeo di qualcuno.
Roma, 11/02/2015
Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Domenico Gallo, Gustavo Zagrebelsky, Gianni Ferrara, Gaetano Azzariti, Umberto Romagnoli, Paolo Caretti, Alfonso di Giovine, Francesco di Matteo, Massimo Villone, Luciano Gallino, Lanfranco Turci, Angela Mancuso, Giovanni Bianco, Enrico Peyretti, padre Alberto Simoni
Per aderire alla petizione:
Di questo magnifico appello mi permetto di sottolineare l’ auspicio finale : il ” poter andare alle prossime elezioni esprimendo il nostro voto e le nostre preferenze anche sulle riforme costituzionali, in un quadro ancora pluripartitico e proporzionale, meglio ancora se con primarie obbligatorie riservate agli iscritti e trasparenti per legge, e vorremmo che nessun premio di maggioranza sia attribuito in ballottaggi cui non partecipino almeno il sessanta per cento dei cittadini “. Chi ha buona familiarità con la Costituzione del ’48 e si impegna quotidianamente per la sua rispettosa attuazione, anziché per la sua… sbrigativa rimozione, non può che essere grato agli estensori di questa petizione, esempio limpido di cosa significhi essere ‘ radicalmente ‘, cioè, seriamente democratici. Il diritto di voto così come ce lo garantisce l’ art.48 Cost. e non come lo hanno ridotto i cultori del ‘ voto utile ‘. Il pluripartitismo, proporzionalmente rappresentativo e arricchito da primarie ‘ riservate agli iscritti e trasparenti per legge ‘, così come disegnato dall’ art.49 Cost., e non il ‘ partito della nazione ‘ , a forte vocazione maggioritaria e a fortissima tentazione autoritaria. Il rifiuto etico, culturale e politico, della più grave tra le corruzioni : quella della democrazia che, ‘ la sera delle elezioni ‘ , non potrebbe più credere in se stessa se a governare il Paese fosse chiamata una minoranza….. magicamente trasformata in maggioranza da un truffaldino ‘ premio ‘. Spero, infatti, che non sfugga a nessuno il concreto rischio che – permanendo un astensionismo superiore alla soglia prevista dall’Italicum per la concessione del ‘ premio di maggioranza ‘ (40%) – a governare il Paese possa essere un partito che rappresenta meno del 25% dei cittadini.
Voglio sperare che, quando il presidente Mattarella ha parlato della urgenza di ri-avvicinare i cittadini alla politica e alle istituzioni repubblicane, non pensasse a trucchi da ‘ ingegneria costituzionale ‘ così meschini.
Giovanni De Stefanis, LeG Napoli
voglio che l’europa non massacri la grecia in nome di una stupidità senza confini,la germania non ha nessun diritto di affamare il popolo greco finiuamola.
…..MA NON SOLO ANCHE RACCONTARE PER GIUSTIZIA SOCIALE COME OGNI GIORNO VENGANO NEGATI I DIRITTI agli invalidi veri di cui nessuno racconta la realta’ amara quando specialmente disoccupati 50 enni con famiglia e senza sostegno economico pubblico,dei pensionati al minimo che non si possono curare di tutti i Cittadini vittime delle nuove poverta’ che ormai colpiscono molti ITALIANI ,IL DIRITTO ALLA CASA NEGATO,IL SUD ABBANDONATO A SE STESSO E PREDA DELLE MAFIE e malaffare,bambini italiani in poverta’,territorio martoriato e inquinato da uina edilizia selvaggia e speculativa che distrugge ogni filo di erba……..bisogna subito invertire questo disastro ne va’ della DEMOCRAZIA della Repubblica.
Occorre ogni sforzo per fermare lo stravolgimento in atto della nostra Costituzione.
Copio e incollo il mio commento al post odierno del Senatore Corradino Mineo:
“Quanto dovremo aspettare perchè Matteo Renzi spieghi ai suoi fan che non si può procedere per strappi e a forza di ricatti?” (questa è la chiusa del post).
La mia parafrasi e qualche osservazione:
“Quanto dovremo aspettare perchè [QUALCUNO SPIEGHI A MATTEO RENZI] che non si può procedere per strappi e a forza di ricatti?”
Ho parafrasato, arbritariamente (?), la CHIUSA del suo articolo, caro Senatore, perché ritengo il “PREMIER” responsabile della sua ULTIMA TROVATA SENZA PRECEDENTI: la SEDUTA FIUME per schiacciare al massimo la resistenza delle opposizioni nell’ambito di una corposa riforma della Costituzione dellla Repubblica Italiana.
Tanto le dovevo per il DOVERE MORALE della PARRESIA che me lo impone. Nel PD e altrove ci sono personalità di grande spessore culturale e politico che sarei felice di ascoltare se volessero affrontare questa situazione umiliante per il Paese e per il Parlamento e richiamare alla ragione coloro che ne sono responsabili.
Si susseguono a ritmo incalzante eventi dai toni preoccupati per Democrazia e Costituzione. Che però rimangono al livello di astratte teorie, piuttosto ripetitive nel tempo.
Illustri professori, egregi dottori, Grandi Firme della Repubblica tutte,
non limitatevi ad elaborare un’ennesima teoria fine a se stessa o buona per atri confronti teorici!
Impegnate le Vostre sensibilità ferite, le Vostre intelligenze e competenze per produrre un “progetto operativo” capace di realizzare quel cambiamento ampio e profondo che la Società Civile intera, anche quella parte inconsapevole, attende ormai da lustri, nell’ottica di preservare e migliorare la qualità della nostra Democrazia, a partire dalla difesa dello spirito originale e autentico della Costituzione, se non della Sua lettera.
Esistono nel Paese le condizioni mature perchè ciò avvenga:
-le Vostre proposte sempre attuali;
-le “braccia efficaci” delle migliori associazioni già impegnate nell’ostacolare progetti infausti e a sostenerne di migliori, Libera di don Ciotti, la Rete per l’Acqua Pubblica, CittadinanzAttiva,ecc. e le altre 10 mila nelle quali si è rifugiata la Cittadinanza per scambiarsi solidarietà in questa sofferenza collettiva ;
-gli strumenti che la Costituzione ancora ci offre, la Sovranità Popolare “Realizzata”, gli articoli che sonsentono ad essa la Democrazia Diretta Propositiva, il diritto di sciopero;
-il mondo dell’informazione che da denunciatore assiduo ma inefficace, potrà evolversi quale diffusore e sostenitore dell’iniziativa;
-una Società Civile che al 97% dichiara il suo disprezzo per la casta, massimamente indignata e quindi pronta a sostenere massicciamente l’iniziativa fino a conclusione del processo!
E se è vero che “LA DEMOCRAZIA è MINACCIATA” così come la Costituzione che ne è l’architrave, allora è anche il temo di “STRINGIAMOCI A COORTE” per meglio elaborare una difesa Attiva!
E come afferma don Ciotti: “Non possiamo restare prigionieri di parole e riti retorici senza mai trovare il tempo dell’azione!”
E se è vero che la Costituzione è stata scritta sulle montagne dai resitenti, non possiamo continuare a difenderla allaìe scrivanie, nei salotti, nei teatri o nelle piazze, sperando che il potere costituito presti gentilmente attenzione, mentre è capace solo di arroganza!
Appello davvero saggio, da sottoscrivere subito. Cosa dire di più? Occorre farlo entrare nel corpo vivo della società. Deve diventare una battaglia dei cittadini, bisogna tornare nelle strade e nelle piazze per spiegare queste ragioni ineccepibili, irrompere nel dibattito pubblico.
Sottoscrivo perchè bisogna fermare lo scempio in atto nei confronti della Costituzione Italiana, la più bella del mondo, nei confronti delle istituzione e quindi del corpo elettorale che rappresentano, nei confronti della scuola, ma anche della pubblica amministrazione, nei cui confronti il governo si sta accanendo perchè intende “privatizzare” e “politicizzare” gli organi preposti ai servizi ai cittadini. Sottoscrivo perchè l’Europa assuma finalmente quel ruolo che i padri fondatori pensavano di assegnarle, cioè di rappresentare i popoli e non i semplici Stati, con l’idea di mettere al centro della sua attività l’uomo e le sue aspettative, di salute, di lavoro, di democrazia, di libertà.
Il problema italiano non è la Costituzione. Semmai, il problema italiano è la sua mancata attuazione e la sua deformazione, già effettuata non solo attraverso riforme costituzionali ma addirittura da leggi ordinarie. Non esiste più il diritto alla salute, il diritto allo studio, il diritto al lavoro. La salute e lo studio sono ormai privilegi di classe; il lavoro è una variabile dipendente dai vincoli di bilancio.
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Purtroppo, i Principi Fondamentali della nostra Costituzione sono continuamente disattesi, addirittura calpestati, nell’indifferenza dei media e del Quirinale. Ora e sempre Resistenza!
Gli appelli hanno dimostrato la loro inefficacia. Di seguito l’ennesimo appello rivolto ad un’Alta Autorità. Non è più tempo di educare alla legalità. Una minoranza di criminali ha creato la Repubblica del privilegio e del malaffare. La società civile ha il dovere di lottare contro ogni singolo provvedimento illegale emesso dai pubblici poteri, tenendo presente che le Alte Autorità dello Stato rappresentano il nemico più pericoloso per la Repubblica democratica fondata sul lavoro. Solo in questo modo si difende la Costituzione.
Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Signor Presidente,
dai Suoi primi atti il popolo italiano comprenderà se Lei intende dare una sterzata all’orientamento seguito dalla maggior parte dei Suoi predecessori, che hanno assecondato l’indirizzo del Parlamento e del Governo di sviluppare l’ordinamento positivo secondo le linee di quello autoritario monarchico, arricchendolo delle norme richieste dalla evoluzione sociale, ma anche di molte altre incompatibili con la Costituzione repubblicana. La Presidenza del Consiglio nel 1956, quando un giudice investì la Corte costituzionale della questione di legittimità di alcune norme del testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza, intervenne perché fosse dichiarata l’incompetenza della Corte sul presupposto che il giudizio riguardava leggi anteriori alla Costituzione! Le sentenze della Corte costituzionale, a Lei ben note, rivelano anche al non giurista l’infimo livello del legislatore nazionale e di quelli regionali.
“Siamo, o almeno crediamo di essere, in un momento decisivo per la vita nostra nel campo politico e civile; e una rassegna del passato prossimo s’impone al pensiero; tanto più quanto il presente momento, più che di attività nuove, è di raccoglimento, di riflessione, di aspettativa e di speranze.” (Luigi Sturzo, 1905). Era un tempo, quello, in cui le disuguaglianze sociali e la corruzione rendevano assai penosa l’esistenza alla maggior parte dei sudditi del Re, come si evince anche dalla seguente dichiarazione di Francesco Saverio Nitti: “Si può affermare in tutta onestà che a Napoli il più grande e più pericoloso camorrista sia sempre stato il Governo”.
Il Parlamento repubblicano diede sùbito l’impressione di non aver alcun interesse a trasformare gli ex sudditi del Re in cittadini. Il rifiuto della classe politica di interpretare il soffio rivoluzionario della Costituzione ha impedito al popolo di compiere quello sforzo solidale necessario per dare ai cittadini più libertà e più giustizia. Una “rassegna del passato prossimo” ci presenta un paese devastato materialmente e moralmente e una legislazione studiata per favorire gli appartenenti alla classe dirigente, costituita in potere unico, che non ha alcuna remora a stringere rapporti con la malavita comune, come documentano numerose sentenze. Il che dimostra che dai primi del Novecento sono cambiate poche cose e non sempre in meglio. Nel 1980 Italo Calvino scrisse: “C’era un paese che si reggeva sull’illecito … In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare.”
Sarebbe superfluo richiamare gli innumerevoli casi di corruzione, favoriti dall’ordinamento positivo criminogeno, solo in minima parte scoperti da una minoranza di magistrati solerti e rispettosi della Costituzione. Mentre è doveroso replicare ai magistrati orgogliosi di essere i più produttivi d’Europa con il richiamo di alcune vicende giudiziarie che rivelano quanto sia inapplicato l’art. 24 della Costituzione.
Trib. Milano (866/1999) dichiara legittima la promozione di 5 dipendenti di ente pubblico a posti inesistenti, ma previsti nella futura ristrutturazione dell’impianto, avvenuta due mesi prima della data del generale esubero di personale (!): “è da osservare che, secondo gli appellanti, sarebbe emerso dalla stessa deposizione del teste C. che nel 92 non vi erano posti vacanti di 8vo livello nel … , come risulterebbe dalle stesse dichiarazioni del C. … e dal generale esubero di personale verificatosi nell’anno successivo … Ma la necessità di 5 nuovi quadri con il profilo di … risultava invece dallo stesso accordo dell’8.7.92 sui fabbisogni organici, mentre le dichiarazioni del C. nel loro contesto indicano la non vacanza dei posti prima della ristrutturazione, ma, rispetto al nuovo fabbisogno organico, individuato dopo la ristrutturazione, la copertura di soli 8 posti rispetto ai 13 previsti”.
Cass. civ. 15293/2001 “abroga” la legge 1108/1955 ed applica una norma inesistente, operando una riduzione del trattamento pensionistico del lavoratore.
Cass. civ. 4499/2007 (dopo che il primo giudice non si è pronunciato su una domanda del lavoratore; il giudice d’Appello ha dichiarato erroneamente che su quella domanda si era pronunciato un altro giudice; Cass. 13937/2002 ha respinto un motivo della domanda – in contrasto con precedente sentenza 6733/2001- e ne ha accolto un altro, annullando la sentenza d’Appello; il giudice di rinvio, imitando Cristo, ha richiamato in vita la sentenza annullata, dichiarando di condividerne gli argomenti, e respinto il ricorso): violando il giudicato, dichiara “sorretta da una motivazione puntuale, completa e convincente” la sentenza del giudice di rinvio che aveva ritenuto “di condividere pienamente gli argomenti svolti dal tribunale ” nella sentenza cassata “perché non sorretta da alcuna motivazione”.
Cass. civ. 18687/2006: circa 20 anni è durata la causa promossa da 4 lavoratori e definita, dopo una sentenza del giudice di 1° grado, una del giudice d’appello, due del giudice di rinvio e tre della Cassazione, che, “decidendo nel merito, condanna la società convenuta al pagamento delle somme indicate nella sentenza definitiva del Tribunale … Sentenza del Tribunale emessa sei anni e mezzo prima e cassata da una precedente sentenza della Cassazione!
Questi pochi esempi, scelti fra decine di migliaia, dovrebbero consigliare Governo e Parlamento a procedere a una considerevole riduzione del numero dei magistrati per ottenere, paradossalmente, una giustizia efficiente e giusta, perché anche l’illetterata Perpetua comprenderebbe che la legge, dinanzi a casi identici, deve essere interpretata e applicata allo stesso modo.
Signor Presidente, Lei è un fine giurista; non può rispondere ai cittadini – come hanno fatto i presidenti Ciampi e Napolitano – che il principio della divisione dei poteri dà al giudice la facoltà di non rispettare l’art. 101 della Costituzione, gabellando per autonomia e indipendenza l’arbitrio, perché “l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e del giudice non pongono l’una al di là dello Stato, quasi legibus soluta, né l’altro fuori dell’organizzazione statale” (Corte cost. n.18/1989); non può attribuire alla lunga crisi l’aumento delle ingiustizie, le nuove povertà, l’emarginazione e la solitudine di molte persone, l’impossibilità di garantire diritti e servizi sociali fondamentali, perché la crisi avrebbe dovuto, invece, rafforzare il principio costituzionale di solidarietà; né affermare che il patto costituzionale mantiene unito il Paese (mai così diviso); o che la Pubblica Amministrazione possiede competenze di valore, senza precisare che i politici emarginano i soggetti indipendenti, quelli che intendono esercitare le loro funzioni al servizio della Nazione e non del satrapo del momento; o che gli italiani possono riaccostarsi alle istituzioni, dirette spesso da dirigenti che considerano l’occupazione della poltrona una posizione per l’arricchimento personale e pretendono di affermare la prevalenza del privilegio dell’indagato di svolgere una pubblica funzione sull’interesse della collettività ad essere amministrata da persone al di sopra di ogni sospetto.
Certamente garantire la Costituzione vuol dire garantire il diritto allo studio, al lavoro, alla salute, alla giustizia in tempi rapidi; consentire il pieno sviluppo della persona umana; affermare e diffondere un senso forte della legalità; combattere con severe sanzioni violenze e discriminazioni pubbliche e private. Ma, dato l’intollerabile livello di corruzione, che ha permesso l’occupazione delle pubbliche istituzioni da parte delle cosche mafiose, solo le organizzazioni della società civile, unite da un ferreo patto di azione comune, può liberare il popolo dalla corruzione e dalla mafia. Si è detto che la mafia ha corrotto la politica. È vero il contrario, se vogliamo prestar fede alle parole di Nitti e se consideriamo che i mafiosi, a differenza dei politici, rubano ai ricchi e non ai poveri e che Roberto Benigni ha osservato perspicacemente che il punto più basso di umanità è stato raggiunto dal corrotto.
Nel nostro Paese coloro che osano intraprendere la lotta alla mafia sono condannati alla sconfitta. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ne sono, fra tanti altri, esempi luminosi. Le Alte Cariche dello Stato, controllando Governo e Parlamento, hanno creato un ordinamento positivo in forza del quale ogni anno i pubblici poteri emettono impunemente centinaia di migliaia di provvedimenti illegittimi, ognuno dei quali può nascondere un patto illecito, con un costo per la collettività di centinaia di miliardi. Ordinamento criminogeno che prevede l’irrilevanza penale della condotta degli amministratori di società pubblica che erogano all’amministratore delegato la somma di € 4.564.139,00 “in palese disprezzo a ogni elementare criterio di buona amministrazione e di economicità, un rilevantissimo importo ‘a gratifica’ in nessun modo dovuto, non previsto da obblighi negoziali e del tutto sfornito di qualsiasi presupposto logico-economico” (Corte dei Conti, sez. giur.le Regione Lazio, 1399/2010), e la punibilità della condotta dell’indigente che si appropria di un salame esposto nel banco di un supermercato! E quel “rilevantissimo importo” (pari alla retribuzione complessiva annuale di 150 lavoratori!), elargito nel 2004, non è stato restituito all’erario. Su quella vicenda, la Cassazione, risolvendo dopo 11 anni il conflitto di giurisdizione, ha dichiarato la giurisdizione del giudice ordinario. Vuol dire che i beni consegnati dal Governo a soggetti privati per l’esercizio, in concessione, di un servizio pubblico, cambiano natura, da pubblica in privata?
Ma chi si oppone all’introduzione di semplici norme idonee a trasformare la solida Repubblica del privilegio e del malaffare – nella quale la magistratura tollera odiosi privilegi incostituzionali e cancella diritti costituzionalmente protetti – nella Repubblica democratica fondata sul lavoro delineata dalla Costituzione? Alla introduzione della giurisdizione unica, per evitare al cittadino – cui la Costituzione (art. 24) invano garantisce il diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi – l’umiliazione di attendere lustri perché si concluda, a sue spese, il procedimento diretto ad individuare il giudice competente a conoscere la sua causa? All’abolizione del principio criminogeno dell’irresponsabilità del pubblico ufficiale, elaborato nell’Ottocento dai consiglieri del Re per favorire l’illegalità? Alla decadenza immediata, dalla carica o dall’ufficio, del pubblico ufficiale condannato con sentenza passata in giudicato, per dare un significato all’art. 54 della Costituzione? All’interruzione della prescrizione del reato con la notifica dell’atto di rinvio a giudizio? All’introduzione del ricorso individuale alla Corte costituzionale contro le sentenze passate in giudicato e gli atti amministrativi inoppugnabili che abbiano leso i diritti del cittadino, per porre un freno all’avidità dei pubblici ufficiali (Bruno Tinti: “ …l’amministrazione della giustizia penale … Una fabbrica inefficiente, costosa … Si mettesse a funzionare, metà della classe dirigente italiana finirebbe in galera” )? Eccetera.
Poiché è affatto arbitrario ritenere che il Ministro della Giustizia – che per vent’anni oppone il silenzio al cittadino che lamenta la violazione dei propri diritti – sia animato dall’intento di salvaguardare comunque l’attività giurisdizionale, anche quando definisce fattispecie identiche una volta a favore (Cass. civ. 6733/2001) ed un’altra in danno del lavoratore (Cass. civ. 13937/2002; 4499/2007), da quale nobile intento è mosso quel ministro?
Signor Presidente, ritengo che i politici continueranno ad inquinare la mafia fino a quando il Sovrano non acquisirà la consapevolezza che è immanente nella Costituzione il principio di cui all’art. 50, c. 2, del progetto di Costituzione: “quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino” . Il che vuol dire che occorre non solo educare i giovani alla legalità, ma spronarli ad associarsi e a resistere alla pubblica illegalità con ogni mezzo consentito dall’ordinamento giuridico.
Allora i giocatori, pur se sostenuti da una stampa servile e prezzolata, smetteranno di giocare con i diritti dei cittadini.
Allego un mio saggio sullo stato del Paese, ignorato dalle Alte Autorità dello Stato.
Auguri e buon lavoro, signor Presidente!
09.02.2015