Le riforme, le esigenze della rappresentanza, il rispetto della coerenza costituzionale: una “questione democratica”

ANPI

La presidenza di Libertà e Giustizia aderisce al documento del Comitato Nazionale dell’ANPI.

Martedì 29 aprile a Roma, al Teatro Eliseo, dalle ore 16:30, manifestazione pubblica dell’ANPI sul progetto di riforma costituzionale ed elettorale all’esame del Parlamento.

Il Comitato nazionale dell’ANPI rileva che:

l’indirizzo che si sta assumendo nella politica governativa in tema di riforme  e di politica istituzionale non appare corrispondente a quella che dovrebbe essere la normalità democratica;

si sta privilegiando il tema della governabilità (pur rilevante) rispetto a quello della rappresentanza (che è di fondamentale e imprescindibile importanza)

si continua nel cammino – anomalo – già intrapreso da tempo, per cui è il Governo che assume l’iniziativa in tema di riforme costituzionali e pretende di dettare indirizzi e tempi al Parlamento;

un rinnovamento della politica e delle istituzioni è essenziale per il nostro Paese, come già rilevato nel documento dell’ANPI del 12 marzo 2014;

sono certamente necessari aggiustamenti anche del sistema parlamentare, così come definito dalla Costituzione, rispettando peraltro non solo la linea fondamentale perseguita dal legislatore costituente, ma anche le esigenze di centralità del Parlamento, della rappresentanza dei cittadini, del controllo sull’attività dell’Esecutivo, delle aziende e degli enti pubblici, in ogni loro forma e manifestazione;

in questo contesto, è giusto superare innanzitutto il cosiddetto bicameralismo “perfetto”, fondato su un identico lavoro delle due Camere e quindi, alla lunga, foriero anche di lungaggini e difficoltà del procedimento legislativo; ma occorre farlo mantenendo appieno la sovranità popolare, così come espressa fin dall’art. 1 della Costituzione e garantendo una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini, nelle forme più dirette;

il Senato, dunque, non va “abolito”, così come non va eliminata l’elezione da parte dei cittadini della parte maggiore dei suoi componenti; possono essere individuate anche forme di rappresentanza di altri interessi, nel Senato, come quelli delle autonomie locali, della cultura, dei saperi, della scienza; ma in forme tali da non alterare il delicato equilibrio delle funzioni e della rappresentanza;

la maggior parte dell’attività legislativa può ben essere assegnata alla Camera, così come il voto di fiducia al Governo; ma individuando nel contempo forme di partecipazione e tipi di intervento da parte del Senato, così come previsto in molti dei modelli già esistenti in altri Paesi;

in nessun modo il Senato può essere escluso da alcune leggi di carattere istituzionale, nonché dalla partecipazione alla formazione del bilancio, che è lo strumento fondamentale e politico dell’azione istituzionale e dei suoi indirizzi anche con riferimento alle attività di Autonomia e Regioni;

2.

tutto questo può essere realizzato agevolmente, anche con una consistente riduzione di spese, non solo unificando la gran parte dei servizi delle due Camere, ma anche riducendo il numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato, vista l’opportunità offerta dalla differenziazione delle funzioni;

bisogna  anche dire che concentrare tutti i poteri su una sola Camera, per di più composta anche col premio di maggioranza, lasciando altri compiti minori ad un organismo non elettivo, con una composizione spuria e fortemente discutibile ed obiettivi e funzioni altrettanto oscure,  non appare rispondente affatto al disegno costituzionale, dotato di una sua intima coerenza proprio perché fatto di poteri e contropoteri e di equilibri estremamente delicati; un disegno che in qualche aspetto può – e deve – essere aggiornato, ma non fino al punto di stravolgere quello originario.

Queste sembrano, all’ANPI, le linee  fondamentali di un cambiamentodemocratico delle istituzioni, che esalti il ruolo del Parlamento, rafforzi la rappresentanza dei cittadini in tutte le sue espressioni, ed assegni ad ognuna di esse il ruolo che le compete secondo gli orientamenti generali della Carta Costituzionale e le esigenze della democrazia, da perseguire con economicità di spesa ed efficienza dei risultati.

Appare, altresì, pacifico che deve essere riformato il titolo V della Costituzione, procedendo ad una più razionale ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, che elimini ragioni di conflitto e consenta agli organi centrali dello Stato di esprimere una legislazione di pieno indirizzo su materie fondamentali per tutto il territorio; definisca compiutamente e definitivamente il ruolo delle Regioni, a loro volta bisognose di riforme sulla base dell’esperienza realizzata dal 1970 ad oggi, che spesso le ha viste diventare altri organismi di centralizzazione dei poteri e le riconduca a funzioni di indirizzo e controllo e non di gestione; nonché precisi in modo conclusivo tutta la materia delle Province e degli enti intermedi, finora risolta con provvedimenti parziali che non sembrano corrispondere ad esigenze di effettiva razionalità e di contenimento delle spese.

Tutto questo richiederà tempi più adeguati, escluderà la fretta, rispondente, piuttosto che ad esigenze razionali, ad altro tipo di logiche; ma dovrà essere affrontato senza tergiversazioni e senza inopinati stravolgimenti dei metodi e degli stessi contenuti. Se è giusto porre rimedio ad alcune incongruenze strutturali rivelate dall’esperienza, l’obiettivo deve essere quello di farlo con saggezza e ponderazione, ed anche con le competenze necessarie, sempre preferibili alla improvvisazione ed all’incoerenza di una fretta dettata da ragioni molto lontane dal rispetto con cui si devono affrontare serie riforme costituzionali.

Ci sono, sul tappeto, diverse proposte; altre sono fornite dall’esperienza giuridica e politica di altri Paesi; le si esamini senza pregiudizi e insofferenze ed ascoltando  pareri e proposte che possono contribuire al miglior esito delle riforme.

E si approfitti dell’occasione per un ripensamento della legge elettorale, che così come approvata da un ramo del Parlamento, non risponde alle esigenze di una vera rappresentanza e di democrazia e soprattutto contraddice, oltre alle attese di gran parte dei cittadini, le stesse indicazioni della Corte Costituzionale.

3.

Infine, l’occasione non appare idonea per raccogliere l’antica esigenza, manifestata da altri Governi e sempre respinta, di un rafforzamento dell’esecutivo e del suo Presidente, che vada a scapito della funzione e del ruolo del Parlamento, al quale il Governo può indicare priorità, come è suo diritto, ma non imporre scadenze e calendari privilegiati rispetto a qualunque autonoma iniziativa del Parlamento.

Su tutti questi temi, l’ANPI è pronta a discutere e confrontarsi, ma prima di ogni altra cosa, intende informare i cittadini, perché sappiano qual è la reale posta in gioco e capiscano che questa Associazione, che si rifà a valori fondamentali e in essi trova la sua forza e la sua autorevolezza, intende esercitare non solo la sua funzione critica, ma anche la sua capacità propositiva, nel rispetto assoluto del suo ruolo e della sua autonomia.

Quando si tratta di difendere valori che si richiamano alla Costituzione ed alla democrazia, oltreché ai diritti di fondo in cui si esprime la sovranità popolare, l’ANPI non può che essere in campo, non per conservare, ma per innovare, restando però sempre ancorata ai valori ed ai princìpi della Costituzione.

Questa non è l’ora della obbedienza ai diktat, ma è quella della mobilitazione, a cui chiamiamo tutti i cittadini, per fare ciò che occorre con la dovuta ponderazione e col rispetto e la salvaguardiadegli interessi fondamentali dei cittadini, che certo aspirano ad un rinnovamento, ma in un contesto equilibrato e democratico, corrispondente alle linee coerenti e chiaramente definite dalla Costituzione repubblicana.

4 commenti

  • L’A.N.P.I., l’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA per le responsabilità che le vengono da tutto ciò che rappresenta, non può limitarsi ad indire generiche manifestazioni o ancor più generiche “mobilitazioni” dopo aver rilevato tutto quello che la politica degradata sta disegnando a danno della Costituzione e della Cittadinanza.

    NON può limitarsi ad indire eventi che il “potere” ha dimostrato mille e mille volte di ignorare politicamente e di affidare al controllo dei manganelli dei celerini, continuando senza alcuna esitazione a perseguire i propri disegni funesti.

    L’A.N.P.I. non può ignorare che i Padri Costituenti hanno lasciato ai Cittadini nella Carta la possibilità di intervenire DIRETTAMENTE qual’ora i delegati al Parlamento si fossero rivelati nel tempo incapaci o indegni.

    L’hanno fatto con gli articoli di Democrazia Diretta Propositiva 71 e 50, che non hanno prodotto nulla finora in virtù dell’arroganza della casta e della “distrazione” della Cittadinanza e delle sue migliori espressioni che non hanno colto e valorizzato questo strumento di efficacia assoluta.

    Quindi è maturo da molto il tempo, non di inutili riti usurati dalla propria inefficacia, ma dell’ESERCIZIO REALE DELLA COSTITUZIONE da parte del Popolo Sovrano, enunciato troppo spesso richiamato solo astrattamente, per ottenere riforme, per riaffermare la Sovranità Popolare, per ritrovare la Dignità di Cittadinanza, per abbattere l’arroganza della casta e di ogni altra lobby e blindare la Carta da ogni attacco lesivo del suo spirito originario e autentico, ma non dagli opportuni aggiornamenti.

    Questo DEVE essere il programma dell’A.N.P.I. in accordo e sinergia con tutto l’associazionismo democratico, ricordando che la Costituzione è il “luogo” dove tutta la Cittadinanza si riconosce, fattore assoluto di aggregazione derivante dalla stessa origine dei Padri Illustri che abitavano un “arco” che andava dai monarchici ai comunisti.

    Paolo Barbieri, cittadino semplice.

  • Pingback: La presidenza di Libertà e Giustizia aderisce al documento del Comitato Nazionale dell’ANPI. | nandocan magazine 1

  • 1) Se non si vuole più il bicameralismo c. d. perfetto voluto dai padri costituenti, si abolisca il Senato e basta. 2) Se, invece, si vuole un Senato delle c. d. autonomie, questo abbia poteri pari a quelli della Camera dei Deputati sulle materie di competenza regionale – ancorchè non esclusiva – definite dalla Costituzione (con la possibilità di formulare pareri e mozioni su qualsivoglia altra materia); in tal caso, il Senato dovrebbe essere composto da rappresentati regionali eletti da ciascun Consiglio Regionale in proporzione alla popolazione residente. 3) In materia elettorale, concordo con l’ANPI che “Porcellum” e “Italicum” siano aberranti ma non va riproposto il sistema proporzionale bensì il sistema maggioritario con i collegi uninominali. Buon lavoro. Francesco Russo
    P.S.: non ho rinnovato l’iscrizione perchè non ho condiviso la deriva eccessivamente orientata al buonismo insensato degli ultimi tempi(come nel caso dello “ius soli”, questione coppie di fatto e altro), dove forse – dico forse – di tutela la Libertà ma certo non la Giustizia.

  • aderisco in toto al documento del Comitato Nazionale dell’ANPI e mi auguro che le iniziative volte ad impedire stravolgimenti della nostra CARTA, diventino sempre più pressanti e , di contro, si intensifichino quelli volti a realizzare quel rinnovamento istituzionale in senso democratico, così bene indicato nel predetto documento.

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