Ma la diffamazione è una cosa seria

Senatore Alberto Maritati, quindi lei fa parte del partito trasversale anti-giornalisti?
“Questa è una falsità”
Ma come? Le vengono attribuite posizioni identiche a quelle del senatore del Pdl, Lucio Malan?

“Ripeto, è una falsità. E a questo punto, devo ribadire ciò che ho detto in aula”.
Ribadisca.
“Per me, i presupposti perché una democrazia possa essere considerata tale, sono due: la libertà di stampa e l’indipendenza della magistratura”.
E allora?
“Fatta questa premessa, andiamo al caso concreto. Qui c’è una sentenza…”.
Il carcere per Sallusti?
“Sì, c’è una sentenza di condanna, scritta in maniera chiara, egregia e giuridicamente composta e giusta. Si tratta di un caso di diffamazione, che non è un reato di opinione. I reati di opinione li ho sempre osteggiati. Ma la diffamazione è un reato che viene punito gravemente perché lesivo dell’onore della persona, che è un valore costituzionalmente protetto. Quando si accerta che un giornalista ha diffamato deve essere processato e condannato.”
E mandato in carcere?
“No. Sia chiaro, io non sono favorevole al carcere, come non lo sono per tanti altri reati, per i quali dovremmo porre lo stesso impegno e la stessa solerzia. Penso ai clandestini, a coloro che usano le droghe leggere, a coloro che affollano le nostre carceri.
Torniamo alla diffamazione.
“Io ritengo che sia un fatto grave. Ho detto che l’onorabilità di una persona è un bene sommo. La stessa parola l’ha usata l’ex presidente della Corte Costituzionale, Zagrebelsky”.
E secondo lei come andrebbe punita?
“Quando c’è un arco di pena così ampio, tra 5.000 e 100.000 euro non è uno scandalo. Nessun giudice erogherebbe 100.000 euro di ammenda, soprattutto per i piccoli giornali che godrebbero delle attenuanti generiche. E’ passato, peraltro, un mio emendamento che tiene conto della capacità diffusiva del giornale o del mezzo di informazione”.
Ma le sembra giusto che a pagare non debba più essere l’editore ma il giornalista?
“Questa è una richiesta che ha presentato Caliendo. E io sono stato accomunato a questi, ma io non ho firmato alcun emendamento in tal senso. Io ritengo che il giornalista debba essere tutelato, che debba essere rispettato, perché il lavoro del giornalista è un lavoro che produce libertà, garantisce la libertà. La mia cultura è questa”.

 

3 commenti

  • Anche lui è un diffamato e non ha tutti i torti. In questo paese la diffamazione è l’unica arma politica usata, vedi i discorsi di Grillo.

  • “Io ritengo che il giornalista debba essere tutelato, che debba essere rispettato, perché il lavoro del giornalista è un lavoro che produce libertà, garantisce la libertà”, dice questo signore.

    Ma solo quando il giornalista produce corretta informazione. Non quando produce e scrive il falso, sapendo che di falso si tratta, e non rettificando le menzogne scientemente diffuse.

  • il carcere è terribile ed assurdo , le pene pecuniarie trppo alte e rischiano di far saltare soprattutto i piccoli….ma allora che si vuol fare ? perchè io credo bavaglio o non bavaglio la ” licenza di diffamazione ” debba essere punita e questo vale per tutti coloro che dimenticano la verità Nossignore ci deve essere una veloce strada per riparare all’errore all’errore ( se in buona fede ) e comunque una sanzione : il giornalista che sbaglia deve pagare ? se poi in mala fede ancora di più e non vale tirare in ballo la libertà di informazione, ricevere applausi e appelli e appelli per la democrazia e dimentica ” le vittime ” ! Perchè l’ordine dei giornalisti non propone una legge equa che contempori diritti e magari anche doveri ?
    Invece sento e leggo proclami molti di aria fritta , ma proposte sensate no !

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