“Milano capitale del cambiamento”

15 Giugno 2011

Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky alla presentazione di “La felicità della democrazia” allo spazio Krizia. Guarda la galleria di foto// Guarda il video

«Milano nuova capitale spirituale d´Italia». «Città ispiratrice del nuovo clima, del nuovo vento che soffia sul Paese». «Milano metropoli del movimento reticolare, orizzontale, che ha saputo sconfiggere la vecchia concezione verticistica e verticale della politica e chiudere un ciclo». «Milano città da cui, ancora una volta, riparte la Storia». Quella che doveva essere la presentazione del libro di Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky, La felicità della democrazia (Laterza), ieri sera allo Spazio Krizia, si è trasformata, inevitabilmente, in un dibattito politico appassionato sul futuro che ci aspetta dopo i clamorosi risultati delle elezioni amministrative prima e dei referendum poi. In una sala affollatissima, che ha applaudito a lungo gli autori, intervistati da Gad Lerner, e introdotti dall´editore Giuseppe Laterza, il termine “felicità” per il nuovo scatto democratico che sta scuotendo il Paese ha fatto da padrone di casa.
«Questo movimento è stato capace di sovrastare l´antipolitica. Di sconfiggere il populismo come semplificazione governante. Di vincere un´immagine cupa della politica berlusconiana che voleva dipingere Milano, se avesse vinto Pisapia, come “la Mecca dei gay, la città degli zingari» ha spiegato il direttore di Repubblica. «Questi segnali ci dicono, forse, che un ciclo storico sta terminando – sostiene prudente l´ex presidente della Corte Costituzionale. – Ma non sappiamo niente del ciclo nuovo che ci attende. Siamo felici? Sì, ma non esageriamo». E avverte: «La delusione, se ci fosse, se non fossimo capaci di raccogliere le novità di questi giorni, sarebbe terribile. Alla fine staremmo molto peggio di come stavamo prima».
Cosa è stato capace di far scattare nei cittadini, nei giovani, la voglia di cambiamento? Cosa ha spezzato il flauto magico? Non è facile dare una sola risposta. Gad Lerner prova a sottolineare un aspetto che forse è stato sottovalutato: «Credo che le rivolte del Sud Mediterraneo abbiano avuto un effetto suggestivo per molti giovani. Sono state capaci di mostrare come i potenti non siano sempre inamovibili».

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