Nella trappola della crisi,
il lavoro come questione sociale
Pavia – Collegio Ghislieri 16/17 marzo – 6/7 aprile 2013
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Leggi l’articolo di Repubblica Milano
Leggi l’articolo di Repubblica Firenze
Leggi la riflessione di Sandra Bonsanti
Leggi l’articolo di Riccardo Sorrentino
Leggi il report del primo modulo di Gaia Morra
Leggi il report del secondo modulo di Gaia Morra
I contributi dei relatori:
Leggi l’intervento di Stefano Rodotà
Leggi il contributo di Giorgio Lunghini e un estratto di Michail Kalecki
Leggi il contributo di Chiara Saraceno
Leggi il contributo di Enrica Chiappero
Leggi il contributo di Marco Leonardi
Leggi il materiale di Antonio Lareno:
Memorandum d’intenti tra Comune di Milano e CGIL, CISL, UIL
Protocollo a tutela della Sicurezza e Salute sul lavoro e della Legalità
Avviso Comune tra Expo 2015 S.p.A. e CGIL, CISL, UIL
Mozione allegata alla Delibera sull’Accordo di Programma per Expo
Protocollo Intesa Sicurezza Cantiere Expo Interferenze
AREXPO S.p.A. Piano di fattibilità
Sabato 16 marzo parte la settima edizione della Scuola di formazione politica di Libertà e Giustizia di Pavia: due moduli, il primo (16/17 marzo) per affrontare il tema della ricerca giuridica del diritto al lavoro e per confrontare, sulla base di un’analisi delle trasformazioni del “lavoro che cambia”, proposte e provvedimenti possibili. Il secondo (6/7 aprile) per approfondire le politiche pubbliche e sociali del lavoro, estendendo in conclusione lo sguardo sulla crisi dell’occupazione allo scenario europeo e mondiale.
Dagli ultimi sondaggi sulla popolazione italiana ed europea, alla domanda su quale fosse la prima preoccupazione degli intervistati, il 90% ha risposto “il lavoro”.
Il Paese è allo stremo, il numero dei disoccupati a gennaio sfiora il picco massimo dell’11,7% pari a 3 milioni, oltre mezzo milione in più rispetto allo stesso mese del 2012. I più penalizzati sono come sempre i giovani e il Mezzogiorno. Le saracinesche dei negozi che si abbassano, mille le imprese che chiudono al giorno, i redditi famigliari che precipitano, 8 i milioni di individui al di sotto della soglia di povertà. L’incertezza politica e istituzionale che viviamo rende ancora più aspra la crisi e la frattura tra Paese reale e Paese virtuale. Da una parte gli italiani che tirano la cinghia e faticano ad arrivare alla fine del mese, dall’altra una classe politica che non ha fatto niente in questi ultimi anni per sanare gli enormi sprechi dei suoi stessi costi, per fermare corruzione, evasione e malaffare che ingigantiscono il nostro debito pubblico.
La Scuola vuole interrogarsi sui motivi che impediscono ai lavoratori di esercitare le proprie libertà e i propri diritti, oggi non più garantiti: chi lavora è precario, è pagato meno ed è più ricattabile. La nostra Repubblica rischia di essere fondata non più sul lavoro ma sullo sfruttamento delle persone, perché è in corso un attacco al rispetto del lavoro che non ha precedenti storici e che nega i valori stessi della democrazia.
Come reagire? Quali proposte e provvedimenti è possibile attuare per creare posti di lavoro, offrire nuove opportunità, sopperire alla disoccupazione e difendere il nostro sistema industriale senza perdere interi settori e danneggiare un equilibrio già così precario?
Come ridare fiducia ai lavoratori e a tutti quelli che il lavoro non lo hanno più o lo cercano senza alcun risultato?
Si propone l’introduzione del salario minimo e di un contratto unico a tempo indeterminato per ridurre drasticamente il precariato. Sarà possibile?
Si prevede che nei prossimi anni i salari nel mondo tenderanno a uniformarsi e finirà il vantaggio competitivo ora rappresentato dalla manodopera a basso costo. Sarà vero?
Questioni di estrema complessità alle quali studiosi, economisti, giornalisti ed intellettuali di prestigio come Stefano Rodotà, Maurizio Landini, Gian Primo Cella, Tiziano Treu, Chiara Saraceno, Giorgio Lunghini, Marco Leonardi, Francesca Zajczyk e Salvatore Veca, direttore di tutte le Scuole di Libertà e Giustizia, cercheranno di dare risposte e spunti di riflessione.
Il salario minimo è certo un modo per diminuire la ricattabilità sul lavoro ma lascia fuori i liberi professionisti, il reddito di cittadinanza consente di diminuire la ricattabilità a tutti. Si tratta di sostenere chi in questa crisi è sull’orlo della disperazione. Un reddito minimo che non consenta di vivere ma consenta di sopravvivere. In difesa anche l’esenzione dai ticket e sostegno per l’affitto e l’istruzione come avviene in Germania. Dove si trovano i soldi? TASSE DI SUCCESSIONE pesanti, pesantissime come già ci sono negli altri paesi. Negli USA fatta salva una franchigia sono del 40% da noi del 4% informatevi!!!
Alla mia panettiera che mi chiedeva che cos’è questa crisi, ho risposto: “Semplicissimo: se io non ho i soldi per comprare tu non vendi”. Se non aumentano i redditi tutto si blocca. Noi di contro dobbiamo bloccare la finanza speculativa, nazionalizzare le banche, battere moneta e finanziare la produzione. Ma soprattutto far crescere la cultura. Solo la cultura ci salverà.
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