Guerra in Ucraina, perché è adesso il momento di avere fiducia nella pace

03 Nov 2022

Roberta De Monticelli Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

C’è una grande notizia: una politica estera italiana esiste – a prescindere da cosa ne farà il nuovo governo. Chi fra la gente comune se ne era accorto? Eppure ce lo ricorda in questi giorni un magnifico articolo di Mario Giro.

Esiste una tradizione, ricorda Giro, che risale (almeno) alla prima Repubblica: “cercare canali anche quando infuria la battaglia, senza mettere in dubbio le nostre appartenenze e alleanze”.
Tradizione radicata nella «nobile arte del dialogo che deve molto all’umanesimo italico costruito nei secoli e che mira alle tattiche elettive per risparmiare il sangue».

Giro offre molti esempi, da cui si evince che, più che all’atlantismo cui tuttavia è sempre rimasta fedele, questa tradizione pare ancorarsi alla vocazione europea che il migliore pensiero filosofico e politico italiano ha tanto largamente, pacificamente nutrito.

Ancorarsi, pare, alla “vecchia Europa”, quella del nucleo fondatore dell’Unione europea, più che alla “nuova Europa”, quella degli stati che per comprensibili ragioni storiche sono tanto fieramente ostili a ogni ipotesi di negoziato con la Russia. Ma quello che Giro ci ricorda è un fatto presente, oltre a una tradizione.

C’è stato l’incontro a Roma, con Emmanuel Macron e il papa ospiti della Comunità di Sant’Egidio. C’è stato l’immediato spiraglio di un’apertura russa (quale che sia la sua credibilità) a un negoziato in definitiva promosso dallo stesso Papa.

C’è stata la lettera degli ex-diplomatici italiani che ci chiede «fiducia nel realismo della diplomazia: la Farnesina è stato infatti l’unico ministero degli esteri a stilare un progetto di pacificazione», come scrive Giro.

Già, anche di questo fatto, come mai si è parlato così poco? Avevamo avuto sentore di un’iniziativa di pace da parte del governo Draghi. Sembrò messa abbastanza bruscamente in sordina da Washington, e non se ne sentì più parlare. E invece c’è.

Ne scrive anche Lucio Caracciolo nella sua molto inquietante presentazione del numero 5/2022 di Limes, “Il manicomio di Babilonia”. «Per la prima volta da tempo immemorabile Roma propone una sua autonoma trattativa di pace in una crisi di taglia globale».

Domani, 1 novembre 2022, www.editorialedomani.it

Nata a Pavia il 2 aprile 1952, è una filosofa italiana. Ha studiato alla Normale di Pisa, dove si è laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl.

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