Un Parlamento irresponsabile, incapace di assolvere ai propri doveri

23 Lug 2022

Redazione

Libertà e Giustizia assiste con grande preoccupazione al precipitare degli eventi che hanno avuto per effetto lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche indette per il prossimo 25 settembre.

Questo Parlamento si è contraddistinto per una crisi irriducibile di credibilità, evidenziata a più riprese: dall’entusiasmo quasi messianico con cui ha accolto il governo Draghi all’esibita incapacità di eleggere un Presidente della Repubblica, culminata nella preghiera a Mattarella affinché tornasse sui propri passi. L’incapacità del Parlamento di adempiere ai suoi doveri ha come ricaduta il fatto che il Capo dello Stato abbia dovuto sciogliere le Camere senza che sia stata modificata una legge elettorale fortemente sospetta di incostituzionalità. Le conseguenze in termini di perdita di rappresentanza saranno ulteriormente aggravate dalla circostanza che il nuovo Parlamento, dopo il referendum del 2020, avrà un numero di parlamentari ridotto di un terzo. Una crisi di legittimazione della classe politica che sfocia nell’irresponsabilità.

In tale contesto esiste il ragionevole timore che -alle prossime elezioni- la destra possa prevalere. Una destra a trazione sovranista, che non ha mai preso le distanze dal fascismo, che fa della xenofobia un vero e proprio programma di governo e che ostenta politiche fiscali ed economiche che avrebbero come effetto quello di accentuare le diseguaglianze e appesantire il debito pubblico, già enorme. Peraltro, proprio per effetto della legge elettorale rimasta in vigore, è possibile che a questa vittoria corrisponda una maggioranza parlamentare così ampia da poter, se lo vuole, cambiare la Costituzione, senza nemmeno doversi sottoporre al referendum oppositivo.

Il rischio di fronte al quale ci troviamo dovrebbe dunque preoccuparci ben oltre il livello di guardia. Siamo di fronte alla reale possibilità che la Costituzione venga irrimediabilmente modificata e che i suoi principi vengano spazzati via. Questa preoccupazione deve essere al centro delle scelte elettorali che si stanno compiendo, riconoscendo che affidarsi esclusivamente alle logiche di sopravvivenza dei singoli partiti rischia di favorire questo scenario.

Le scelte neocentriste non rispondono alla crisi di fiducia nella politica

In alternativa a una destra così minacciosa sembra prefigurarsi un progetto politico – con il Partito Democratico al centro – che, quasi come un riflesso condizionato dopo le ultime vicende, sceglie di essere “testimonianza” del governo Draghi, dal quale mutua con entusiasmo il programma politico. Dimenticando così la genesi di quell’esecutivo, nato per essere “alleanza nazionale di scopo”, privo di una chiara determinazione nell’affrontare i temi sociali e ambientali. La scelta di trasformare il governo Draghi in buona pratica da imitare avrebbe – a nostro avviso – conseguenze fatali che finirebbero ancora per avvantaggiare la destra.

Non è difficile, infatti, immaginare che, col pretesto di dover rispettare dei vincoli europei, un governo di destra possa accentuare ulteriormente il divario tra i pochi benestanti e i molti indigenti: introducendo la flat tax, abolendo la misura insufficiente ma necessaria del reddito di cittadinanza, tagliando le spese sociali (a prevedibile beneficio delle spese militari), abbandonando le già inadeguate politiche di lotta al cambiamento climatico.

Solo se vi saranno reali progetti politici alternativi alla destra, che scelgano di farsi carico delle questioni sociali e ambientali sempre più urgenti, si potrà finalmente dare rappresentanza a quella parte di società su cui si scaricano, già adesso, le conseguenze materiali di politiche che sclerotizzano le diseguaglianze. Se invece si proseguirà nella direzione annunciata, è molto probabile che questa parte di Paese sceglierà di non partecipare alle elezioni. Il rischio è concreto: secondo uno studio pubblicato da Tecnè, alle ultime consultazioni comunali è andato a votare il 79% degli elettori ad alto reddito e il 28% degli elettori a basso reddito. L’astensionismo è un fenomeno complesso e diffuso in maniera diversa tra le classi sociali e sul territorio nazionale. Ma è endemico nella fascia sociale più svantaggiata.

C’è una parte di società impoverita, con scarsissimo potere di influenzare la politica e in questo senso non adeguatamente rappresentata. E’ davvero difficile pensare che una scelta neocentrista possa rispondere a una crisi di fiducia nella politica di simili proporzioni.

Libertà e Giustizia

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.