QUIRINALE/I TARLI DELLA REPUBBLICA

12 Nov 2021

Gustavo Zagrebelsky Presidente Onorario Libertà e Giustizia

Non è più tempo, il tempo in cui l’elezione del Presidente della Repubblica poteva essere l’apoteosi delle trattative segrete, dei calcoli di utilità di soggetti più o meno visibili, di lobby più o meno legittime, insomma dei giochi e degli intrighi di palazzo. I cittadini guardavano incuriositi, indispettiti, qualche volta divertiti, ma non indignati, il susseguirsi delle inutili votazioni, delle candidature nate, affossate, risorte nel grande calderone dei giochi parlamentari e di palazzo. Il loro rapporto di fiducia con la politica, tutto sommato, non ne era intaccato. C’erano i partiti a garantire un certo collegamento e una certa partecipazione, almeno quella minima ma essenziale che è l’esercizio del diritto-dovere di voto. 

.

È bene sapere che non è più tempo; anzi, che non c’è più tempo. Ci stanno di fronte il distacco e il fallimento. La maggioranza degli elettori, per ragioni diverse che la scienza e la sociologia politica indagano, vota implicitamente una clamorosa sfiducia globale che si esprime nell’astensione elettorale. È una sorta di sganciamento che priva la politica del suo basamento democratico. Si fa male a sottovalutarlo; malissimo, quando si tratta del momento che dovrebbe essere il più solenne, il più nobile di tutti. 

.

Su chi dovrebbe cadere la scelta del Parlamento? Niente di meno che su uno capace di essere il “rappresentante dell’unità nazionale” (articolo 87 della Costituzione). Unità nazionale è cosa seria e, soprattutto non è una cosa che c’è, ma una cosa che deve essere costruita giorno per giorno, interpretando concretamente il patto che sta alla base del nostro “stare insieme”. 

.

Le interpretazioni possono essere varie, ma una cosa è certa: tutte devono stare al di sopra non solo delle beghe, delle manovre, delle pressioni e dei ricatti di cui è fatta molto spesso la politica d’ogni giorno, ma anche delle strategie partitiche dei giorni a venire. Questa è l’esigenza primaria; tutto il resto viene dopo. I cittadini non staranno solo a guardare; staranno a giudicare. 

.

E questo, per la nostra politica e i suoi rappresentanti, rischia di essere un giudizio di ultima istanza, cioè senza appello. Parlare di questo è forse parlare di utopie, viste certe candidature e autocandidature? Sono vaghe e lontane aspirazioni di “anime belle”? Può essere. Precisi e vicini, però, sono i pericoli che solo gli struzzi possono far finta di non vedere. Quanti sono i profili del prossimo Presidente della Repubblica che abbiamo davanti a noi? Tanti. Non c’è giorno che giornali, televisione, incontri segreti e semisegreti non ne propongano qualcuno più o meno seriamente, strumentalmente, in chiaro o in codice, col sottinteso di accordi e baratti politici. 

.

L’elezione del Presidente è stata quasi sempre un momento di dibattito acceso, spesso di giochi di palazzo, congiure, condizionamenti: insomma il tripudio della politica come intrigo di interessi non dichiarati, non sempre legittimi, talora meschini. Forse, però, mai come in questo momento, c’è stata un’esplosione, un delirio incontrollato che fa la felicità degli opinionisti che credono di avere la sfera di cristallo dentro la quale, spesso, vedono ciò che desiderano vedere. 

.

Uomo o donna, fresco o stagionato, energico o remissivo, decisionista o mediatore, gradito ai mercati e all’Europa, costituzionalista o non importa, ben visto o mal visto da questo o quel giro di potere, garante di forze e formule politiche da costruire, sigillo di operazioni extraparlamentari presenti e future, galantuomo o anche no. Che cosa ha a che vedere questo chiacchiericcio con l'”unità nazionale”, cioè con le caratteristiche di chi dovrà garantirla? 

.

Sembra che si tratti di scegliere un capo politico; addirittura che non faccia differenza essere a capo del governo o a capo dello Stato; che il governo sia lo Stato e viceversa; che da un posto o dall’altro sarà comunque lui, l’eletto, a guidare per sette anni la vita del nostro Paese dettando gli indirizzi politici al governo e al parlamento. Su questa insensibilità ai ruoli e alla loro separazione e sui rischi che si corrono molti già si sono espressi. 

Non si è detto forse abbastanza sulla deriva costituzionale che, negli anni, ha cambiato la natura della presidenza della Repubblica: dalla garanzia per tutti alla politica in proprio. Cambio di natura, si prenda nota, non ampliamento di funzioni: se uno è garante non deve giocare la sua partita e se gioca una sua partita non è più garante. 

.

La presidenza della Repubblica di cui oggi parliamo è molto diversa da quella dei decenni trascorsi e da quella cui si pensava quando la Costituzione è stata scritta. I costituzionalisti usano un’immagine indicativa di questo cambiamento: come il mantice della fisarmonica, i poteri del Presidente si gonfiano e si sgonfiano a seconda dell’andamento più o meno regolare o affannoso dei meccanismi della democrazia parlamentare. 

.

Se questi funzionano male, supplisce l’iniziativa del Presidente; se funzionano bene, non ce n’è bisogno. Ma, la realtà è andata bene al di là di ciò che questa immagine vorrebbe rappresentare. La si usa per tacere o anche per approvare, con la coscienza a posto, deragliamenti presidenziali che, con la supplenza, non hanno a che vedere: “moniti” sui più diversi argomenti di stretta competenza politica, pressioni su decisioni che spettano al Parlamento, pretese condizionanti le formule di governo, uso di poteri fuori delle condizioni previste per il loro esercizio. 

.

La lista potrebbe continuare fino a comprendere interdetti e veti o sponsorizzazioni su persone invise o gradite. Con il che si è finito per creare reti di relazioni che facilmente possono trasformarsi in diffusi “giri di potere”, nel governo, nelle Camere e nel sottogoverno. Onde si è parlato in certe circostanze, senza accorgersi dell’ossimoro, di “partiti del Presidente”. Tutto questo, in più, con la copertura offerta dalla Corte costituzionale la quale, per non smentire la massima carica dello Stato, ha steso un velo di silenzio su suoi contatti “informali”, contatti che possono contenere interventi inconfessabili e incontrollabili. 

.

Su questo punto letteralmente cruciale delle nostre istituzioni si è determinata non una supplenza, ma una vera e propria “modifica tacita della Costituzione” di cui ora avvertiamo la portata e i rischi. Non basta fare affidamento sulla correttezza costituzionale. Se abbiamo avuto la fortuna di avere questo Presidente che sta per concludere il suo mandato, non è detto che analoga fortuna ci assisterà in avvenire. 

.

Al nostro presidenzialismo o semipresidenzialismo che dir si voglia, che secondo alcuni “opinionisti” sarebbero in atto, mancano i controlli e i contrappesi necessari per contrastare la naturale tendenza all’espansione del potere, specialmente quando la carica di cui si dispone dura a lungo, (quantomeno) sette anni. La presidenza della Repubblica è stata prevista come l’istituzione della fiducia repubblicana. Evitiamo che diventi l’istituzione del timore e del sospetto che, della Repubblica, sono tarli corruttivi.

.

La Repubblica,11 novembre 2021


 

Nato a San Germano Chisone (To) il 1° giugno 1943. Laureato a Torino, Facoltà di Giurisprudenza, nel 1966, in diritto costituzionale, col professor Leopoldo Elia.

  • Professore di diritto costituzionale e diritto costituzionale comparato alla Facoltà di Giurisprudenza e alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Sassari dal 1969 a 1975.
  • Professore di diritto costituzionale comparato alla Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino dal 1975.
  • Professore di diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino, dal 1980 al 1995.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Libri

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.