Destra moderata cercasi

19 Ott 2021

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

La moderazione sta nell’evitare eccessi ed estremi nei comportamenti morali e specialmente politici. E’ una delle virtù politiche più difficili da praticare; a volte si accompagna alla prudenza che è scelta dell’azione efficace in un determinato contesto.

Moderazione e prudenza non stanno sempre insieme. Un rivoluzionario può essere solo a volte moderato, mentre deve essere sempre prudente. Proprio perché guida la ricerca del giusto mezzo e della fuga dagli estremi, la virtù della moderazione si adatta non a chi vuole sovvertire un ordine politico, ma a chi vuole difenderlo, a chi cerca sicurezza e stabilità.

Si adatta meglio ai conservatori, se per conservazione intendiamo una disposizione mentale e pratica che induce a preferire lo status quo o la preservazione dell’equilibrio tra le forze sociali e politiche. Un moderato, che è poi un centrista, sta dalla parte della legge anche in maniera testarda: “the law is the law is the law”.

Il conservatore è il modello della moderazione. E moderati sono coloro che sanno controllare piaceri ed emozioni per gustarne i benefici senza arrecare danno a sé e agli altri. Al fondo, la sicurezza è l’interesse meglio serivito dalla moderazione. Che per questo è una virtù molto difficile, soprattutto in politica e poi quando la politica dipende dall’audience. Una virtù rara, diremo anzi per pochi. Una virtù che è però cruciale per la stabilità delle democrazie.

Questo preambolo ci dice che nel nostro tempo il “mezzo” (ovvero il “centro”) è in politica un’eccezione piuttosto che la regola. Perfino il Tory Party inglese si è posizionato sulla strada del radicalismo populista, come la Brexit (e non solo) dimostra. Davvero estremo e perfino incapace di garantire un’opposizione legittima è diventato il Partito Repubblicano con Donald Trump. Nella maggior parte dei paesi democratici, l’immoderazione della destra è un problema serissimo per la tenuta delle istituzioni.

L’Italia è da questo punto di vista un laboratorio, e non da oggi. Ma quel che abbiamo visto in queste settimane è un crescendo di immoderazione, nelle piazze fisiche e mediatiche. La destra, nonostante il trattino ambizioso che la mette vicino al centro, non riesce ad essere moderata. Centro-destra. La parola alla sinistra del trattino designa non radicalità rispetto a quel che sta alla destra.

Per essere moderata la destra dovrebbe riuscire a capire quando prendere le distanze da quella parte di sé che scalpita verso l’estremo, con anche la violenza e il disprezzo della legge. E invece è immoderata: dice no alla violenza di piazza, per poi intimare a non scendere in piazza a fianco di chi l’ha subita. Questo è un segno di immoderazione.

Perché non essere in piazza a fianco della legge che, in questo caso, significa a fianco di chi ha subito la violenza squadrista? Perché, viene da pensare, esserci avrebbe significato abiurare la violenza e il fascismo sempre, mettere un solco tra chi fa politica con le opinioni e chi usa la violeza e l’intimidazione.

Ma sembra che la destra sia tutta immoderata e non voglia ufficialmente stare dalla parte delle libertà democratiche, del pluralismo e della tolleranza dell’avversario. La destra italiana ha avuto sempre grandi difficoltà a trovare un’identità autonoma in uno spazio ideologico pesantemente segnato dal fascismo.

Fratelli d’Italia non rientra nella destra moderata e neppure una parte della Lega. Ma anche l’area liberale, come Forza Italia o l’altra parte della Lega, non si deve sentire completamente a proprio agio con la politica che condanna il fascismo. La moderazione è difficile perché non consente di ammiccare all’alleato immoderato.

Per questo, quando la destra col trattino deve decidere se stare con la legge o con l’opinione, si tira indietro o per non mostrare di essere moderata o perché non ha moderazione da mostrare. Quindi, il centrodestra si dichiara contro la violenza “da qualunque parte provenga” come a giustificare il proprio star fuori, a guardare chi si schiera con la parte che ha subito violenza.

Questo è avvenuto sabato scorso, in occasione della manifestazione promossa dalla Cgil a piazza San Giovanni. Nella democrazia dell’audience la moderazione è una virtù che non paga. E le sirene del pubblico tirano la destra lontana dal centro. La contingenza delle elezioni per i sindaci delle grandi città ha ingigantito il problema dell’immoderazione.

Ma se il ragionamento della convenienza elettorale suggerisce di non mostrare la moderazione, ciò significa che il centro-destra è dentro un gorgo radicale. Destra moderata cercasi.

 

Domani, 18 ottobre 2021

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

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