La pandemia ha generato un problema di difficile soluzione: la ragione ci dice che per convivere con il Covid-19 e le sue varianti è necessario che il più gran numero di persone sia vaccinato, in ogni singolo paese e nel mondo. A meno che le persone rinuncino a viaggiare o a uscire dal proprio villaggio, questa condizione è necessaria.
Eppure è oggi la più complicata da ottenere. Per i paesi che, come il nostro, non hanno più problemi di approvvigionamento, la questione spinosa è un’altra, ben più ostica: come convincere i non ancora vaccinati a vaccinarsi senza usare l’arma della coercizione, che -tra l’altro- violerebbe i diritti e le costituzioni.
I no-vax sono una popolazione numerosa che, inoltre, gode di un corteggiamento politico e di una rappresentanza sottotraccia da parte di leader e movimenti politici. Chi dei leader nostrani non si è ancora vaccinato? Ha senso chiedere che lo siano, se non altro per fungere da modello positivo per i loro simpatizzanti?
Sembra invece che sui no-vax i politici (quelli di destra essenzialmente) cerchino di far fortuna, lanciando con i loro silenzi e le loro dichiarazioni ambigue dei segnali preoccupanti di giustificazione della decisione di milioni di italiani di non vaccinarsi.
Il no-vax è una merce di grande valore nel mercato dell’opinione – e questo deve preoccupare. Perché dietro il reiterato rifiuto del vaccino si annida una rendita politica sotterranea. Che ha ancora pudore a emergere apertamente, ma lo fa non appena ne ha occasione, come quando accusa di autoritarismo la politica del green pass o si appella all’antitotalitario George Orwell per denunciare la politica della vaccinazione.
Che Giorgia Meloni e Matteo Salvini si facciano megafoni di libertà è uno dei paradossi dell’età della pandemia. Pochi sanno opporre a questi neofiti della libertà l’obiezione principe, ovvero che quel che loro contrabbandano come libertà è puro menefreghismo: ciascuno faccia come gli pare e piace, in linea con l’orbace “me ne frego”.
La libertà si pratica sempre insieme agli altri, che ci piaccia o meno, e quindi non è mai assoluta come un “me ne frego”. Correlata a quella degli altri, si traduce in una situazione nella quale se tu non ti vaccini io rischio, ma … rischi anche tu. Il no-vax è una filosofia dell’assurdo che presume una vita in isolamento, come quella di Robinson Crusoe.
In aggiunta, il no-vax è contraddittorio in una società ipertecnologica – senza tecnologia nessuno vive più, anche se minimale (!) come quella della telefonia. E allora, iniettarsi un vaccino è fare un compromesso col demonio e vivere connessi no?
Forse si crede che la tecnologia che non mostra i suoi effetti su di noi direttamente sia buona e quella che viene iniettata con un ago sia cattiva? O si crede che in quel siero si nasconda la perfida volontà dei “poteri nascosti” che si mettono in circolo nel nostro sangue per cambiarci i connotati, come nel film “Gli anticorpi”?
Ma, allora, gli orwelliani sono proprio i no-vax.
Domani, 21 luglio 2021
Interessante analisi.
Purtroppo leggo che Draghi avrebbe detto: “o ti vaccini o muori o fai morire gli altri” .
Da bivaccinata dico che non è con le minacce e i ricatti che si possono convincere i non vaccinati a vaccinarsi. Si rasenta davvero la coercizione e la violazione di diritti costituzionali. Potrebbe scatenare solo reazioni avverse e fare il gioco della Meloni.
Troppo complicato lavorare per restituire fiducia nella scienza e nelle istituzioni?
“come convincere i non ancora vaccinati a vaccinarsi senza usare l’arma della coercizione, che -tra l’altro- violerebbe i diritti e le costituzioni”, scrive la Urbinati. Ma non mi è chiaro perché sarebbe incostituzionale o antilibertario.
Se lo fosse la Consulta avrebbe già da tempo censurato l’obbligo vaccinale per le malattie esantematiche, o l’obbligo del casco in moto o della cintura di sicurezza in auto.
Come al solito non si scende nei temi, ma si bolla qualsiasi analisi e parere contrario come “antiscentifico” ed insensato. Anche quando proviene da un premio nobel. La prima frase dell’articolo è un presupposto sbagliato (perchè incompleto e superficiale) dato per certo. Sicurezze infondate vengono utilizzate per costruire una retoria che non ammette repliche. Si dice stalinista. Lo dico da sinistra, da ambientalista, da laureato di un certo livello, con fonti estremamente dettagliate e “scientifiche” come si dice. Ma non solo. Un ex comunista è arrivato a predicare il licenziamento di massa per chi non si vaccina. Dall’altra parte nessuno commenta l’azione di boicottaggio e di insabbiamento delle cure che già dai primi del 2020 erano state scoperte. Un analisi più approfondita non riuscite a farla? E che dire dell’abuso dello stato di emergenza ? Dei pass sanitari arbitrari ed illogici (quando li chiederemo per tutte le malattie infettive o per patologie che possono mettere a rischio gli altri cittadini o colleghi?). Un po’ di serietà, Almeno voi.
Agli egregi professori Cacciari e Urbinati come appartenente alla SOCIETA’ umana chiedo che mi spieghino che cosa si deve intendere come SOCIETA’. È forse qualcosa di diverso dalle SOCIETA’ degli altri esseri viventi? A me sembra che le società degli altri esseri viventi rispettino il principio del proprio patto sociale; cioè cerchino molto di più che non l’uomo di fare in modo che gli appartenenti alla propria comunità vivano nelle migliori condizioni possibili e si adattino molto di più degli uomini a non consumare le risorse NATURALI che se sparissero eliminerebbero la vita stessa. Credo che mi risponderete che gli altri esseri viventi vivono secondo NATURA, e che questo non è nella natura dell’uomo. Scusate un poco, perché, quando per esempio il maschio dei leoni divora i figli di altri appartenenti alla sua stessa specie ci riteniamo superiori a questa modalità e la riteniamo contraria ai nostri principi? Il leone che ha vinto la competizione nei confronti degli altri individui utilizza violentemente il proprio istinto per privilegiare la propria progenie e sempre per proprio istinto migliora la propria specie eliminando i deboli e mantenendo il numero degli individui ben equilibrato rispetto a quanto l’ambiente in cui vive gli offre. I due comportamenti quello del leone, capo della propria comunità e quello dell’uomo appartenente alle élite dei vincitori si differenziano solo per l’atteggiamento ambiguo dell’élite umana che crea coalizioni interne alla propria società di modo che solo queste beneficiano dei privilegi che subdolamente chiama diritti uguali per tutti e inventarono a proprio beneficio prima il principio di moralità e dopo la democrazia come modalità subdola per convincere le classi subalterne.