tour negli Usa per Assange, organizzato dal padre e dal fratello #HomeRun4Julian

20 Giu 2021

Rossella Guadagnini Consiglio di Direzione Libertà e Giustizia

Si chiama #HomeRun4Julian il tour internazionale negli Stati Uniti, iniziato da Miami in Florida, organizzato da John e Gabriel Shipton, rispettivamente padre e fratello del giornalista Julian Assange per sostenere il rilascio del fondatore di WikiLeaks, tuttora detenuto.

Con l’iniziativa -che sta rimbalzando sui siti di tutto il mondo- si propongono di far recedere l’amministrazione di Joe Biden dagli sforzi per ottenerne l’estradizione negli Usa ed evidenziare le gravissime implicazioni che la sua messa in stato di accusa significherebbe per la libertà di stampa in ogni parte del pianeta.

Il tour #HomeRun4Julian tocca oltre una quindicina di città in giugno e luglio, concludendosi a Washington DC. Alcuni eventi saranno trasmessi in streaming su facebook e altri social; i due prevedono inoltre di incontrare attivisti, giornalisti e politici lungo la loro strada. Dopo Miami c’è Burlington, Boston, New York, Philadelphia, Milwaukee, Madison, Minneapolis, Denver, Portland, San Francisco, Columbus (Ohio), Eastern Kentucky, Oakland, Chicago, Los Angeles e Washington DC.

Il padre e il fratello del giornalista australiano faranno tappa su entrambe le coste e nel Midwest degli Stati Uniti prima di concludere il loro viaggio nella capitale della nazione. La richiesta, rivolta al governo Usa, è di abbandonare l’accusa e lasciare finalmente che Julian torni a casa.

“Mio fratello è effettivamente prigioniero da oltre un decennio perché ha reso pubbliche le prove di crimini di guerra”, ha affermato Shipton. “Il governo degli Stati Uniti vuole fare di lui un esempio per scoraggiare giornalisti e informatori”.

I membri della famiglia di Assange cercheranno di sensibilizzare l’opinione pubblica americana sull’importanza di proteggere informatori e giornalisti e per sostenere il rilascio di Julian, che il 3 luglio compirà 50 anni: le stesse Nazioni Unite hanno dichiarato “detenuto arbitrariamente” fin dal 2010.

Nel frattempo un connazionale di Assange, Phillip Adams da Brisbane, ha inviato un appello a Biden: “Caro presidente, sono il firmatario -sostenuto da oltre 606.000 sottoscrittori- della più grande petizione mai presentata in entrambe le Camere nella storia del Parlamento australiano: ‘Free Julian Assange, prima che sia troppo tardi, Petizione per il No Usa Extradition'”.

“Lei conosce il caso. Liberatelo e fermate la tortura mentale (a cui è sottoposto ndr) -prosegue il documento- Guardiamo al mantenimento della sovranità australiana e agli ottimi rapporti con gli Usa”. Continuare nella persecuzione di Assange, avviata da Trump con un precedente legale, significherebbe distruggere “la sovranità dei nostri cittadini australiani/non statunitensi”.

Gli appelli per liberare Assange si moltiplicano in questi giorni anche in Europa. In Svizzera, la città di Ginevra rilancia le iniziative con “Assange libero, subito!”, ricordando che, malgrado il 5 gennaio scorso un tribunale britannico abbia negato l’estradizione al prigioniero, questi si trova tuttora nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, “la ‘Guantanamo britannica’”, dove sarebbe in isolamento per 22 ore al giorno.

Per denunciare la situazione, in occasione del G7 si è tenuta una manifestazione a Ginevra nel nome del giornalista e una petizione è stata firmata -tra gli altri- dallo stesso sindaco, mentre il rappresentante dell’Onu contro la tortura, Nils Melzer, è intervenuto pubblicamente. “Il caso Assange è il più grande scandalo giudiziario della storia”, ha detto.

Non si vede termine nella vicenda del fondatore di Wikileaks: dopo 7 anni di isolamento nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, è stato estradato in Inghilterra, processato e arrestato. L’ultimo ‘regalo’ di Donald Trump alla libertà di stampa è stato non concedergli la grazia (come invece aveva fatto Obama con Manning nel 2017) e fare ricorso contro il verdetto del giudice britannico, reiterando la richiesta di estradizione. Un lascito che, almeno per ora, la nuova amministrazione Biden ha deciso di seguire.

Giornalista e blogger, si occupa di hard news con particolare interesse ai temi di politica, giustizia e questioni istituzionali; segue vicende di stragismo, mafia e terrorismo; attenta ai temi culturali e sociali, specie quelli riguardanti le donne.

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