LUANA, PER NOI RIMANE L’OBBLIGO DI NON DIMENTICARE

06 Mag 2021

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Luana: pensi a Luana e tutto il resto si dissolve, scompare là dove si ammassano le polemiche inutili, i dibattiti che ci ossessionano, i paesaggi della politica spettacolo, degli interessi indicibili. Pensi a Luana, che se ne è andata dentro una macchina infernale senza un grido, senza un saluto. Sola, abbandonata. Abbandonata dal diritto di esser protetta, di esser difesa in un lavoro che invece della vita le ha dato la morte. Il lavoro duro, faticoso dell’operaia; il lavoro che oggi c’è e domani potrebbe non esserci, il lavoro che tanti cercano e che per le donne è sempre stato meno pagato e con meno tutele.

Dice l’Istat: nell’ultimo anno hanno perso il lavoro 444mila persone di cui 312mila sono donne; i tre quarti del totale. Nel dicembre scorso il 98% di chi lo ha perso riguarda il lavoro femminile. Pensi a Luana e improvvisamente ti appare una Toscana, così spesso ferita dalle morti sul lavoro. Pensi a Piombino: i padroni della fabbrica non facevano nemmeno entrare i giornalisti quando l’industria del ferro mieteva una vittima. Non si deve vedere, non si deve sapere come muore in fabbrica l’operaio.

E poi l’amianto e lassù dove la Toscana finisce le montagne di marmo bianco che uccidono, schiacciano. Dovremmo essere pronti, abituati alle nostre morti bianche che bianche non sono mai ma purtroppo rosse del sangue degli operai. Dovremmo essere pronti.

E invece Luana è un’altra storia: è la storia di una ragazza che potrebbe essere figlia o nipote di molte donne toscane e se ne è andata senza un sospiro ma ora quel sospiro si sta trasformando in un ” basta” imperioso, rivolto a chi per risparmiare ha risparmiato sulla sicurezza, sui controlli. Sul coraggio di dire: questo macchinario, no. Non va, è pericoloso. Questi turni, no; troppo faticosi.

Luana, la sua storia è la storia dei giovani del nostro tempo, di quelli che hanno ereditato in famiglia l’orgoglio del lavoro. Un tempo si diceva del “sacrificio”. Nella sua giovane vita, stroncata dal rullo di un orditoio, Luana ha raccolto le fasi di una vita più lunga. È stata una ragazzina sorridente nel gruppo delle sue amiche; con loro ha sorriso quando le hanno detto che era assunta: assunta in una fabbrica che si chiama proprio come lei, ” Orditura Luana”, la cui proprietaria dicono sia svenuta quando è stata informata del disastro.

Come accade sempre quando muore un operaio che era uscito di casa per far ritorno a sera e invece non tornerà mai più ci si guarda attorno e si cercano i perché. Ma per Luana non possiamo trovare rifugio nelle banalità delle risposte di prammatica. Questa vita persa in un modo tanto crudele, l'”ingiustizia” della sua morte, obbligano tutti, i responsabili dello stabilimento, coloro che faranno le indagini, i compagni di lavoro, i sindacati, e noi giornalisti che raccontiamo a fare un salto di dignità, a trovare una spiegazione che non sia scontata, a pretendere che Luana possa essere l’ultima, sacrificata sul luogo del lavoro.

«Era una bimba dolce, non pensavo potesse succederle sul lavoro, ora voglio giustizia» ha detto la madre. Già: una madre che si sentiva rassicurata quando sapeva che Luana era al lavoro, in fabbrica, là dove il lavoro consente di vivere, non ti uccide. Giustizia. Tre mesi fa un giovane tunisino è morto a Montale, schiacciato da una pressa. Si chiamava Sabri Jaballah e viveva a Prato. Aveva, anche lui, 22 anni.

La strada delle donne è stata lunga e faticosa. Abbiamo alle nostre spalle secoli di ingiustizie, lavori pagati meno, minacce di licenziamento ad ogni gravidanza. Vorremmo poter dire, noi donne toscane, che in questa terra sono nate giustizia e Costituzione e dunque vogliamo tutte giustizia per Luana, per il suo bambino, per la sua famiglia. Luana, non ti dimenticheremo.

La Repubblica (Firenze), 05 Maggio 2021

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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