Il significato politico di accountability 

20 Feb 2021

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

“Gli interventi di oggi hanno dimostrato la consapevolezza del disastro sanitario, economico, sociale, educativo, culturale. È su questa consapevolezza che questo governo costruirà nei fatti la sua credibilità. Vi ringrazio della stima che mi avete dimostrato, ma anche questa dovrà essere giustificata, validata nei fatti dall’azione del governo da me presieduto”. Queste le parole conclusive della replica del neo presidente del Consiglio alla fine del dibattito per la fiducia al Senato. Tre frasi che ci dicono quasi tutto di questo governo e di Mario Draghi.

Ci dicono che questo governo è giustificato da un’emergenza. Fino ad ora, avevamo avuto un governo politico sostenuto da un’alleanza che ha dovuto adattarsi all’emergenza senza perdere la propria natura. Invece, il governo Draghi è nato per operare in un contesto emergenziale: il “disastro sanitario, economico, sociale, educativo, culturale”, ovvero in tutte le dimensioni della vita. Draghi ha posizionato il suo servizio in un contesto che è unico e speciale. E ha dato identità al suo governo, quella di avere uno scopo ed essere di scopo.

Questo gli ha consentito di giustificare l’appello fatto nel suo discorso all’“unità” come “dovere”.  Dovere non tanto o solo morale, ma funzionale: per ottenere quello scopo. Sennonché, unità non è lo stesso di unanimità. Draghi non vuole consenso acritico e neppure elogi e retoriche stucchevoli, come se ne sono sentite in questi giorni. Unità significa mettere insieme forze e volontà diverse, usare al meglio critiche e contributi costruttivi e integrativi.

Conquistare la stima “con i fatti” significa questo. Perché i fatti non vengono da soli, ma da un lavoro di collaborazione tra diverse competenze e idee. Mettendo in conto che ci si può sbagliare. Ecco l’affondo finale: non datemi la stima a scatola chiusa; essa va “giustificata” e “validata”. Una lezione magistrale a chi si occupa della sfera dell’opinione, affinché svolga un lavoro critico in senso proprio, cioè di attenzione, monitoraggio, controllo. Si chiama accountability: dar conto al pubblico e pubblicamente. E, soprattutto, attendersi che il pubblico chieda conto. Non stima ‘in bianco’, non elegie. Ciascuno faccia bene quel che deve fare.

 

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

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