Renzi, uno spot al regime di Bin Salman

31 Gen 2021

Un silenzio assordante, e sconcertante, circonda l’ultima impresa del senatore Matteo Renzi. Non sembra interessi a nessuno, né nel circuito mediatico né in quello istituzionale, che un membro del parlamento in carica vada a omaggiare il principe ereditario e uomo forte dell’Arabia Saudita entrando nel board di un think tank del regime per la modica prebenda di 80mila dollari annui.

Per i distratti va ricordato che l’Arabia Saudita è uno dei paesi più repressivi e retrogradi del pianeta – e chi tratta le donne in quella maniera, come esseri inferiori, è retrogrado, poche storie di politically correct! Secondo la Freedom House, che monitora libertà civili e politiche dei vari paesi, il regno saudita è al settimo posto su 210 per repressione e autoritarismo: un bel record. E non si dimentichi il macello, in senso letterale, compiuto sul corpo del giornalista dissidente Jamal Khashoggi all’interno del consolato saudita a Istanbul. I petrodollari non puzzano, ma grondano sangue.

Un rappresentante della repubblica in carica, non un privato cittadino, non può andare tranquillamente in giro per il mondo a dispensare consigli ai governanti di paesi che non fanno parte di un consolidato sistema di alleanze dell’Italia e sono agli antipodi rispetto ai nostri standard democratici. Che Matteo Renzi vada a raccogliere i frutti della sua esperienza politica a Riad abbandonando la scena politica nel bel mezzo di una crisi da lui stesso provocata disorienta, ma solo in apparenza.

Aveva già compiuto la missione di demolizione del governo e affossamento ulteriore della reputazione dell’Italia quale paese instabile e quindi inaffidabile presso i nostri alleati e partner. Ma per rientrare in tempo per salire al Quirinale ha dovuto accettare il grazioso dono reale di un passaggio gratuito su un jet messo a sua disposizione. In questi giorni si decidono le sorti del governo: noi dovremmo affidare il destino della nostra comunità nazionale ad una persona così spregiudicata che dialoga in ginocchio con il principe ereditario esaltando le conquiste del regime?

Allora saremmo disposti a trangugiare di tutto quanto a moralità politica (e infatti c’è chi ha persino proposto un personaggio dalla fedina penale inquinata al Quirinale: leggasi Silvio Berlusconi).

 

Domani, 29 gennaio 2021

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