Riflessioni su un racconto comico– grottesco in merito alla sanità italiana

17 Gen 2021

Un amico, al fine di alleviare la prima domenica in zona rossa, mi ha inviato un pregevole pezzo, un racconto comico grottesco a firma di tale Marattin, pubblicato su un sito (ww.luigimarattin.it/2020/11/13/);  immagino che tale sito faccia parte della famosa manifestazione “Lucca Comics”.

Matarrin! Forse uno pseudonimo, un nomde plume?

Il testo merita un commento per la valenza simbolica di questo genere letterario diffuso in Italia, in particolare in questi ultimi due secoli, poiché “…È il Novecento, ovviamente – come osserva Silvana Cirillo nel suo bel libro, “Il comico nella letteratura italiana” (Donzelli editore) – il più ricco di magistrali esempi, poiché il comico in tutte le accezioni – dall’umorismo, al nonsense, al grottesco – ne ha segnato la svolta culturale e artistica, incarnando una delle tendenze più rappresentative della modernità”.

La cinica comicità (un antidoto a questa tragedia?) del racconto si palesa fin dalla scelta del titolo: Tutto quello che avreste voluto sapere sulla bufala dei “tagli alla sanità” e che non avete mai osato chiedere. La scrittura ironico – grottesca intende evidentemente richiamare alla mente l’immagine di Woody Allen travestito da spermatozoo nel film del lontano 1972, Everything You Always Wanted to Know About Sex. But Were Afraid to Ask, tratto dall’omonimo libro del sessuologo David Reuben.

La riflessione (chiamiamola così…) si dipana attraverso una serie di dati e grafici, manipolando nozioni e informazioni. Tutto ciò che viene mostrato è vero, ed è questo che distingue la manipolazione intellettuale dalla falsificazione.

Il falsario – e questo non è il caso – è una persona che contraffà un oggetto, quale una banconota, un quadro. Si tratta, quando è ben realizzato, di una operazione illegale e quindi da perseguire, ma che suscita spesso un’ammirazione per le capacità artistiche imitative. Io, a tale proposito, ricordo l’attore Jean Gabin nel film Le cave se rebiffe (titolo italiano: Il re dei falsari) che interpreta Ferdinand Maréchal, detto “Le Dabe”, alle prese con la contraffazione del Fiorino olandese. Un grande falsario è stato Han van Meegeren, che riuscì a vendere falsi Vermeer al gerarca nazista Hermann Görin e, processato per collaborazionismo, convinse la giuria dipingendo, di fronte a numerosi esperti, nell’aula del tribunale, uno pseudo Vermeer: Gesù nel tempio.

Qui no! Il testo non presenta alcun falso; si tratta di una rielaborazione artificiosa compiuta con numeri reali di varia provenienza, non presentando elementi e dati fondamentali che indirizzerebbero il lettore in altra direzione, selezionando il periodo di riferimento, non effettuando confronti con altri paesi… Un’applicazione esemplare di quanto illustra Darell Huff nel suo ormai classico libro: How To Lie With Statistics.

Il falsario, di cui citavo due esempi, altera l’oggetto; il manipolatore altera la coscienza.

Figura 1
Figura 2
Figura 3

La questione su cui si sono soffermati molti critici delle politiche sanitarie, fra cui la  Fondazione GIMBE, Water Ricciardi, la Corte dei conti, la Commissione sanità del Senato ecc. è il definanziamento nel decennio prima dell’insorgenza del Covid (2010 – 2019). La individuazione del periodo non è casuale poiché in sanità molte cose in termini di conoscenze, di farmaci, di organizzazione, cambiano a ritmo sostenuto; le tecnologie diagnostiche convenzionali sono obsolescenti dopo 10 anni, quelle digitali dopo 7 anni. Inoltre in un decennio è – o sarebbe stato – possibile formare specializzandi in numero sufficiente in Terapia intensiva, per altre specialità carenti e, in particolare, un numero adeguato di infermieri. Invece l’autore devia l’attenzione su un periodo assai più lungo, di ventidue anni, al fine di sostenere il presunto incremento di finanziamento e poi, in appositi grafici, illustra, per lo stesso lungo periodo il cosiddetto finanziamento reale.

La Figura 2 riporta un quadro più dettagliato dell’andamento della spesa sanitaria pubblica, evidenziando l’effettiva riduzione del finanziamento nell’ultimo decennio.

La flessione (reale) del finanziamento è dovuta al fatto che, nel periodo 2010 – 2019 l’incremento medio annuo è stato del 0,9% a fronte di una inflazione annua superiore: 1,07%.

Credere che un paese stia spendendo “il giusto” – afferma l’autore – solo se aumenta continuamente il rapporto tra finanziamento del sistema sanitario e Pil significherebbe, infatti, credere che la spesa sanitaria debba crescere più che proporzionalmente rispetto alla sola capacità di generare di reddito”. A prescindere che questa crescita più che proporzionale è stata un’evenienza nello sviluppo dei sistemi di welfare, e che è tutt’ora in atto in quasi tutti i paesi (la famosa “elasticità” della spesa sanitaria rispetto al Pil), si omette di dire, e di mostrare, che in Italia il rapporto spesa sanitari /pil non è cresciuto nell’ultimo decennio, ma è nettamente diminuito.

Il definanziamento inoltre ha riguardato non solo la spesa corrente, ma anche gli investimenti con una riduzione complessiva di 47 miliardi dal 2010 al 2017; la percentuale destinata agli investimenti in Italia – come certificato dalla Corte dei conti nel suo Rapporto 2019 – è stata di solo lo 0,3%, contro importi più che doppi nelle principali economie europee!

Il definanziamento si è realizzato con il taglio del personale sanitario, anche in settori (quello infermieristico) largamente deficitari, non rimuovendo quell’assurdo vincolo, introdotto nel 2009, che imponeva una spesa per il personale pari a quella del 2004, meno l’1,4%; questa decimazione, di oltre 45.000 unità, è la causa fondamentale dell’attuale impossibilità di aprire un numero sufficiente di posti letto in Terapia intensiva e di attivare una adeguata assistenza domiciliare.

In sintesi nel decennio:
1. Si è ridotto progressivamente il rapporto spesa sanitaria pubblica / Pil.
2. Si è ridotto il finanziamento in termini reali del Ssn.
3. Si è ridotta la spesa sanitaria pro capite in termini reali.
4. Si sono progressivamente ridotti, di volta in volta con le manovre finanziarie, i finanziamenti rispetto agli accordi Stato – Regioni, con l’impossibilità di programmare i servizi.
5. Non si è fatto fronte ai bisogni crescenti per l’invecchiamento della popolazione e per finanziare i nuovi LEA.
6. Si sono tagliati anche gli investimenti nel Ssn.

L’autore conclude con una ardita – o ironica? – affermazione: non esprimo alcuna opinione sull’adeguatezza di tale finanziamento perché, come argomentato, non sono convinto esista la strumentazione per poterla valutare in maniera appropriata…

Ora, una maniera appropriata si è purtroppo presentata drammaticamente, poiché durante una pandemia, la probabilità di attuare adeguati interventi preventivi, diagnostici e terapeutici volti a ridurre la diffusione della pandemia e a curare i pazienti in un ambiente sicuro è dipendente dalle risorse immesse nel sistema sanitario: personale, formazione, organizzazione, posti letto, attrezzature…

Non aver riconosciuto, prima del diffondersi del Covid 19, la rilevanza e la pericolosità dei tagli alla sanità pubblica attuati nell’ultimo decennio – anche per le conseguenze economiche di una possibile pandemia –ha a che vedere con la preveggenza.

Non riconoscere l’effetto dei tagli sul nostro sistema sanitario all’arrivo dell’epidemia ha a che vedere con l’intelligenza.

Non esserne consapevoli anche ora e non evidenziare la necessità – di fronte a questa tragedia – di invertire la rotta, ha invece a che vedere con la decenza.

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