Revelli, “Piazze tragiche, senza orizzonti”

Revelli, “Piazze tragiche, senza orizzonti”

“Sono piazze tragiche, nel senso letterario del termine, perché sono espressione di situazioni nelle quali non si può scegliere tra un bene e un male, tra una soluzione positiva e una negativa. Nelle tragedie, purtroppo, si sceglie sempre tra due mali”. Marco Revelli, torinese, sociologo, di piazze ne ha viste tante, ma mai (o quasi) come quelle andate in scena lunedì sera: “Possiamo dire – sospira – di essere definitivamente fuori dal Novecento”.

Professor Revelli, cosa ci dicono queste “rivolte”?

Sono manifestazioni abbastanza diverse a seconda delle città, ma emergono due protagonisti: i primi, chiamiamoli esercenti, sono espressione di un’estrema fragilità sociale che ormai colpisce anche categorie apparentemente benestanti e che ha forse un precedente nel movimento dei Forconi del 2013. Non sono state manifestazioni di poveri, semmai di impoveriti, colpiti dalla prima ondata del virus e atterriti dall’idea di precipitare definitivamente con la seconda. Il nostro sistema economico e sociale era già gravemente malato prima, la pandemia ha solo portato in superficie il morbo. Poi ci sono gli altri, i protagonisti dei disordini, per certi versi simili ai Gilet gialli francesi, generalmente provenienti dalle periferie, ragazzotti che normalmente nel weekend fanno lo struscio di fronte alle vetrine degli oggetti del desiderio, scesi in piazza con una logica da riot americani, da una parte per esprimere rabbia, dall’altra per soddisfare desideri, come le immagini dell’assalto all’atelier Gucci dimostrano.

Perché parla di uscita definitiva dal XX secolo? 

Siamo di fronte al prodotto di classi sociali in decomposizione, attraversate da un forte risentimento e invidia sociale: la pancia della nostra società è un serbatoio esplosivo di rancore e mancanza di speranza. La logica è da guerra di tutti contro tutti. Con quale obiettivo? Ogni protagonista di queste proteste vede solo le proprie ragioni – anche valide per carità – ma la mediazione tra le proprie sofferenze e le sofferenze generali non compare mai. È una caduta di orizzonte. Sono piazza di destra? Sono molto esposte a tentativi egemonici di destra, che nel tutti contro tutti sguazza molto meglio di chi ragiona in termini di giustizia sociale ed eguaglianza, ma attenzione a liquidare il tutto come fascisteria delinquenziale, sarebbe un inutile esorcismo. Certo, ci sono gli ultras delle curve, ma preoccupiamoci del fatto che queste persone avvertano con chiarezza che esistono momenti di rabbia generalizzata, in cui sanno di avere campo libero e molte orecchie pronte ad ascoltarli.

Qual è il nemico numero uno?

Il cosiddetto decisore pubblico, come se chi governa avesse ora a disposizione decisioni in grado di risolvere i loro problemi. Ma purtroppo non ce li ha. Siamo in una condizione tragica, e nella tragedia c’è sempre un fatto che si compie rispetto al quale il comportamento degli uomini è destinato alla sconfitta. Si paga per propria colpa e di colpe ne abbiamo tante – alcuni di più, altri di meno – Il nemico dovrebbe essere il modello di vita e di organizzazione economica che abbiamo costruito negli ultimi 30 anni, ma con il virus alle calcagna sono inutili elucubrazioni.

È possibile un dialogo?

Il dialogo richiederebbe di condurre a ragione le questioni, ma non mi pare sia questo il caso. La decisione politica in situazioni come queste (riaprire per non danneggiare, ma rischiare di aggravare l’epidemia) è destinata a sbagliare sempre e comunque.

Il Fatto Quotidiano, 28 ottobre 2020

2 commenti

  • Riflettendo sullo stato di salute della nostra Repubblica Parlamentare, sono molto preoccupato: ultrasettantenne, gravata da pesanti cronicità, saprà superare la pandemia da covid 19?

    Da diverse legislature ad oggi, la qualità della sua offerta è andata decrescendo inversamente al crescere della mediocrità dei suoi “strateghi” politici, all’incapacità di soddisfare, in modo almeno sufficiente, i bisogni fondamentali dei cittadini, all’incapacità di distribuire ad essi con EQUITA’ opportunità e difficoltà.

    E ormai la maggioranza della popolazione ha vissuto solo questa lunga fase insoddisfacente e decadente, dimenticando o ignorando la storia precedente, i cui strenui testimoni vengono inesorabilmente meno. Il pericolo per la nostra democrazia viene da questo! Da questo nascono e crescono in numero ed aggressività rigurgiti acidi di parafascismo e totalitarismo; senza un EVIDENTE cambio di qualità dell’offerta politica, un cambio di “regime” sarà inevitabile, non potendo bastare la repressione poliziesca e giudiziaria!

    Ed il minimo che ci possa capitare, sarà una repubblica presidenziale… E se mai che i presidenti provenissero dalle destre attuali…

    Ogni giorno di più si evidenziano la mancanza di autorevolezza e l’incapacità di guida di una classe politica che ha occupato le istituzioni solo in virtù della propria aggressività ed arroganza, che, sfruttando la generosa fiducia dei Costituenti, hanno avuto buon gioco verso la mitezza della cultura e la vulnerabilità di una Cittadinanza che l’OCSE pone in testa alle classifiche europee per analfabetismo funzionale, che cmq chiede cambiamento ad ogni nuovo ingannevole pifferaio che si presenti al voto…

    Se le Eccellenze della Repubblica, se le Sue migliori Riserve non torneranno nelle Istituzioni, accollandosi l’onere di guida che ad esse NATURALMENTE compete, soddisfacendo così la ricerca di credibilità e affidabilità della popolazione, l’involuzione della nostra democratica pare inevitabile…

    Per questo qualcuno, Libertà & Giustizia?, dovrebbe suggerire al PD, ultimo Partito non personale rimasto sulla scena, di riprendere la virtuosa tradizione del PCI di candidare come indipendenti nelle proprie liste, quelle Personalità che avrebbero poi formato i prestigiosi Gruppi Parlamentari della Sinistra Indipendente, di darsi da fare da subito e prima delle prossime politiche quando saranno, spero prestissimo, verso valenti come Carlin Petrini, Fabrizio Barca, Carlo Cottarelli, Raffaele Cantone, Tito Boeri, Luca Mercalli, Nicola Gratteri, Umberto Galimberti, Mario Draghi, Chiara Saraceno, Giancarlo Caselli, Mario Tozzi, Enrico Giovannini e altri di livello (la quasi assenza di signore solo perchè non ne conosco in grado di catturare l’attenzione degli analfabeti funzionali, bisognosi di famosi da seguire)…

    Ebbene con questa “Compagnia di Indipendenti”, nella quale sarebbe facile notare rigore, competenze, capacità, e una STORIA di impegno verso la collettività tale da garantire un futuro coerente e conseguente, da portare non solo in Parlamento, ma al governo, il PD potrebbe decollare da quello statico 20% circa, insufficiente per qualunque strategia, e diventare quel Partito Maggioritario come era nel progetto dei fondatori, capace di dare un nuovo indirizzo al futuro e rinsaldare la nostra democrazia.

    Potrebbe decollare da quel 20% riportando al voto molti abituali astenuti per sfiducia e al voto entusiasta chi ha continuato a votare tristemente solo per il presunto male minore…

    Abbonato Paolo Barbieri, La Spezia

  • Ma gli intellettuali dove si nascondono? Fascismo e antifascismo nella Repubblica democratica fondata sul lavoro
    PRIMO LEVI: “Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col timore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.”
    UMERTO ECO: “Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno.’ L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili… L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.”
    I fascisti in abiti civili sono coloro che nella pubblica amministrazione, nella magistratura, tra i membri del Parlamento, del Governo, del C.S.M., tra i consiglieri del Capo dello Stato, eccetera, calpestano i diritti del cittadino. Accade che l’arbitrio del funzionario sia tollerato dal burocrate, quello del burocrate dal giudice e dal ministro, quello del giudice e del ministro dal C.S.M. e dal Capo dello Stato; il Parlamento ha conservato l’ordinamento illiberale monarchico; non è previsto il ricorso individuale del cittadino dinanzi alla Corte Costituzionale; le denunce dei pochi pubblici ufficiali fedeli alla Costituzione e dei pochi intellettuali non compromessi col REGIME sono coperte da una propaganda anestetizzante; l’illegalità pubblica e privata trionfa; i mille atti antidemocratici quotidiani dei pubblici poteri costano alla collettività centinaia di miliardi e creano odiose disuguaglianze tra i cittadini; in ogni centro di potere l’arbitrio è la regola e il rispetto della legge l’eccezione; i presidenti delle camere legislative fanno scena muta dinanzi alla diffusa illegalità.
    Il Ministro dei Trasporti dal 1969 autorizza la circolazione di circa quattro milioni di veicoli sprovvisti di un requisito obbligatorio: l’assicurazione per la responsabilità civile. Il Ministro della Giustizia si occupa delle ingiustizie, vere o presunte, che denunciano i suoi amici. Il C.S.M. riconosce al giudice il potere di violare la Costituzione. Nel 2019 i giudici della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi (presidente) e Giuliano Amato rispondevano ai detenuti che responsabile del mancato rispetto dei loro diritti è il Parlamento.
    Il Presidente Sergio Mattarella distribuisce ai cittadini pillole di saggezza: “Fedeli soltanto alla Costituzione”, “I nostri cittadini hanno diritto a poter contare sulla certezza del diritto”, “c’è costantemente bisogno di garantire il rispetto della legalità”. Ma, dopo aver ricevuto un libro (ore 11,54 dell’11.02.2015) da un cittadino che denunciava mille illegalità di burocrati e magistrati e inerzie dei ministri, egli non si chiese se, difendendo i giudici che avevano violato l’art. 101 Costituzione, a sua volta ne aveva violato l’art. 90. La sua forma mentis lo colloca tra quella “gente che si sente sempre con la coscienza a posto” (I. Calvino).
    Il Presidente Carlo Azeglio Ciampi: “La giustizia è valore fondante della nostra democrazia.” È vero, lo sanno tutti quelli che hanno letto la Costituzione almeno una volta. Ma poi, nel 2003, il Presidente compie un capolavoro esaltato dall’attuale direttore della “Stampa” Massimo Giannini (Repubblica, 19 giugno 2003):
    “Certo, al Colle non può sfuggire che, con il voto di ieri a Montecitorio, si compie idealmente e concretamente il ciclo delle ‘leggi vergogna’ …: falso in bilancio, rogatorie, Cirami, adesso il lodo Schifani. Ma il Capo dello Stato è garante della Costituzione. È l’arbitro che fa rispettare le regole… L’intera diplomazia del Colle, dal sottosegretario Gaetano Gifuni al consigliere giuridico Loris D’Ambrosio, ha tessuto la consueta tela dei contatti… L’unica novità che ancora si può verificare chiama in causa la Corte costituzionale…”
    Già, la Corte Costituzionale! Con sentenza n. 24 del 2004, nel giudizio promosso dal Tribunale di Milano, dichiarava l’illegittimità del Lodo Schifani, sconfiggendo l’attacco concentrico contro il popolo italiano dei parlamentari che avevano votato quella legge, del Colle, dell’avvocato dello Stato difensore del Presidente del Consiglio, di tutti gli inquilini del Palazzo sempre con la coscienza a posto.
    I giornalisti ritengono che l’art. 21 della Costituzione sia rispettato non quando la legge dà il diritto a “tutti… di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ma quando consente ai soggetti privilegiati di lanciare bufale a favore degli amici e contro gli avversari.
    La lettera con la quale nel 1943 il Ministro Carlo Alberto Biggini licenziò il prof. Guido Calogero, con la generica accusa di nutrire sentimenti antifascisti, non differisce, mutatis mutandis, dalla lettera con la quale un burocrate delle Ferrovie dello Stato nel 1996 irrogò il licenziamento a cinque lavoratori cui era stata contestata una infrazione insussistente.
    L’ANPI non combatte il fascismo descritto da LEVI ed ECO, ma i fantasmi del passato, ignorando le mille illegalità quotidiane del Potere contro i senzatetto, i poveri, i disoccupati, i lavoratori, i minori, i detenuti, eccetera, e le leggi contro il popolo.
    21.10.2020

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