APPELLO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA IN ARMENIA

11 Ott 2020

Luciano Zarotti del circolo di Leg di Riviera del Brenta segnala questo appello di Antonia Arslan sul conflitto tra Armenia e Arzerbaijan.  Credo sia utile e necessario aderire all’appello di pace che Arslan lancia invocando proprio la Costituzione italiana, troppo spesso disattesa anche dal nostro stesso Paese.  

Inutile ricordare le vicissitudini del popolo armeno della sua cultura di pace ed il genocidio subito dalla Turchia, che ora sta armando e partecipando alla guerra contro gli armeni del Karabakh. 

L’art. 11 della nostra Costituzione è molto chiaro e non lascia dubbi interpretativi: credo che il nostro Paese debba diffonderlo e farlo diventare proprio anche negli altri Stati, dal momento che occorre dire no a invasioni e sopraffazione.

Roma, 7 ottobre 2020

APPELLO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA
Gli armeni vogliono la pace, l’Azerbaijan e la Turchia vogliono l’Armenia e l’Artsakh.

È ormai da più di una settimana che il popolo armeno in Armenia e in Artsakh (Nagorno-Karabakh) sta respingendo la massiccia offensiva militare dell’Azerbaijan supportata apertamente dalla Turchia.

La capitale Stepanakert e le altre città e villaggi dell’Artsakh, gli ospedali e le scuole, sono bombardate con bombe a grappolo, con missili, cacciabombardieri e droni kamikaze. Il numero delle vittime civili sta crescendo. Anche diversi giornalisti della stampa internazionali sono rimasti feriti.

Ignorando gli appelli della comunità internazionale e dei mediatori internazionali (USA, Francia e Federazione Russa) per un cessate il fuoco immediato, l’Azerbaijan sta conducendo un’offensiva militare su larga scala contro l’Artsakh, con il diretto sostegno politico e militare della Turchia che sta trasferendo nella zona del conflitto armi e istruttori militari, nonché terroristi jihadisti dalla Siria. L’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Russia e la Francia, hanno già rilasciato dichiarazioni allarmate al riguardo e le principali testate giornalistiche italiane e internazionali hanno confermato l’infiltrazione, da parte turca, di terroristi jihadisti.

Noi tutti stiamo assistendo impotenti all’esportazione nel Caucaso Meridionale della politica destabilizzante neo ottomana della Turchia. La stessa politica destabilizzante che Erdogan sta portando avanti in Siria, Libia e nel Mediterraneo orientale e che dovrebbe destare le più serie preoccupazioni dell’Europa e dell’Italia in primis.

In piena e grave violazione del diritto umanitario internazionale, l’Azerbaijan e la Turchia hanno ignorato gli appelli del Segretario Generale dell’ONU e di Papa Francesco per una tregua globale in tempo di Pandemia da Covid-19. Proprio nei giorni in cui il mondo intero sta celebrando il trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, l’Azerbaijan intende sopprimere il diritto all’autodeterminazione che l’Artsakh esercita da prima della caduta dell’URSS.

Oggi, di fatto, il popolo armeno, sopravvissuto al genocidio commesso dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1923, sta di nuovo combattendo da solo contro il terrorismo internazionale e sta affrontando una minaccia per la sua stessa esistenza.

Ci appelliamo affinché l’Italia, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 della Costituzione Italiana), dia il suo contributo significativo invitando la Turchia, con cui siede assieme al tavolo della Nato, a mettere immediatamente fine al coinvolgimento militare nel conflitto, e insista affinché tutte le parti ripristinino il cessate il fuoco e tornino ad accettare la strada di negoziati pacifici.

La guerra scatenata dall’Azerbaijan ha un unico obiettivo: quello di entrare in possesso del territorio dell’Artsakh ma senza i suoi abitanti.

Ci appelliamo perché, sempre fedele alla sua Costituzione, l’Italia supporti la lotta per la libertà e la democrazia del popolo dell’Artsakh.

Antonia Arslan

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