Costituzionalisti e magistrati, intellettuali e società civile. Nel Pd crescono i contrari. Il segretario Zingaretti: una direzione per decidere la linea all’inizio di settembre
ROMA – Un appello di costituzionalisti che ha già raggiunto oltre cento firme in due giorni e che sta per diventare pubblico. Magistrati notissimi che prendono posizione per il no. Nel Pd la voce di uno schieramento ugualmente per il no che giorno dopo giorno sembra crescere, mentre Zingaretti convoca per i primi di settembre una direzione per discutere e poi ufficializzare la decisione. Che fino ad allora potrebbe anche restare in bilico.
Bottino ricco per i Comitati per il No che si sfidano nella raccolta delle firme. Torna il clima accesissimo che ha caratterizzato tante battaglie sulle modifiche alla Costituzione e sull’opportunità di fare un passo indietro, come dimostra la reazione di consenso all’editoriale “Votare No al referendum” del direttore di Repubblica Maurizio Molinari.
I mal di pancia del Pd
Ci sono nomi che pesano nella galassia dei Dem che hanno già deciso di votare No al taglio dei parlamentari. Uno su tutti? Addirittura quello di Luigi Zanda, il tesoriere del partito. Che mentre si arrampica in montagna al cellulare conferma: «Sì, ci sto pensando». E i ragionamenti che seguono rivelano chiaramente che il suo è un no a quella legge perché «il Pd ha sempre votato contro la riduzione dei parlamentari, tranne che per l’ultimo voto al Senato in quanto legato a un preciso patto di governo, che però non è stato mantenuto: la legge elettorale non è cambiata, per cui andare oggi al voto sarebbe una scommessa, né sono mutati i regolamenti parlamentari, né tanto meno è stata avviata la modifica del quorum che dovrà eleggere il presidente Repubblica».
Bene, per tutte queste ragioni un elettore del Pd potrebbe sentirsi libero di votare No, in quanto, ragionando in soldoni, non si vede perché i Dem dovrebbero rispettare un patto che gli altri partiti alleati (leggi M5S) non hanno rispettato. Una fibrillazione che vedrebbe anche un riscontro esterno, l’assenza di rappresentanti sia Dem che M5S nelle tribune Rai degli ultimi giorni programmate da tempo.
È per mal di pancia come questi che il segretario Zingaretti ha deciso di convocare nei primi giorni di settembre una riunione della direzione che ufficializzi la scelta del suo partito. Ma nel frattempo le defezioni al Sì crescono. Ecco quelle che già oggi si possono registrare.
Sulla pagina Facebook del Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento fa bella mostra un video di 27 minuti di Cuperlo che spiega le sue ragioni. Dice No anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione Martella. No dal sindaco di Bergamo Gori. No dall’economista Nannicini. No dall’ex sindaco di Napoli Bassolino. No da Andrea Manciulli, ex parlamentare Pd oggi in Finmeccanica.
Un No trasversale
È netto il No di Emma Bonino, la leader di Più Europa. Ma i no fioccano anche nel centrodestra, soprattutto in Forza Italia, come dimostrano le firme al comitato “Noino” degli avvocati Andrea Pruiti Ciarello ed Enzo Palumbo. Si schierano Simone Baldelli, Deborah Bergamini, Nazario Pagano e Andrea Cangini. Ma sono per il no anche Renato Brunetta e Lucio Malan. È No da Sandro Gozi di Italia viva. No da Carlo Calenda di Azione.
No da un nome storico della politica italiana come quello di Giorgio La Malfa.
L’appello dei costituzionalisti
Estremo riserbo da Massimo Villone, costituzionalista ed ex senatore del Pd, oggi nella veste di presidente del Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, che da due giorni sta raccogliendo le firme di costituzionalisti e studiosi del diritto al suo appello per il No. Finora le firme raccolte raggiungono il centinaio.
Tra queste quella di Francesco Pallante, docente di diritto costituzionale a Torino, autore quest’ anno di “Contro la democrazia diretta” e nel 2016, con Gustavo Zagrebelsky, di “Loro diranno noi diciamo” nel pieno della campagna sulla riforma costituzionale di Renzi.
I magistrati e gli avvocati
Ma anche tra le toghe ricorrono i nomi di chi ha già fatto battaglie in difesa della Carta. Ecco l’ex procuratore di Torino Armando Spataro, oggi in pensione, attivissimo nel 2006 contro la riforma di Berlusconi e dieci anni dopo contro quella di Renzi. «Perché – dice Spataro – nella difesa della Costituzione bisogna essere tutti uniti e non c’è distinzione di ruolo. Quindi magistrato o meno, ho sentito il dovere di scendere in campo contro l’ennesimo attacco al ruolo del Parlamento».
Altri magistrati per il No sono altre toghe in pensione come Pino Salmè, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, mentre Domenico Gallo lavora in Cassazione. Tanti avvocati per il No, l’ex senatore ed ex componente del Csm Guido Calvi, Anna Falcone, Felice Besostri, Silvia Manderino.
Associazioni e intellettuali
Da Massimo Cacciari ad Alberto Asor Rosa. Da Mario Tronti a padre Bartolomeo Sorge. Da Bernard Shloz, presidente del meeting di Rimini, a Franco Debenedetti. E la lista dei no continua. Mentre si dichiarano per il no l’Anpi, l’Arci, le Acli, e le Sardine.
NON BASTA DIRE NO
Illustri amministratori del Comitato per il NO al referendum,
dal sondaggio di I. Diamanti pubblicato sabato da Repubblica, giornale schierato per il NO, si evince chiarissimamente come il Sì sia ampiamente vincente (82%) poichè ampiamente soddisfa il rancore della cittadinanza verso la mediocrità della politica. Ed il Sì sale di più dove scendeono istruzione e cultura, si verticalizza nel nostro ampio analfabetismo funzionale.
Credo che anche a voi sia evidente come il No duro e puro sia inesorabilmente perdente, e per questo vi invito ancora a riflettere sull’opportuunità offerta dalla Riforma Monocamerale dei proff Ferrara e Rodotà quale estremo tentativo di eccellente qualità ed efficacia potenziale, da mettere in campo con la massima urgenza per provare a ribaltare una sconfitta certa.
La Riforma Monocamerale dei proff Ferrara e Rodotà come motivazione costruttiva per un NO evolutivo.
Una Riforma in grado di soddisfare le attese di tutta la cittadinanza nelle sue diverse attese e desideri:
- sia chi vuole tagliare i seggi
- sia chi vuole risparmiare sulla politica (oltre 500 milioni anno, 2,5 miliardi a legislatura, ma solo per effetto collaterale)
- sia chi vuole razionalizzare i lavori parlamentari eliminando una inutile camera paritaria e ripetitiva unica al mondo
- sia chi vuole conservare una puntuale rappresentanza territoriale mantenendo 630 seggi e quindi un rapporto eletti/cittadini rappresentati al di sotto di 1/100mila, considerato congruo/ottimale
- sia chi vuole salvaguardare la centralità del Parlamento e lo Spirito Originale ed Autentico della Costituzione, che non stanno in una forma bicamerale paritaria ripetitiva anacronistica, che il 20 luglio scorso faceva scrivere su Repubblica a Luciano Violante, già Presidente della Camera: “Il bicameralismo ripetitivo…è mortificante per la dignità istituzionale del Parlamento.”
Una Riforma quindi, in grado di ricompattare la società nell’eredità lasciataci da un grande giurista che godeva di una stima generalizzata, Costituente Europeo in rappresentanza del governo italiano.
Non siate rigidi nel vostro strenuo No generoso e perdente, cogliete questa estrema possibilità e avviamo insieme un tentativo ottimale che, una volta avviato, come una slavina inarrestabile arriverà a fondovalle alimentato dalla sua stessa forza…
Sto sul tema dal 2016…parliamone subito…non siate rigidi…
Paolo Barbieri, La Spdezia 328 48 66 424