Per un tempo davvero lungo la parola “libertà” che sentivo risuonare così spesso tra il ’44 e il ’45 coincise per me bambina con Piazza Cavour. Un giorno mia madre mi disse: “Vai pure, corri, attraversa la piazza! Ora non dobbiamo più rasentare i muri perché potrebbero spararci dai tetti. Vai! Ora siamo liberi”.Lasciai la sua mano e corsi tra l’arco di Trionfo e la vasca e i portici e poi corsi ancora. Ed è davvero incredibile come la storia abbia poi “tenuto conto” di quel giorno e di quella madre ebrea sopravvissuta alle persecuzioni, di quella mia corsa sfrenata intitolando la piazza alla Libertà.
Per me rimase a lungo piazza Cavour e quando arrivavano le giostre e la riempivano tutta mi divertivo, eppure mi mancava lo spazio vuoto.La libertà è allora anche questo, una corsa, uno spazio, una gratitudine nell’animo, un giorno nella storia della nostra Italia? È davvero “come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare” come ci insegnò Piero Calamandrei.
Per noi sopravvissuti è impossibile pensare alla libertà senza collegarla al 25 aprile del ’45, alla liberazione di Milano, all’ordine di insurrezione da parte del Comitato di Liberazione nazionale, alla fuga di Mussolini, a piazzale Loreto e tutto il resto. Per noi sopravvissuti chiederci di rinunciare a festeggiare, è una bestemmia. Noi dobbiamo ringraziare per sempre coloro che morirono perché i bambini potessero continuare a correre e respirare. Perché, diventati adulti, potessimo trasmettere alle nuove generazioni la storia di quella parola, libertà, che per primi furono i greci a scoprire e ad amare, anzi fu Omero stesso nel libro sesto dell’Iliade, nell’addio fra Ettore e Andromaca che fu usata per la prima vola la parola “libero”. Noi siamo obbligati a festeggiare la libertà e il 25 aprile. Oramai soltanto chi è rimasto fascista nell’animo finge di non capire, lancia ridicole accuse e fa proposte inaccettabili.
Vorrei anche ricordare che noi toscani abbiamo qualche “obbligo” in più per onorare il nostro 25 aprile. La nostra terra fu straziata dalle più orrende stragi di civili inermi donne, vecchi e bambini nell’agosto e settembre del ’44. I carnefici appartenevano alla 16ª Ss Panzergrenadier Division ed erano comandati da Walter Reder. I nomi dei luoghi ci sono familiari: da Sant’Anna a Vinca a Fivizzano e poi Marzabotto. È un pezzo importante della geografia del 25 aprile. Impossibile dimenticare gli impiccati col filo spinato e lasciati essiccare al sole. O i bambini adoprati per il tirasegno. Come possiamo dimenticare? Reder e i suoi uomini “si erano fatti le ossa” ha scritto Franco Giustolisi ne L’Armadio della vergogna, “a Dachau e in altri lager”. Reder fu condannato all’ergastolo al processo tenutosi a Bologna nel 1951… fu graziato negli anni ottanta sotto il governo Craxi e accompagnato alla frontiera dalle autorità italiane. Tornato nel suo paese, in Austria, negò di aver chiesto il perdono. “La grazia? L’ha chiesta il mio avvocato”.
Il 25 aprile è la festa della libertà dal nazifascismo. Una volta e per sempre. La festeggeremo dalle nostre finestre e canteremo Bella ciao. Ancora una volta, e per sempre.
La Repubblica Firenze, 25 aprile 2020
https://rep.repubblica.it/pwa/robinson/2020/04/21/news/marco_revelli_avanti_ragazzi_ora_e_sempre_resistenza_-254644352/?fbclid=IwAR1TtyPTm3BIT_fy2G2voo1p22uhwfv-bkP8t-k_7b6y0cM97T2Ju5Fdhes
Illustre prof Revelli,
i ragazzi non devono resistere, bensí attaccare, attaccare decisamente la mediocrità che ha infiltrato e intossicato le istituzioni, per produrre il necessario cambiamento qualitativo dell’offerta politica.
Per ritrovare stima e credito in Europa e nel mondo, occorre allontanare appena possibile, incapaci e indegni dalle istituzioni! I ragazzi, con le Sardine che hanno portato in inverno e anche sotto la pioggia un milione di persone nelle piazze d’Italia per “cambiare la politica dell’odio” immerso nella mediocrità, devono assumere questo onere e portare l’attacco come movimento, o partito, o lista elettorale, non per candidare se stesse, ma per proporre all’elettorato che cerca affidabilità, le migliori eccellenze della Repubblica, quelle che godono del prestigio nazionale ed internazionale, storicamente orientate al bene comune, a cui affidare serenamente il destino del Paese!
Ripeto ancora che da 14 anni, tanto è lunga la serie storica, la DEMOS di I. Diamanti certifica che la fiducia nell’offerta politica non è mai salita sopra il 10%! http://www.demos.it/rapporto.php
E questo vuol dire che oltre il 90% di cittadinanza, un potenziale di cambiamento ENORME, ad ogni occasione elettorale è costretta ad una scelta avvilente tra astensione e male minore presunto! Tocca ai ragazzi con le Sardine non ancora contaminate, offrire a questo 90%, la possibilità di esprimersi assertivamente e con entusiasmo!
Il prossimo referenum costituzionale, è un’occasione da cogliere propedeutica al prossimo successo elettorale: andare oltre gli strilli del SI’ ed il NO, per arrivare alla Riforma Monocamerale del prof. Rodotà, strappando agli incompetenti un taglio rozzo e brutale, un vero insulto alla Carta e alla ragione! E il progetto operativo è pronto!
Cari ragazzi non basta resistere, occorre attaccare per trovare l’entusiasmo nell’azione e la gioia della vittoria! Si può e si devono liberare le istituzioni da una mediocrità odiante, che riproduce se stessa, altrimenti nuoteremo sempre controcorrente, con molta fatica per andare indietro…
“Il solo entusiasmo giustificabile è quello che accompagna la volontà intelligente, l’operosità intelligente, la ricchezza inventiva in iniziative concrete che modificano la realtà esistente”. (A. Gramsci).
Paolo Barbieri, socio circolo di La Spezia