Sembra che tutta la responsabilità sia dei cittadini. Dove sta la responsabilità delle istituzioni che oggi minacciano di prendere misure ancora “più rigorose”? La scienza non ha tutte certezze, quanto durerà la “temporanea” limitazione della libertà?
Ho letto su Facebook un messaggio molto eloquente: “Sì è vero, lo stato di diritto sta saltando; sì è vero, le nostre libertà sono decurtate al massimo. Ma si tratta di scegliere: o la vita o la libertà; e ancora più, o il sacrificio per gli altri o la nostra libertà”. Dopo questo post, leggo il comunicato del governatore lombardo, che di fronte ai numeri dei contagi che non scendono, minaccia misure ancora più restrittive. Come mio padre si rivolgeva a me bambina, così Fontana si rivolge ai lombardi: “Amici, se non la capite con le buone bisognerà essere più aggressivi. I numeri non si riducono [...]. Per ora lo chiediamo, se si dovesse andare avanti chiederemo al governo di emanare provvedimenti più rigorosi”. Che provvedimenti saranno quelli “più rigorosi”? Che cosa c’è di “più rigoroso” dell’uscita con autocertificazione solo per i casi concessi?
Sembra di capire che la responsabilità di tutto ricada sui cittadini – abituati alla loro libertà, che reclamano il bisogno di fare un po’ di moto. E dove sta la responsabilità delle istituzioni che oggi minacciano di prendere misure ancora “più rigorose”? Vi è amnesia delle scelte prese in un recente passato, scelte che hanno maltrattato e indebolito il sistema sanitario pubblico? Parliamo, per esempio, delle scelte della Regione Lombardia. Secondo i dati del Ministero della Salute (consultabili sul web) l’anno 2017 mostra questo: i ventilatori polmonari erano 1 ogni 4.130 abitanti in Lombardia; 1 ogni 2.500 in Emilia-Romagna; 1 ogni 2.250 abitanti in Toscana, e 1 ogni 2.550 abitanti in Veneto. Il rischio di collasso del sistema è già contenuto in questi numeri.
La responsabilità è l’arma che i cittadini nelle democrazie costituzionali hanno e che le norme, anche quelle che regolano un’emergenza come questa, presumono – non ci sono altre misure. Non si cono scorciatoie. Non c’è posto per la repressione militare e lo stato di polizia. In aggiunta, la nostra responsabilità non è illimitata e non può essere contrastata con la minaccia di maggiori repressioni. Ma vi è anche un risvolto etico in questa politica della minaccia: non possiamo come cittadini accettare di portare sulle nostre spalle tutto il peso dei limiti del sistema sanitario – del resto deleghiamo le funzioni di governo, non governiamo noi direttamente. E le scelte dei governi, nazionali e regionali, devono essere contemplate nell’attribuzione dei livelli di responsabilità. E invece, non abbiamo sentito ancora una parola di autocritica.
Non dovremmo vergognarci di mettere in dubbio questa logica di un’escalation della repressione. Se la nostra libertà è il problema, allora c’è poco altro da dire.
Ci viene detto che reprimere e chiuderci in casa è una soluzione temporanea. Ma quanto durerà il “temporaneo”? Gli scienziati non sembrano sicuri di saper dare una risposta certa – e sulle loro certezze si basano, invece, le scelte dei nostri governanti. Non conoscono ancora bene il modo in cui il virus si diffonde e come e se muta e spesso dissentono tra loro prendendosi anche a male parole in pubblico, come fanno i politici. Se la scienza sulla quale questo intero sistema di limitazione delle nostre libertà non ha certezza, perché scandalizzarsi tanto con noi profani che ci ostiniamo a cercare il sole e l’aria, e che stiamo lentamente andando in depressione? Dobbiamo per caso attendere il vaccino prima di uscire di casa? E dobbiamo sentirci in colpa per la resilienza di questo virus o subire reprimende da parte di chi ci governa per sollevare questi dubbi?
www.huffingtonpost.it, 18 marzo 2020
Di questo strambo articolo due cose soprattutto colpiscono, anche se non sorprendono.
Primo: la totale mancanza di pietas, o almeno di empatia rispetto al dramma collettivo e ai lutti di tanti.
Secondo: l’uso strumentale e ingannevole della cultura di cui l’autrice è dotata. Chiama in ballo il pericolo di una compressione delle libertà democratiche e addirittura di una “escalation della repressione” per proporre in realtà una tesi egoistica e miope, che taglia fuori il dovere di solidarietà stabilito dall’articolo 2 della Costituzione, il dovere di essere cittadini attenti al bene pubblico e non semplici individui preoccupati solo del proprio particolare. Una tesi pericolosa che rischia di diventare addirittura una giustificazione per chi viola o è tentato di violare le regole, perché di fatto è evocato il diritto di disobbedienza civile contro l’oppressione del potere.
Molto opportunamente ci ha pensato il prof. Zagrebelsky a rispondere.
Schierarsi per il futuro.
Non è democrazia proporsi la crescita del Pil: non è democrazia proporsi la diminuzione del debito.
Schierarsi per il futuro invece che per il presente impone la ridefinizione di concetti fondamentali. Intendo saper dire che cosa è la Democrazia e che cosa è la Libertà.
Come diceva Gino Bartali, il giusto che oggi viene portato ad esempio: Gli è tutto da rifare.
I concetti fondamentali non possono essere produttivi di esistenza meglio vivibile quando manca nel loro significato la prospettiva della vita futura.
L’attuale concetto di democrazia si rivela persino incapace di tener conto di tutti gli esseri viventi appartenenti all’umanità; come può tener conto di coloro che le apparterranno in futuro?
Democrazia è un concetto che si vorrebbe far corrispondere a una moltitudine di uomini inseriti in una società. Fino ad oggi ci siamo affidati al concetto di democrazia con la seguente proposizione esplicativa: La democrazia è governo del popolo. Facilmente quando valutiamo i risultati ci associamo a Gino Bartali dicendo che è tutto da rifare. Perché l’uomo che è stato capace di manifestazioni della propria esistenza fondate sulla convivenza, evolvendo sé stesso per portare all’attuale massimo grado tanti suoi strumenti adatti a mettersi in relazione con i propri simili, fallisce nell’organizzazione della democrazia?
Il linguaggio fu una conquista di enorme importanza. I nostri progenitori ci regalarono così questa potenzialità: la capacità di evoluzione umana per conquistare consapevolezza del vivere. L’esperimento di comunità umana inserita nell’ambiente del piccolo pianeta Terra, è reso complicato da come fino ad oggi, la nostra specie ha indirizzato la propria capacità di conoscenza. Perché l’individuo uomo che non ha cessato di essere un vivente che nasce, vive e muore e mentre vive acquisisce naturalmente man mano tutte le proprie capacità per cercare di sfuggire al pericolo incombente della morte, non ha ritenuto altrettanto importante studiare sé stesso per vivere bene il proprio futuro. Ogni uomo, non può non sentire le spinte violentissime a comportarsi in modo da conservarsi in vita e qualsiasi messaggio gli arrivi dall’ambiente che gli suggerisca di cambiare immediatamente atteggiamento per sopravvivere è irresistibile.
Cercando di capire come è avvenuta l’evoluzione della specie umana e della sua società, secondo me si riscontra che ogni individuo esplora l’ambiente in cui vive utilizzando le proprie capacità e ne trae vantaggio ampliando le proprie conoscenze e così indirizzando meglio il proprio comportamento a difendersi dagli eventi pericolosi. Ma l’ambiente è variegato nello spazio e nel tempo e questo comporta situazioni di esperienza e di apprendimento molto diverse da individuo a individuo. Il linguaggio ha ingigantito la potenzialità di conoscenza dell’individuo. È però sempre l’individuo a scegliere come specializzare le proprie conoscenze selezionando quelle che ritiene le più importanti per la propria esistenza. L’ esplorazione del futuro è una delle capacità più ambite dall’individuo. Per la stessa interviene il tempo a qualificare la previsione imponendo una classifica d’importanza agli avvenimenti che assegna a quelli più immediati un peso maggiore rispetto a quelli che succederanno più tardi. Naturalmente la classifica degli eventi tiene conto anche di altri fattori che investono la qualità dell’evento previsto e cioè il danno o il beneficio che ne conseguirà. L’altra capacità ambita è la conoscenza dell’ambiente, anche in questo caso l’ambiente che interessa l’individuo può crescere di dimensione, ma in questo caso la distanza che interessa non è più soltanto quella fisica ma quella che interessa l’individuo cioè come può succedere che un avvenimento lontano impatti sull’ambiente fisico vicino.
La spinta continua di ogni individuo a risolvere le situazioni contingenti cioè quelle che appaiono allo stesso più immediate e vicine opera una selezione sulle scelte collettive che non sempre sono quelle veramente più necessarie.
La comunità umana dovrebbe anche lei guardare alla propria sopravvivenza ed invece essendo comunità di uomini è sospinta tragicamente soltanto a risolvere le questioni contingenti e territoriali.
Le attività umane utilizzano consumandole le risorse disponibili nell’ambiente costituito dalla terra in cui viviamo. È proprio la nostra evoluzione che ci ha portato prossimi a non avere più le risorse necessarie per la sopravvivenza della intera comunità vivente sulla terra. Il meccanismo evolutivo si è rivelato incapace di estendere a tutta l’umanità la conoscenza di quanto sia prossimo l’evento catastrofico verso il quale stiamo precipitando. Da anni gli scienziati ne parlano prevedendo che se non si fosse agito diversamente la catastrofe sarebbe sopraggiunta ma ad ogni individuo giungeva sempre molto più potente il messaggio di agire per risolvere i propri problemi: “E che tocca forse a me risolvere i problemi del mondo?”. E allora quale Società Democratica e quale Stato Democratico, quale Libertà? Esaminiamo in successione Libertà del Cittadino, Libertà dello Stato; dico che: un uomo è tanto più libero, quanto più è in condizione di Pensare Bene e Agire Bene in conseguenza del proprio stato di esistenza; e che: uno Stato è tanto più libero quanti più cittadini mette in condizione di Pensare Bene e Agire Bene. Lo Stato Democratico sarà fondato per perseguire con tutto l’impegno la realizzazione di questi concetti di Libertà.
Buon giorno, non condivido l’articolo perché non esprime il senso di quello che sta succedendo oggi in Italia e nel mondo. Non ci sono motivazioni valide che possono supportare le “tesi” espresse.