Bologna, l’orgoglio della Sardina: “Siamo più di 40mila”

23 Gen 2020

BOLOGNA – Ehi ehi ehi, non spingete, «siamo quarantamila!» e forse anche di più, la piazza scoppia, «c’è gente fin sulla Montagnola», tira quindi una certa aria di speranza qui a Bologna, Salvini fa meno paura se si è così tanti e questo è il giorno dell’ orgoglio della Sardina. Tra una settimana esatta si saprà se l’Emilia Romagna va a destra o resta a sinistra dov’è, intanto tutti i presenti in piazza VIII Agosto (1848, cacciata degli austriaci dalla città) respirano «aria fresca, finalmente», dice una sardina di Cagliari, e si godono «un raggio di sole dopo tanta pioggia», dirà Francesco Guccini in un videomessaggio commovente, «le sardine hanno dato voce a un mucchio di gente con cui la sinistra aveva perso contatto», sante parole.

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Si vince o si perde? «Si vince!», rispondono tutti, sennò che senso ha, stare qui fino a sera, con una sardina ritagliata nella carta stagnola, eppure, quanti lo hanno fatto. «Abbiamo capito che per tante persone siamo la prima vera alternativa al sovranismo e al populismo di destra», spiega Mattia Santori, portavoce sardinesco, «non era stato previsto all’inizio, per noi è una grossa responsabilità, ma anche una speranza per quello che potrà avvenire».
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Cosa potrebbe succedere, quindi. «La nostra idea è che la direzione di un partito non è la direzione giusta. Purtroppo il dato di fatto è che se vuoi avvicinare gente alla politica, il partito non aiuta», quindi si rimane movimento, e Paola, impiegata alle Poste con cartello “Le sardine non sono mute/hanno tante cose da dire”, dice appunto che il problema vero è: «Come potrà questo movimento avere un’ espressione politica? Oh, noi veniamo in piazza volentieri, ma dopo?». L’ amica Sara: «Sono tutrice di un minore straniero non accompagnato, e Salvini mi fa molta paura ». La terza amica, Rosi: «Serve discontinuità sul decreto sicurezza, noi non abbiamo ancora visto niente ». Un segnale, quindi, «dateci un segnale, e presto».
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Per intanto arrivano segnali come quello di Zingaretti, «da soli si va più veloce, insieme si va più lontano», con il grazie «per questa passione. Ossigeno per la democrazia». E intanto non si passa, dal monumento sotto alla Montagnola fino al palco sono 20 minuti di scusate, permesso, fate passare, la gente è fitta fitta, bambini sulle spalle dei papà, sardine nel passeggino, anziani traballanti con pesciolino sul cappello, «ma chi sono questi che cantano, boh», questa è anche una festa in musica, ci sono i Bandabardò che cantano «oggi non lavoro e non mi vesto/resto nudo e manifesto », ma quando si sente la voce di Guccini («gli eroi sono tutti giovani e belli»), eh, tutti gli vanno dietro a memoria.
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Altri segnali? Santori spiega di averne avuti dai Cinquestelle, «non da Di Maio, ma da esponenti di spicco». Ma quelli corrono da soli, «non ci sembra sia stata colta l’opportunità politica di questo momento». E Bonaccini? «Mai incontrato, è l’unico che neanche per vie traverse ci ha cercato». Però Bonaccini manda messaggi amorosi, «da Comacchio un grande abbraccio al mare di sardine che hanno invaso piazza VIII Agosto per una grande festa».
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«Le piazze possono essere anche nostre» (Lorenzo Rossomandi, imprenditore di Prato), «ed è venuto il momento di trovare i toni giusti in politica» (Enrico Lulli, libero professionista di 48 anni). «Antifascismo, non violenza, uguaglianza, elenca lo studente di Economia e commercio «e lavoratore» Daniele, di Perugia. «I valori della Costituzione, il risveglio delle coscienze», su questo siamo tutti d’ accordo, anche Lucia, Donato, Sandra e Antonella, milanesi/lucani arrivati con il Flixbus «qui dove tutto è cominciato, la prima volta quanti eravamo? Diecimila, e oggi». Intanto, dal palco arriva un brivido punk, “mi piaccion le sardine/ yeah yeah yeah”, sembra la Bologna di tanti anni fa, e “Bella ciao”, variamente interpretata, veloce e anche lentissima e struggente, così Stefano non trattiene la lacrima, «sono un piccolo imprenditore con due figli, e mi commuovo perché è tutto quello che noi non siamo riusciti a fare, affrontare in modo pacifico la politica, ci siamo persi con il terrorismo e le divisioni politiche. Loro invece ci stanno riuscendo».
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Tonino, 65 anni, già del Collettivo di Ingegneria ed «era il ’77, chi può dimenticare la grande manifestazione dopo l’uccisione di Lorusso, qui a Bologna», e chi se la dimentica, oggi «questi ragazzi fanno domande importanti, che hanno diritto a risposte importanti. Nessuno sa più la differenza tra movimento e partito, e invece li tirano per la giacchetta. Questi giovani sono meno ideologici, più basati sulle necessità», come dargli torto quindi?
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Daniela, 68 anni, già in piazza allora – «ma ero del Pci» – oggi perfettamente d’accordo con questa piazza «e i ragazzi, è ora che si sveglino », ma si sono già svegliati, pare chiaro. Intanto, c’è un gran via vai e ricambio di gente, che devia dallo shopping e aspetta i Subsonica e gli Afterhours, mentre Silvano invece se lo fa tutto, il concertone, guidando una cordata di sedici tra bambini e adulti, «una cordata verso il futuro. Salvini non vince, perché batte su problemi che noi non abbiamo: sicurezza e immigrati. È ignorante dei dati del ministero dell’ Interno, che pure ha guidato». Infine, «lui e la Meloni, che non hanno mai lavorato un giorno, accusano gli altri di poltronismo».
In alto, sui palazzi che si affacciano sulla piazza, sardine giganti e cartelli tipo «Casa Pinco non si lega», i Pinco non hanno paura di nessuno e lo scrivono bello grande. Sotto, Matilde, 8 anni, riassume il pensiero dominante con «io non ho paura, le sardine sono buone e non hanno paura di niente», e brava Matilde.
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la Repubblica, 20 gennaio 2020

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