Bologna/La festa della piazza anti-Lega, “Siamo in dodicimila”

17 Nov 2019

Il flash mob pacifico delle “sardine” convocato da quattro ragazzi doppia l’ obiettivo di superare i fan del Carroccio: “Noi non abbocchiamo, questa è una lezione per la destra”. Anche i dem manifestano BOLOGNA – Salvini anche no, Bologna è un’ altra cosa. E un’ altra piazza. Quella che non vuole la Lega e non sfila coi collettivi, («pacifismo e creatività valgono più delle manganellate »). Quella che rompe col solito schema – Salvini a Bologna, scontri coi centri sociali – e sorprende i partiti a sinistra. Tutti. In gioco c’è la Regione, col voto del 26 gennaio in Emilia Romagna, e loro, il “popolo delle sardine” che si è dato appuntamento via Facebook per essere più dei leghisti radunati al PalaDozza: seimila contro i 5.570 posti che tiene il palazzetto dello sport, era la sfida.
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Avevano fatto i conti e lanciato il flash mob con ironia invitando a portare sardine colorate di cartone, perché «a chi urla più forte noi rispondiamo stando muti come pesci, ma in banco, ovvero in tanti, stretti stretti, più di loro ». E ieri sera erano un piccolo oceano, dodicimila dicono, certo più del doppio. Una piazza convocata da quattro giovani trentenni senza tessere di partito in tasca né attivismo politico alle spalle, per nulla nerd, protagonismo zero. Ma stufi di stare a guardare dal salotto di casa o solo in Rete l’ avanzata della propaganda sovranista.
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Mattia Santori, in piedi su un mini palco circondato dagli amici Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, grida: «La prima notizia è che abbiamo vinto». Loro quasi nemmeno ci credevano. Mattia fa l’ educatore e l’ istruttore sportivo, sa bene quando allena che se entri in campo pensando che l’ avversario sia più forte perdi. «Questa reazione corale è una lezione per la destra, che non può venire qua a fare il teatrino che ha fatto altrove, Bologna non abbocca. Ma anche per la sinistra: non si va da nessuna parte facendo gli snob. L’ urgenza è stringersi, non dividersi». Con lui Giulia, fisioterapista, Andrea che è guida turistica e Roberto l’ ingegnere che nel tempo libero tiene laboratori creativi sul riciclo della plastica. Plurilaureati, impegnati nel volontariato: sono loro a mobilitare una piazza tutta civile, l’ unica che batte Salvini.
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Il Pd con i suoi esponenti locali è presente con discrezione, c’è l’artista Alessandro Bergonzoni e pure Giambattista Borgonzoni, il papà della candidata leghista Lucia Borgonzoni iscritto al Pd, un dissenso familiare che si consuma da tempo. Tantissimi giovani che s’ intrecciano con la generazione di Angela, medico («sono sempre stata di sinistra e orfana di Berlinguer, non di Renzi») e di Giusy che è qui per «restare umani». Una piazza che si oppone a Salvini che semina odio. Punto. Popolo di sinistra un poco smarrito che teme l’ avanzata leghista e che per questo reagisce. «Abbiamo paurissima», ammettono Emanuela, Katia e Francesca, trentenni. «Però qui siamo in tanti, gente che è uscita da Facebook, reale». Più sardine che Salvini, perché Bologna non si lega, è lo slogan, in tutti i sensi. «Non è un caso che la più forte risposta al populismo e alla retorica dell’ odio sia arrivata proprio da Bologna e dall’ Emilia Romagna» osserva Mattia al microfono.
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La piazza si scalda quando dice: «La nostra comunità è sotto attacco da parte di una forza che ritenere politica è un’ offesa alla politica ». Quello che questi quattro amici al bar con la voglia di cambiare il mondo interpretano è un comune sentire che non trovava sfogo, Salvini no, non qui, «nella comunità dell’ inclusione, fondata sullo studio e il lavoro, sul volontariato». Però poi ci fa bene, incalza, «perché dormivamo da tanto. Alzino la mano quelli che non scendevano in piazza da tanto», però poi le mani che si alzano non sono tante, però «è una lezione per noi: illudersi che tutto cambi senza che noi per primi si muova un dito è un’illusione».
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Ma non basta, perché solo «se lo vogliamo Salvini sarà finito e la testa sarà più forte della pancia». L’ appello è a «non lasciare soli i politici». La piazza di Bologna sfugge a Salvini, l’ironia delle sardine prende il largo. E vince la sua battaglia.
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 la Repubblica, 15 novembre 2019

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