Finalmente l’educazione civica nelle scuole: siamo coinvolti tutti

01 Set 2019

In questo momento in cui tutti i commenti politici riguardano l’intesa PD-M5S voglio parlar d’altro, e lo motivo. Al centro della nostra attenzione non deve stare la nostra ovvia condanna del populismo, bensì la ricerca di una risposta al drammatico interrogativo: perché i populisti hanno un indubbio consenso in grandi numeri di elettori, al punto che per le altre forze politiche uno dei motivi per costituire un governo è il timore che elezioni immediate li premierebbero?

Una risposta provo a darla, senza alcuna pretesa di originalità. Gli elettori premiano i populisti perché questi offrono facili interventi a carattere immediato, mentre le forze politiche serie devono costruire strategie per una organizzazione sociale migliore e più equa, e le azioni di questo tipo danno risultati dopo qualche tempo. Saper apprezzare scelte strategiche anziché opportunismi tattici richiede, da parte degli elettori, cultura politica e civile: o riteniamo prioritario rilanciarne l’esigenza, o ci teniamo i populisti.

I Partiti “di massa” hanno svolto, storicamente, una azione fondamentale di educazione alla politica, nelle Sezioni per l’intera loro base e nello svolgimento delle attività dirigenti (nonché, nei casi migliori, nelle scuole di Partito) per i quadri; ciò, pur in una ottica “di parte”, ha supplito alla mancanza di una educazione alla cittadinanza nel sistema formativo pubblico. Vi è ora una occasione per superare tale consolidata mancanza, ed è questo il punto sul quale voglio richiamare l’attenzione.

E’ appena entrata in vigore una legge di “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”; l’attività nelle scuole (dalle elementari alla secondaria superiore) inizierà dal 1° settembre 2020. Vi è perciò l’opportunità di destinare un intero anno a una valida azione preparatoria, che deve non limitarsi ai burocratici interventi ministeriali, e coinvolgere invece tutto il mondo della cultura e le Associazioni interessate al tema.

Positivamente, la legge prevede che le scuole non operino chiuse in sé, e attivino invece “reti anche di durata pluriennale con altri soggetti istituzionali, con il mondo del volontariato e del Terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva”. Associazioni come la nostra, come Libera, come Fondaca di Giovanni Moro (che è stato un antesignano della “cittadinanza attiva”) dovrebbero iniziare sùbito a lavorare: per fornire indicazioni in merito alle norme di attuazione, e anche per costruire, insieme a gruppi di insegnanti attenti al tema, progetti concreti relativi a questa innovazione che può essere decisiva per avere future generazioni capaci di dare consenso a chi promuove politiche non demagogiche.

*Giunio Luzzatto, già docente all’Università di Genova, è tra i garanti di Leg

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