La lezione di Borsellino agli studenti: ‘Lavorare perché lo Stato diventi più credibile’

20 Lug 2019

Rossella Guadagnini Consiglio di Direzione Libertà e Giustizia

Nel 1989 la seconda guerra di mafia insanguina la Sicilia e impone il dominio dei Corleonesi. Non è ancora il momento dell’attacco al cuore dello Stato. Malgrado ciò il giudice Paolo Borsellino, in un liceo di Bassano del Grappa, racconta una storia sorprendente per la sua attualità.

Il magistrato illustra ai ragazzi, con parole semplici e dirette, un quadro terrificante di omicidi, estorsioni e rapimenti. Lo fa in una scuola del Nord, davanti a giovani che vivono una realtà completamente diversa e lontana da quegli scenari. Ma i tentacoli di Cosa Nostra sono lunghi e avvolgenti. Borsellino lo sa e con la sua speciale ‘lezione’ intende mettere in guardia la sua platea, ancora inesperta. Affinché impari a riconoscere la mafia da subito, in tutte le sue complesse articolazioni, da quelle eclatanti a quelle più nascoste e insidiose.

Si tratta di un documento importante, che ancora oggi risuona come un monito rimasto inascoltato. La ‘lezione’ del giudice è stata raccolta in volume (appena edito da PaperFirst) e intitolato “Paolo Borsellino. Cosa nostra spiegata ai ragazzi”, curato dal fratello Salvatore, autore della prefazione. Oltre alle domande rivolte durante l’incontro dagli studenti al magistrato, il libro contiene degli appunti vergati a penna da Paolo e alcuni stralci dell’agenda grigia, l’unica ritrovata dopo la strage del 19 luglio 1992, che venne riconsegnata all’epoca ai familiari, dopo l’esame degli inquirenti. Stasera (19 luglio ndr) dal palco di via d’Amelio, a Palermo, in occasione della commemorazione dei 27 anni dalla strage in cui furono assassinati barbaramente Borsellino e le cinque persone della sua scorta, ne parleranno il fratello Salvatore e il giornalista del “Fatto Quotidiano”, Marco Lillo.

“Credo che la maniera più giusta per far arrivare il pensiero di Paolo ai giovani di oggi, non ancora nati quando mio fratello è stato ucciso, sia quella di riportare fedelmente le sue parole, senza travisarle o decontestualizzarle -commenta Salvatore Borsellino- Sono stato accusato di fare ‘di professione il fratello di Paolo Borsellino’, ma quando parlo ai giovani dico loro che essere suo fratello è solo un fatto biologico, che non dà -di per sé- alcuna patente di legittimità”.

Alcuni passi di quella speciale ‘lezione’ sembrano profetici: li pubblichiamo a stralcio dal volume. “In un tempio della cultura qual è la scuola, non si può non parlare di quella che io chiamo la cultura della legalità, una cosa che probabilmente a scuola s’insegna molto poco, sulla quale ci si sofferma molto poco, ma che mi sembra estremamente importante”. “Che cosa intendo per cultura della legalità? Intendo sapere e recepire appieno cosa sono le leggi e perché devono essere osservate -prosegue il testo di Paolo Borsellino- Le leggi sono dei comandi, dei divieti che dà lo Stato, che normalmente prescrivono o vietano certe attività, che normalmente sono accompagnate dalla cosiddetta sanzione (…). Se io, nonostante lo Stato mi impedisca di uccidere, uccido il mio prossimo, lo Stato mi punisce”.

“E’ chiaro che quanto più queste leggi vengono osservate, quanto più si ritiene che le leggi siano giuste, cioè quanto più il cittadino tende ad identificarsi con l’istituzione che queste leggi promana, tanto più quindi il cittadino si sente partecipe, parte integrante dello Stato”. Dato che quando invece “per una qualsiasi ragione, comincia a ritenersi estraneo a queste istituzioni, tanto meno osserverà i comandi che da questa istituzione promanano, e allora ci vorranno sanzioni più forti, più carabinieri…”. “Perché la vera risoluzione sta nell’indagare, nel lavorare perché uno Stato diventi più credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni (…), perché solo questa è la via che, con il passare degli anni, ci porterà a non avere più questa pericolosissima forma di criminalità, (che consiste – ndr.) proprio in questo, nel confondersi e nello stravolgere il senso vero delle istituzioni statuali”.

Adnkronos, 19 luglio 2019

Giornalista e blogger, si occupa di hard news con particolare interesse ai temi di politica, giustizia e questioni istituzionali; segue vicende di stragismo, mafia e terrorismo; attenta ai temi culturali e sociali, specie quelli riguardanti le donne.

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