LA FURBATA DEI MINI-BOT 

06 Giu 2019

Provo a spiegare con più precisione di quanto sia stato fatto da ottimi esperti, tra cui ad esempio Giuliano Cazzola su Start,  in cosa consista la furbata di Lega e 5*. Il problema dei ritardi con cui sono pagati i creditori delle Amministrazioni Pubbliche (AAPP) si trascina da decenni. E’ stato studiato, e ha delle cause amministrative e burocratiche che anche il governo Renzi aveva cercato di affrontare, con successo al meglio solo parziale. Per la conseguente violazione dei diritti delle impese creditrici, noi come Italia ci becchiamo ogni anno delle condanne dalla UE, che è dedita alla protezione dei diritti di tutti cittadini europei, compresi gli italiani.

La cosa più stupida che si possa fare è di dare dei soldi alle AAPP, perché non è così che se ne verrà fuori. Quindi proponendo questa strada il Parlamento semplicemente dice di non essere capace di fare il suo lavoro. Che non è quello di distribuire finte banconote a destra e a manca, ma di affrontare i problemi del Paese, tra cui dei malfunzionamenti delle AAPP. Se ad esempio un ospedale non funziona, ha senso (1) tenerlo in piedi lo stesso e (2) dargli dei soldi per mandare i suoi pazienti a farsi curare altrove? Questo concetto fondamentale, che esiste l’arte del governo, e che loro sono chiamati a esercitarla, sembra sconosciuto alla TOTALITA’ del Parlamento italiano. Basta leggere le ottuse ma rivelatrici dichiarazioni di scuse dei rappresentanti del Pd e di +Europa che hanno votato senza capire per cosa, ma nella ferma convinzione di stare risolvendo il problema dei ritardi delle AAPP nei pagamenti alle  imprese.

Ma questo è solo uno dei due pilastri della furbata. L’altro è il desiderio della Lega e dei 5* di scrollarsi di dosso il “tabù del finanziamento monetario del debito pubblico”, come lo chiamò il Ministro Tria un paio di settimane fa. “Approfittiamo dei ritardi nei pagamenti delle AAPP alle imprese per offrirgli dei mini-Bot, per un valore in euro pari ai loro crediti”, hanno pensato astutamente Lega e 5*. “Non sono carta straccia, perché garantiamo che con questi biglietti (una “fattispecie allargata” secondo l’equivoco linguaggio della mozione parlamentare del 28 Maggio) si possano pagare tutte le imposte.” Allora scatta l’obiezione ortodossa: questi biglietti sono dati in pagamento, ne viene garantita l’ammissibilità universale perché con essi si possono saldare i debiti fiscali, dunque sono un’emissione monetaria a tutti gli effetti. Con violazione dei Trattati di Roma, e/o di Maastricht, e/o di Lisbona.

Ma non è proprio così. La furbata è più sottile. Non viene imposta l’accettazione dei mini-Bot neppure ai loro primi destinatari, le imprese creditrici. Se vogliono, li prendono; se non vogliono, dovranno rassegnarsi ad aspettare. Ma un pagamento con ricatto non è un pagamento. Così “paga”, forse, un mafioso. Implicito nel concetto, e nell’istituzione del pagamento è che il ricevente ne conosca il valore e possa contare sul fatto che tutti gli altri l’accettino, come lui lo sta accettando. I malcapitati riceventi di questi “pagamenti” non saprebbero con che cosa il loro credito sia soddisfatto.

* Il professor Giacomo Costa, già docente di Economia all’Università di Pisa, è socio di LeG.

Affaritaliani.it, 5 giugno 2019

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