Dal popolo sovrano al “Sovrano del popolo”

27 Mar 2019

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Sarà difficile dimenticare Prato e la piazza antifascista di sabato 23 marzo 2019, le mille associazioni della società civile e i tanti partiti della galassia della sinistra che, insieme in una giornata di sole, hanno respinto la provocazione di Forza Nuova. E scordare le belle parole che sul palco pronunciavano i rappresentanti sindacali, dell’Anpi e anche, del sindaco di Prato e del presidente della Regione.

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La risposta alla vergognosa pretesa di celebrare i cento anni della nascita dei Fasci ha segnato una pagina importante di storia civile in questa epoca di per sé triste, caratterizzata dal tono rabbioso del razzismo, del neofascismo, dell’antisemitismo e da una politica priva di valori e di tensione morale, priva di un progetto di futuro all’altezza della nostra Costituzione.

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E sono certa che era proprio la nostra Carta, la vera protagonista del 23 marzo: la piazza era colma di giovani ed anziani che abbiamo incontrato in questi anni in cui la Costituzione bisognava difenderla da avversari temibili e numerosi. Ci siamo conosciuti e, a Prato, riconosciuti. E ci siamo promessi che saremo ancora insieme, se qualche sciagurato cercherà ancora di mettere le mani in maniera maldestra e interessata sull’eredità più straordinaria della lotta al fascismo: una Carta che deve ancora essere pienamente attuata.

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Anche per questo motivo, per il fatto che molto lavoro c’è ancora da fare per assolvere a tutti quei doveri che ci furono indicati dai costituenti nel momento stesso in cui prevedevano i diritti di ogni essere umano, sono apparse stridenti le affermazioni di Nicola Zingaretti: “L’Italia non funziona anche per colpa dei No al referendum, bisogna riaprire un capitolo ora chiuso”.

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Mi chiedo se la sua affermazione nasca dalla necessità di ingraziarsi gli avversari renziani, ma un fatto del genere sarebbe davvero poco nobile. Mi chiedo allora se si sia espresso in quei termini perché non conosce quello che sta accadendo in Parlamento e che alcuni suoi compagni di partito stanno cominciando a denunciare perché temono che la situazione possa sfuggire di mano. Questa ignoranza sarebbe molto grave. Insomma, perché Zingaretti vuole rilanciare un tema così divisivo proprio quando avrebbe necessità di raccogliere simpatia e adesioni al suo Pd anche oltre il recinto dei pochi rimasti?

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Come si sa, sono almeno due le riforme costituzionali attualmente in discussione che destano apprensione: il taglio drastico del numero dei parlamentari (che ha già avuto il primo via libero in Senato) e l’introduzione del referendum propositivo. Riforme non slegate, ma entrambe nell’ottica della democrazia diretta voluta dal M5s .

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Si preoccupa, ora, persino l’ex capogruppo del Pd, Luigi Zanda: “Sono proposte di modifiche costituzionali tra loro slegate di cui non si conosce l’obiettivo finale. In che modo si vuole realizzare la cosiddetta democrazia diretta? A me sembra che tra le proposte in Parlamento e la proposta del vincolo di mandato che è nel contratto di governo l’obiettivo ultimo è scardinare i principi della democrazia parlamentare”. Zanda ricorda con nostalgia la riforma di Renzi che intendeva “soltanto” superare il bicameralismo paritario.

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La scelta del Pd di voler mettere le mani anche pesantemente sulla Costituzione è testimoniata soprattutto dalla proposta di Stefano Ceccanti

depositata all’inizio della legislatura, sulla elezione diretta del presidente della Repubblica. Un presidenzialismo che compare anche nelle proposte della Meloni e di Forza Italia.

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E’ chiaro che al di là delle tardive preoccupazioni del senatore Zanda sul futuro del Parlamento e sulla democrazia diretta, in questo Parlamento esistono maggioranze ampie in grado di stravolgere il nostro assetto istituzionale. Come sarà questa Italia quando anche le regioni avessero ottenuto ognuna l’autonomia che pretendono?

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E il fatto che la discussione avvenga nel silenzio e nel disinteresse dei più (e addirittura con l’incoraggiamento del neo segretario del Pd) rende molto serio il rischio di un pesante stravolgimento della Costituzione, campo di esercitazione di una folla di interessatissimi apprendisti stregoni.

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Molti anni orsono, don Giuseppe Dossetti indagò i motivi per cui la destra ha l’abitudine di combattere la Costituzione, e scrisse alcune cose davvero profetiche. Le ho ritrovate e voglio ricordarle. Il cuore del problema, secondo Dossetti, l’obiettivo a cui si tende, è quello di puntare a delegittimare le rappresentanze elettive, attraverso “un’ultima illusione: la democrazia diretta. Esser chiamati a esercitarsi attraverso referendum, resi sempre più frequenti ed agevoli. Ma anche questa è un’illusione: invece di una democrazia rappresentativa (parlamentare) con le sue procedure dialogiche , si avrebbe una democrazia populista, inevitabilmente influenzata da grandi campagne mediatiche, senza razionalità e appellantesi soprattutto a mozioni istintive e a impulsi emotivi, che trasformeranno i referendum in plebisciti e praticamente ridurranno il consenso del popolo sovrano a un mero applauso al Sovrano del popolo”.

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Ci ricorda qualcosa e qualcuno questa profezia di don Giuseppe Dossetti?

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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