NON POSSIAMO VOLTARCI DALL’ALTRA PARTE

15 Mar 2019

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

La provocazione, questa volta, ha superato ogni limite: scegliere Prato per sfilare nelle strade e nelle piazze, Prato, medaglia d’ argento al valor militare “per il coraggio dimostrato dai suoi cittadini nel respingere le truppe occupanti”.
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Sfilare in un corteo coi simboli e le parole di odio razzista per celebrare i cento anni dalla nascita dei primi Fasci. Era il 23 marzo 1919 quando a Milano Mussolini fondò il primo Fascio di combattimento.
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Ma questa non è una storia isolata, alla quale si possa rispondere con dichiarazioni più o meno preoccupate.
L’iniziativa di Forza Nuova va fermata e quel corteo celebrativo della più grande tragedia della storia italiana non deve esserci.
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Parla da sola la storia del gruppo fascista: un crescendo di provocazioni, di assalti ai cronisti impegnati a testimoniare i raduni, minacce e blitz contro sedi dell’ Anpi e contro associazioni che lavorano per i migranti, marce con la maglia Auschwitzland Perché una tale escalation, perché proprio in questi mesi il bisogno di ricordare solennemente Mussolini e il fascismo? Cosa vogliono davvero festeggiare?
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La memoria non può non andare a quel marzo del 1919, quando Mussolini profetizzava: “In due mesi un migliaio di Fasci saranno sorti in tutta Italia”. E invece nel mese di ottobre, quando si tenne a Firenze il primo congresso dei Fasci, si contano e sono, testimonia Angelo Tasca, 137 fasci e 62 in via di costituzione, secondo le cifre di Mussolini, false: i Fasci erano soltanto 56. No, l’ inizio non fu facile, per il Duce, ma dopo, scelta risolutamente la via della violenza, della brutalità, degli assassinii, scelta la via della dittatura la storia fece il suo corso.
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Il fascismo sorse in quegli anni nel nostro Paese, perchè la democrazia era più debole che altrove, e secondo la tesi di Piero Gobetti, la libertà non era mai diventata un costume nazionale, ma era sempre rimasta un privilegio e una concessione.
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Eravamo un popolo soggetto da sempre alle dominazioni straniere. Ma la provocazione di Forza Nuova che intende celebrare la conquista del potere da parte del fascismo ci costringe a riflettere non soltanto su quegli anni lontani, sull’ inizio del ventennio fascista ma anche sullo stato della nostra democrazia, oggi. È molto interessante ricordare come in quei primi anni tutto fu difficile da capire e da prevedere. Penso spesso alla scena dell’ ultimo incontro fra Nenni e Mussolini nel 1922.
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Lo ha raccontato Nenni stesso in una cronaca uscita in Francia quando il destino ormai era scritto. “Due uomini passeggiavano lungo la Croisette, la loro conversazione era animatissima” “Ignoro che cosa diventerai” dice Nenni a Mussolini “ma sono sicuro che tutto quello che farai sarà bollato dal ferro rovente dell’arbitrio perché ti manca il sentimento della giustizia, dimentichi i morti, dimentichi che sei stato il capo del partito socialista, dimentichi che gli operai sui quali si avventano le tue camicie nere erano diventati socialisti al tuo appello”.
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E oggi? Possiamo davvero consentire che in una delle nostre città simbolo della Resistenza si compiano riti apertamente fascisti?
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Io sono certa di no. E non soltanto a causa dell’offesa lancinante che molti di noi sopravvissuti continuano a patire, ma soprattutto perché è lampante anche a chi non volesse vedere che dietro l’escalation di provocazioni c’è la certezza di avere interlocutori benevoli (ed è un eufemismo) nelle stanze dei bottoni. Sanno che c’è ascolto e forse Forza Nuova, CasaPound, Avanguardia nazionale sanno anche che ci sono interesse e benevolenza e forse promesse d’appoggio. Sanno che CasaPound a Roma non verrà sgomberata. Sanno che in certi quartieri abbandonati dalla politica di sinistra c’è spazio per predicare odio razziale e nostalgia del fascismo.
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Noi, la nostra democrazia, non può voltarsi dall’altra parte, altrimenti sarà un ciclone a travolgerci, avremo anche perso “il sentimento della giustizia” e sarà troppo tardi.
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Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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