La solitudine dei 5 Stelle

15 Gen 2019

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

La caccia ai partner nel futuro Parlamento europeo è cominciata in grande stile. La Lega e i 5 Stelle si stanno posizionando rispetto ai gruppi politici esistenti e futuri. E mettono in scena un sorprendente paradosso: mentre i sovranisti ” duri e puri” hanno un parterre europeo sicuro, il post-partito digitale, l’ avanguardia della e- democracy, pare essere un gruppo isolato, confinato in terra italica più degli xenofobi loro alleati di governo. Oltre le Alpi, i pentastellati soffrono di una palpabile solitudine.

Non molto compresi e difficili da connotare. E così i salviniani, che sono sbocciati alla vita politica come anti-europeisti “senza se e senza ma”, oggi sono volitivi europeisti; desiderosi di spodestare il centrosinistra e lanciare la proposta ( che fu originariamente di Orbán) di un’ Europa cristiana, bianca ed ermeticamente chiusa agli “altri”. Invece i grillini sono soli, alla ricerca affannosa di nuovi amici. I vecchi essendo a dir poco impresentabili.

La ragione di questa difficoltà è comprensibile. Da che parte stanno i grillini? I più noti movimenti post- partito nati in questi anni si sono generalmente posizionati a sinistra – Podemos in Spagna o i Piraten ( ormai in declino) in Germania, si dichiarano populisti di sinistra. Non così i grillini. Che nonostante abbiano un certo appeal tra gli italiani di sinistra, al di là delle Alpi sono considerati più vicini alla destra. Essi stessi lo hanno confermato perché alle precedenti elezioni europee hanno rifiutato di fare gruppo con i Verdi e l’ Altra Europa, preferendo l’ estrema destra xenofoba. E quindi, mentre Di Maio giura « mai con Le Pen » deve mettere in conto che il suo gruppo a Strasburgo sta ora a destra del gruppo di Le Pen. Infatti, per volere degli iscritti ( consultati con referendum online dopo le passate elezioni europee) il Movimento sta con l’ Efdd ( Europe of freedom and direct democracy group) un gruppo che raccoglie gli inglesi dell’ Ukip (che non parteciperanno alle prossime elezioni), i tedeschi di Alternativa per la Germania, i cechi del Partito dei Liberi Cittadini, i polacchi di Korwin (una costola del partito della Nuova Destra) e i lituani di Ordine e Giustizia. Tutti decisamente di destra.

Oggi i grillini vogliono che ci sia Salvini alla loro destra. Ma senza stare a sinistra. La confusione è grande per un movimento che vuole essere ” né- né” ma raramente ama dire “per-per”. Qui sta la ragione della sua solitudine. E del tentativo di Di Maio di sondare gli umori dei gilet gialli, scrivendo sulla sua pagina Facebook che «una nuova Europa sta nascendo. Quella dei gilet gialli, quella dei movimenti, quella della democrazia diretta. Non mollate! » . L’ orizzontalismo moltitudinario dei gilet gialli francesi – oltre la destra e la sinistra – trova in effetti molta eco tra i grillini; il loro popolarismo ha alcuni punti in comune con quello del vecchio popolo del “Vaffa”. Ma oggi i 5 Stelle sono establishment anche agli occhi dei gilet gialli francesi, i quali non cercano per ora rappresentanza politica nazionale o europea.

Dunque la solitudine dei grillini nel panorama europeo è un fatto evidente che verrà pagata dalla crescita politica dell’ alleato di governo, impegnato a est e a ovest a cucire alleanze con i sovranisti di destra, con l’ obiettivo di raggiungere tanti seggi quanti ne bastano a seppellire il centrosinistra ed essere « il secondo gruppo in Parlamento o comunque fondamentali per determinare una maggioranza » . Per dare all’ Europa una politica unitaria sui confini, quella che il centrosinistra non le ha dato: che sancisca l’ immigrazione come nemico principale dell’ Europa di domani. Con la colpevole responsabilità dell’ Europa di oggi, che non si è mai scandalizzata per i porti chiusi della Lega. Timidamente critica, ha assolto; sdoganando quello di Orbán-Salvini come modello europeo.

La Repubblica, 12 gennaio 2019

 

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

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