Casa Pound e l’antifascismo diviso

10 Dic 2018

Era il febbraio scorso quando scrissi l’ultima mia riflessione pubblicata su queste pagine e, guarda caso, proprio sul tema dell’antifascismo. Scrissi allora “Sarà questo purtroppo un tema che riguarderà molto da vicino il nostro Paese e l’Europa intera nei prossimi anni, dovranno venire risposte forti dalle istituzioni e dalla politica in generale, molto più forti di quanto è stato messo in campo finora”. E facevo appello poi all’impegno personale di ciascuno ed di tutte le articolazioni del nostro vivere sociale, chiamando in causa in modo particolare la cultura, la scuola, l’associazionismo.

Non voglio entrare strettamente nella valutazione politica di quanto è accaduto dal 4 marzo in poi che in questa occasione mi interessa fino ad un certo punto, anche se credo che la responsabilità di questo governo sia enorme e come mai prima, pur nelle nefandezze che in questi anni si sono viste. Credo non possa non essere rilevato, e con estrema preoccupazione, il clima che si è creato nel Paese con lo sdoganamento dei sentimenti più beceri. Se fino a qualche tempo fa molta gente, parlando ad esempio di migrazione, aveva il pudore di premettere alle loro osservazioni “io non sono razzista”, oggi non ne sente più alcun bisogno e così sui social come in molte interviste tv, ma anche semplicemente girando per strada o nei mercati, si sentono parole urlate, di una violenza terrificante che paiono dare sfogo ad un coacervo di rabbia, di risentimenti, di paure covate dentro e finalmente liberate. Sembra passato un secolo da quando tutti, molti evidentemente ipocritamente, sembravano commossi di fronte a quella che è stata la foto simbolo della crisi umanitaria legata all’immigrazione e che mostrava quel bimbo di 4 anni, Aylan Kurdi, dai pantaloncini blu e maglietta rossa morto sul bagnasciuga di una spiaggia turca. Pietà l’è morta!?

Questo è l’humus in cui attecchiscono, crescono e si affermano i fascismi di ogni tempo e latitudine con buona pace della nostra politica ed anche di opinionisti e uomini di cultura che paiono sottovalutare quello che sta succedendo proprio così come successe all’inizio delle tragiche avventure fasciste e naziste. Spesso cavillose distinzioni semantiche ed evidenti diversità storiche e culturali coprono l’incapacità di leggere il magma profondo che sta bollendo e nel quale rimestano le solite forze “oscure” (ma non tanto!) che si sono sempre nutrite del nazionalismo più volgare, del sovranismo più egoistico e del suprematismo razziale (bianco e maschio!) più becero. Facendo leva sulle paure dell’altro che alimentano invece di risolvere e sulla crisi economica che esalta l’individualismo contrapponendo poveri a poveri, si finisce con l’intaccare la stessa democrazia. Questo è il fascismo che certamente non è ancora arrivato…., ma è sulla buona strada.

In questo clima generale credo dunque vada letto il senso più profondo e preoccupante per l’apertura nella nostra piccola città della sede dell’associazione culturale il Volante dietro cui, per niente nascosta, ci sta Casa Pound.

Non voglio spendere una sola parola su questi figuri, ma soffermarmi invece sulla risposta delle forze (debolezze?) “antifasciste” che ancora una volta arrivano in ordine sparso, contrapposte, balbettando, intente a contemplare il proprio ombelico e provare a lucrare spicchi di visibilità e quindi ancora una volta fuori tempo e fuori contesto.

Sì, fare la manifestazione il 24 (novembre ndr.) è fuori tempo così come è lo era stato lo spostamento della manifestazione dopo i fatti di Macerata ed a cui una grande fetta di società civile si è opposta facendola ugualmente.Possibile che la politica ufficiale debba tarare ogni scelta sulle proprie logiche? Non è questa l’autoreferenzialità che ha portato i partiti della sinistra allo stato comatoso in cui si trovano oggi?

Non ci raccontino che è una scelta “organizzativa”. Questa è una scelta “politica” ed ancora una volta è stata una scelta sbagliata! Ci sono eventi che vanno stigmatizzati al loro nascere con tempestività e grande forza e la testimonianza antifascista è uno di quelli: poteva essere anche l’occasione per un dialogo unitario, ma ancora una volta lo si è voluto sprecare.

Mi confortano i molti messaggi di conferma alla manifestazione e di critica al rinvio, compresi circoli ANPI. Libertà e Giustizia aveva dato la sua adesione convinta al percorso “aperto ed unitario” che era stato intrapreso da tempo per dare un segnale forte e responsabile e la mantiene: noi saremo in piazza!

(*) L’autore coordina il Circolo Libertà e Giustizia Mantova. Il commento è stato pubblicato sulla Gazzetta di Mantova il 12 novembre scorso.

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