Panebianco si scorda la Carta, noi no

07 Nov 2018

Tomaso Montanari

Angelo Panebianco è un professore ordinario di Sistemi comparati internazionali che ignora “l’effettivo funzionamento degli altri ordinamenti costituzionali, da lui chiamati a testimoniare della bontà delle riforme tanto desiderate”, non si ripeterà mai abbastanza che “in nessuna democrazia costituzionale il ‘manovratore’ è libero di agire indisturbato”: lo ha notato Francesco Pallante sul manifesto. Ed è un liberale che ha giustificato l’uso della tortura per combattere il terrorismo. Basterebbe questo a sconsigliare di rispondere allo sgangherato editoriale del Corriere della Sera con cui egli si è chiesto dove siano finiti i “difensori tutti di un pezzo della Costituzione italiana” di fronte a quelli che egli, settatore della riforma Renzi-Boschi, giudica attacchi gravissimi alla Carta, e cioè le dichiarazioni dei “capi (quelli veri, Casaleggio e Grillo) del partito più forte, i 5Stelle (che), hanno manifestato il proposito di rottamare il Parlamento e attaccato i poteri del Capo dello Stato”. Se invece vale la pena di rispondere, è per l’ entusiasmo che il pezzo di Panebianco ha suscitato nel Pd renziano (in testa la Boschi, corsa a esaltare via Twitter il professore “controcorrente”) e nel villaggio fantapolitico animato da Claudio Cerasa.
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Se Panebianco, e la Boschi e Cerasa, fossero in buona fede, dovrebbero essere grati a chi, argomentando contro il rafforzamento del potere esecutivo, ha impedito che quel potere fosse oggi in mano a quei 5Stelle che essi vedono come un pericolo per la democrazia.
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Se fossero in buona fede dovrebbero riconoscere che i disprezzati difensori della Costituzione non hanno taciuto di fronte al raffreddamento dell’amore dei 5Stelle per la Costituzione. Sia chiaro: non essendo posseduti dal furore ideologico che ottunde il liberalissimo professor Panebianco, sappiamo vedere la differenza tra uno stravolgimento costituzionale approvato dalle due Camere e alcune (pessime) dichiarazioni in libertà. Ma moltissimi e continui sono stati i documenti, i seminari, gli appelli intorno a ogni allontanamento dalla Carta: a partire dalle parole con cui Gustavo Zagrebelsky ha argomentato, sulle pagine di Repubblica, circa l’incostituzionalità del Contratto di governo.
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Chi scrive ha recentemente stigmatizzato “l’antiparlamentarismo militante come tratto più evidente della retorica di Di Maio e compagni. L’ identificazione del Parlamento con la ‘casta’, l’annunciata riduzione dei parlamentari (contraddittoria con gli ideali di democrazia diretta, visto che allenta e annacqua ancora il nesso rappresentante-rappresentati) e soprattutto la dichiarata volontà di andare verso il vincolo di mandato e la prospettiva di un referendum propositivo senza quorum, del tutto indifferente agli equilibri della democrazia”. E, ancora, una prassi di governo che “si nutre di decretazione d’urgenza esattamente come prima”. Sono parole apparse sul sito di questo giornale: il Fatto ha sempre accolto le prese di posizione di Libertà e Giustizia e del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale su questi e altri punti critici del rapporto tra 5Stelle e Costituzione.
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Non così il giornale di Panebianco, i cui lettori apprendono che esiste questo fronte di opinione solo quando un “autorevole” editorialista decide di criticarne il presunto silenzio; come ha chiosato ancora Pallante, se il Corriere della Sera offrisse “le sue colonne a un esponente dell’ ex Comitato del No, quel che scriverebbe sarebbe una sorpresa per tutti, a partire dai suoi prestigiosi editorialisti”. Ma Panebianco e i suoi estimatori non sono in buona fede. Il Corriereè attentissimo a non attaccare la Lega, da anni perno del sistema di potere lombardo: a domenica risale l’ennesima intervista genuflessa a Matteo Salvini. Questo è il punto: la vera eversione costituzionale, questo governo la sta attuando contro la “parte più viva, più vitale, più piena d’avvenire, della Costituzione, (che) non è costituita da quella struttura d’organi costituzionali che ci sono e potrebbero essere anche diversi: la parte vera e vitale della Costituzione è quella che si può chiamare programmatica” (Calamandrei).
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Questo attacco è la politica di Salvini contro i migranti, e contro i diritti, le libertà e le dignità costituzionali: una politica su cui Panebianco e i suoi estimatori non dicono nulla, perché la approvano. Non a caso il Foglio propone ora un’alleanza tra Pd e Lega in chiave antigrillina, estendendo quella convergenza di fatto che si registra su questioni cruciali come quella del Tav. Al contrario, è la sudditanza del Movimento 5 Stelle a questo attacco frontale e sostanziale della Lega al progetto della Costituzione che preoccupa i difensori della Carta. Dunque Panebianco si rassicuri: siamo sempre qua, dall’altra parte della barricata.

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Il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2018

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