Caro direttore, in un editoriale del 2 novembre, Angelo Panebianco torna a chiedersi dove sono tutti quanti i difensori della Costituzione, con riferimento soprattutto ai critici dell’ ultima riforma costituzionale. Sembra siano sfuggiti i ripetuti interventi dei costituzionalisti a difesa delle prerogative del presidente della Repubblica, così come le aspre critiche a misure di dubbia costituzionalità, come il decreto sicurezza.
D’ altronde, sulle riforme costituzionali, il contratto di governo ha un approccio minimalista e il ministro Fraccaro ha ribadito che esse, consegnate a un ampio confronto parlamentare, saranno limitate a ridurre i parlamentari e a un ragionevole rafforzamento di istituti di democrazia diretta.
Un approccio molto diverso e ben più rispettoso della Costituzione. Ma le argomentazioni di Panebianco potrebbero essere rovesciate. Nella scorsa legislatura, i parlamentari del Pd in dissenso dal segretario sono stati rimossi dalle commissioni parlamentari, mentre con la riforma costituzionale si intendeva ridurre il Parlamento a strumento di ratifica della volontà del governo.
Allora dove erano tutti quanti gli attuali difensori del Parlamento e del divieto di mandato imperativo?
Il Corriere della Sera, 5 novembre 2018
(*) L’autore è professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Pisa.