L’ UE MOSTRI IL SUO LATO POP

12 Set 2018

Dal giugno scorso, l’Italia è governata da una strana coalizione social- nativista, che mette insieme il M5S, partito antisistema e antiestablishment, non classificabile nelle abituali tipologie destra-sinistra, ma che ha fra i suoi temi dominanti la creazione di un reddito di base, e la Lega, movimento regionalista e anti- tasse ora riconvertito in partito nazionalista specializzato nella caccia allo straniero. Attribuire questo sconcertante accoppiamento all’ esotismo italiano sarebbe un errore. In realtà, tutti i governi europei hanno una parte di responsabilità nell’ emersione di una coalizione tanto disperata quanto incoerente.

Se non si fa attenzione, l’incubo italiano potrebbe presto avere conseguenze a livello europeo e non è escluso che coalizioni simili possano diventare la norma in altri Paesi, Francia compresa.

Il M5S ottiene i suoi risultati migliori fra gli strati popolari del Sud e tra le persone deluse da tutti i partiti, sedotte dalle promesse sui temi sociali e lo sviluppo delle regioni trascurate. La Lega attira voti popolari anti-immigrati, soprattutto al Nord, dove il partito conserva anche il suo zoccolo duro di impiegati e lavoratori autonomi anti- fisco. Per un momento era stata valutata l’ ipotesi di una coalizione tra il M5S e il Pd (ora collocato in un punto indefinito fra centrosinistra e centrodestra), ma quest’ ultimo alla fine ha rifiutato, preferendo puntare sul fallimento dei populisti. Il M5S e la Lega si sono allora accordati su un programma basato sull’introduzione del reddito di cittadinanza promosso dal primo (che potrebbe assomigliare al reddito di solidarietà attiva alla francese) e della flat tax sostenuta dalla seconda, vale a dire un’imposta prelevata con la stessa aliquota per tutti i livelli di reddito, che comporta lo smantellamento del sistema di tassazione progressiva e un’ enorme perdita di gettito fiscale.

L’alleanza poggia anche su una violenta politica anti-rifugiati, incarnata dal ministro dell’Interno Salvini, leader della Lega, che ha passato l’estate a impedire alle navi di soccorso di attraccare nei porti italiani, in spregio a tutte le regole (ma enorme ritorno di popolarità nei sondaggi).

I due partiti si sono accordati pure su qualche altra misura a effetto, per esempio contro i vaccini, associati a saccenteria delle élite e rapacità delle case farmaceutiche.

Come fa a reggere un cocktail ideologico del genere? Il fatto che i 5 Stelle abbiano accettato la flat tax la dice lunga sulla loro mancanza di colonna vertebrale programmatica, sugli effetti deleteri della lenta decomposizione politica italiana (in corso dal 1992, con il tracollo del sistema dei partiti del Dopoguerra) e sui danni causati da decenni di retorica anti-tasse e dumping fiscale (dal momento che i più ricchi sfuggono alle tasse e nessuno ci può fare niente, allora perché non abbassare le tasse a tutti?). Ma se il cocktail funziona è soprattutto perché i governanti italiani eccellono nel denunciare l’egoismo del governo francese, che dà lezioni sui rifugiati ma chiude i suoi porti e le sue frontiere, e più in generale le ipocrisie europee, che impongono all’Italia regole di bilancio rigide, impedendole di investire e risollevarsi dalla crisi e dall’ austerità.

Dell’ incontro fra Orbán e Salvini è rimasta impressa soprattutto la comune vocazione anti-migranti: «Noi abbiamo dimostrato che l’immigrazione può essere fermata via terra, lui dimostra che può essere fermata via mare», ha detto Orbán. Mentre Salvini ha aggiunto: «Oggi comincia un percorso comune che sarà seguito da molte altre tappe, per mettere in primo piano il diritto al lavoro, alla salute e alla sicurezza. Tutto quello che le élite europee ci rifiutano». Ciò che rende Salvini così pericoloso è proprio la sua capacità di coniugare il discorso nativista e quello sociale, il discorso migratorio e quello sul debito, il tutto racchiuso nella denuncia dell’ipocrisia delle élite. La Bce ha stampato miliardi di euro per salvare le banche e non può aiutare l’Italia rinviando il rimborso del debito?

Questo discorso di buon senso continuerà a sedurre gli elettori fintanto che l’Europa non lo rimpiazzerà con una narrazione di livello più alto. In Polonia e in Ungheria, i poteri illiberali hanno coltivato la loro popolarità finanziando misure sociali che i governi europeisti rifiutavano. Certo, si può contare sul fatto che l’opinione pubblica italiana si opporrà allo scontro estremo e a un ritorno alla lira e all’inflazione. Ma è il momento che l’Europa dimostri alle classi popolari che è lo strumento più appropriato per difenderle, mettendo in campo una politica di rilancio economico e giustizia fiscale. Fintanto che i centristi praticheranno lo stesso liberismo antisociale, il social-nativismo avrà un futuro roseo.

La Repubblica, 11 settembre 2018

 

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