Diciotti, il presidente dell’Asgi: “I migranti non possono essere portati in Albania contro la loro volontà”

27 Ago 2018

Lorenzo Trucco, dell’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, spiega: “Tirana non è nell’Ue, trasferire lì gli immigrati senza il loro consenso sarebbe allontanamento coatto”. E su quelli accolti dalla Cei:
“Sono sul territorio nazionale, possono presentare domanda ed essere inseriti nel sistema di protezione pubblico come chiunque arrivi in Italia”

“Nel caso Diciotti siamo davanti a violazioni macroscopiche. Come associazione stiamo cercando di entrare in contatto con questi migranti perché almeno siano consapevoli dei loro diritti”. Lorenzo Trucco, presidente dell’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, trova sconcertanti molti aspetti della soluzione trovata.

Partiamo dall’accoglienza da parte della Cei. Cosa significa dal punto di vista giuridico?
“La Cei non è uno Stato sovrano. Questi migranti sono sul territorio italiano. Certo la Chiesa può offrire un’assistenza di tipo privatistico, come è già accaduto per i migranti arrivati con i corridoi umanitari. Ma queste persone restano sul territorio nazionale quindi possono presentare domanda e avere diritto di essere inseriti nel sistema pubblico di protezione, come tutti gli altri richiedenti”.

Questo anche perché vige il criterio del Paese di primo arrivo.
“Certo, la Convenzione di Dublino è sempre in vigore. E con quella bisogna fare i conti. Tra l’altro i migranti della Diciotti sono in gran parte eritrei. E nel caso dell’Eritrea c’è una percentuale di accoglimento della domanda di protezione molto alta, intorno al 70 per cento. Quindi possono sperare concretamente di ottenere la protezione internazionale”.

Veniamo al caso dell’Albania. Cosa pensa dell’accordo raggiunto con Tirana?
“Qui siamo fuori da qualsiasi piano giuridico. L’Albania non è nell’Unione europea, quindi parliamo di un ricollocamento in un Paese terzo che non ha tutto quanto previsto dal sistema comune europeo di asilo. Vuol dire che non siamo certi che abbiano i requisiti richiesti per il riconoscimento della protezione. Quindi un trasferimento in questo Paese può avvenire solo se i migranti sono d’accordo, mai contro la loro volontà. In quel caso sarebbe un allontanamento forzato. E poi c’è il tema della scelta. Come sarà selezionato chi deve andare in Albania? È un teatro dell’assurdo, un attacco al sistema dell’asilo. Per fortuna c’è stato l’intervento della magistratura”.

Questi migranti devono essere informati.
“Il tema dell’informazione è fondamentale. Devono sapere di aver diritto a chiedere l’asilo in base alla Costituzione. Con la nostra associazione stiamo cercando di entrare in contatto con queste persone perché siano pienamente consapevoli. Quando la nave era ancora bloccata, abbiamo anche provato a rivolgerci alla Corte europea, poi per fortuna la situazione si è sbloccata”.

I migranti della Diciotti potrebbero ricorrere contro l’Italia per i giorni trascorsi a bordo della nave bloccati in porto a Catania? C’è anche un’inchiesta per sequestro di persona.
“Certo, le strade sono tante: dalla corte di giustizia europea ai tribunali nazionali. Potrebbero ottenere un risarcimento. Ma mi tocca dire che non sono strade veloci”.

Repubblica.it, 26 agosto 2018

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