Sommersi e salvati: un filo di speranza?

21 Lug 2018

Domenico Gallo Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

La scorsa settimana sulle pagine di questo giornale (i sommersi ed i salvati, 13/07/2018) abbiamo richiamato un documento dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati che ha lanciato un grido d’allarme sull’incremento del numero dei migranti morti in mare: “Nel solo mese di giugno una persona su sette ha perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale, rispetto a una su 19 nella prima metà dell’anno e una su 38 nella prima metà del 2017.”

Questo documento certifica gli effetti inevitabili della nuova politica di “contrasto all’immigrazione illegale” che ha portato alla chiusura dei porti alle navi delle ONG e alla frapposizione di ritardi e pretesti alle navi mercantili e persino alle navi militari e della Guardia costiera.

Il 16 luglio il quotidiano l’Avvenire ha pubblicato un articolo (Migranti. «Andiamo a salvarli». E la Guardia costiera evita la strage) in cui spiega come i militari italiani, abbiano evitato una strage con riferimento al salvataggio di 450 persone stipate su un barcone intercettato al largo di Linosa. In questo caso la strage è stata evitata perché i militari hanno deciso di agire “senza attendere i calcoli dei leader”. In seguito è emerso che due navi della Guardia di Finanza avevano avvistato il battello alle 20,30. Sono passate 5 ore e non è successo niente, alla fine una parte dei migranti si è gettata in mare per raggiungere a nuoto le navi italiane. A quel punto i militari italiani hanno rotto gli indugi ed hanno iniziato le operazioni di soccorso, evitando una strage, ma almeno quattro migranti sono scomparsi fra i flutti.  Anche in questo caso la politica, ostacolando l’intervento, si è giocata la carta dei sommersi.

Il 17 luglio la ONG spagnola Open Arms ha trovato un relitto con 2 cadaveri (una donna e un bambino) e una donna viva, ripescata dopo essere rimasta per due giorni aggrappata al relitto di un gommone. La ONG ha denunciato che si tratta di profughi lasciati morire in mare dai libici. “Quando siamo arrivati, – ha twittato Oscar Camps – abbiamo trovato una delle donne ancora in vita, non abbiamo potuto fare nulla per recuperare l’altra donna e il bambino che a quanto pare è morto poche ore prima. Per quanto tempo avremo a che fare con gli assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?”.

Le foto scattate da Open Arms sono una testimonianza diretta del dramma che si sta consumando nel Mediterraneo centrale, come denunciato dall’UNHCR, ma hanno il pregio di rendere questo dramma visibile anche agli occhi e al cuore di chi non vuol vedere. Per questo Raniero La Valle parla di sconfitta di Salvini. “La sconfitta di Salvini sta in questo, che finché  le politiche di abbandono e respingimento dei profughi, di discriminazione dello straniero e di mors tua vita mea rispetto agli esuli  della miseria e della fame erano praticate con il conforto delle  buone maniere (.) erano spensieratamente accettate; ma l’Italia non è abbastanza crudele da praticarle in recto, in nome dell’ideologia settaria e con  le motivazioni spietate di Salvini; si ha un bel dire che le foto tragiche diffuse dai buonisti sono delle fake news, che andare alla deriva nel Mediterraneo è una crociera e che a salvare i profughi ci si guadagna, ma i bambini annegati sono bambini, i morti sono morti, le prigioni libiche sono prigioni e le torture sono torture, e che questo sia causato e voluto da noi l’Italia non lo può reggere; che agli agonizzanti che si attendono salvezza dal mare un governo notifichi che i porti italiani non li vedranno neanche in cartolina, è cosa di una efferatezza che non può non suscitare una crisi di rigetto e di sdegno oltre ogni calcolo politico.”

E allora non ci resta che sperare che dal profondo del popolo italiano emergano quelle energie morali capaci di rovesciare una politica fondata sulla crudeltà, che –ancora una volta – divide gli uomini in sommersi e salvati. Prima che sia troppo tardi.

 

Quotidiano del Sud

Magistrato, giudice della Corte di Cassazione. Eletto senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare del conflitto nella ex Jugoslavia.

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