Il tecnico sul tetto che scotta

19 Mag 2018

A Montecitorio aveva appena riaperto, gli onorevoli stavano entrando alla spicciolata.
Si presentò alla porta un ometto coi baffi, e una grande borsa.
-Cosa vuole? – disse il commesso.

-Io -disse timidamente l’ ometto – sono il tecnico. Mi ha chiamato il presidente Mattarella.
Trenta secondi dopo la notizia aveva già percorso le sale come una folgore. I cellulari squillavano, la gente correva qua e là.
-È arrivato il tecnico -sussurravano- il capo del nuovo governo.

L’ometto riuscì a fare pochi passi e su di lui piombò Salvini.
-Era ora!- disse con una vigorosa stretta di mano -mi raccomando, abbiamo già pronto un piano di evacuazione per i migranti. Tutti su cento aerei e poi giù col paracadute, in vari paesi europei e mediorientali, e se poi cadono il mare pazienza. Le piace?
Non me ne intendo ma. non sarà costoso?

-Ho capito, lei vuole la copertura finanziaria. Beh, tagliamo la spesa dei paracadute.

L’ometto stava per dire qualcosa, ma su di lui piombò di Maio che con una spallata allontanò Salvini.
-Non dia retta a quel fissato. Lei che è tecnico sa che il problema è l’ economia. Dobbiamo mantenere la promessa del reddito di cittadinanza. Non mi dica che è costoso. Abbiamo una soluzione. Per chiedere il reddito di cittadinanza, una domanda in carta da bollo da dodicimila euro.
-Non sono troppi?
-Ma la carta da bollo è gratis, inoltre rispetto all’ Ilva Non riuscì a finire la frase.
Martina a capo di un manipolo del Pd lo catturò -Noi siamo per un ‘opposizione concreta e rilassata. Abbiamo bisogno di tempo per riguadagnare i voti perduti. Quindi per favore tenga duro almeno un anno’.

-No, abbiamo bisogno di due anni – disse Bersani -Almeno cinque – tuonò D’ Alema da fondo sala.
-Non dia retta a loro, il capo sono ancora io -disse Renzi.

Si accapigliarono, e nella ressa due energumeni cogli occhiali neri sollevarono di peso l’ometto e lo portarono in un lussuoso ufficio.
Su un trono d’ebano lo attendeva Silvio Berlusconi.
-Benvenuto, ho sempre pensato che un tecnico fosse la soluzione migliore. Io avrei voluto Mourinho ma lei mi sembra una persona seria. Qual è il settore da cui vorrebbe cominciare?
-Io dalla televisione, naturalmente – disse l’ometto.
-Grande idea! Quei due si illudono, ma se voglio li massacro in un mese. Passo dalla benevolenza critica all’inchiappettamento analitico. Comprerò altre dieci, cento televisioni contro di loro. Credono di avermi messo da parte, ma ho superato ben altri tradimenti. Mi ricordo quando sventai la congiura dei sacerdoti di Anubi, e poi Catilina e gli Ugonotti.

-Mi scusi, ma io dovrei andare al lavoro, il presidente mi aspetta.

-Giusto! Lei è un lavoratore, mica come quei fighetti del Pd, o Di Maio che vendeva i lupini allo stadio o Salvini che sa solo fare rutti e twitter La faccio subito accompagnare. Dove deve andare?
-Sul tetto.
-Ma no, lei deve venire al giuramento, lei è il capo del governo, lei è il tecnico che tutti attendevamo.
-Credo ci sia un equivoco. Io sono il tecnico delle antenne. Mi ha detto il dottor Mattarella che il suo televisore prende male i canali

– Impostore, magistrato! -urlò Silvio- Lo avevo subito notato che era scuro di pelle -ringhiò Salvini.
-Bugiardo come un giornalista- disse Di Maio.
-Quando ci vuole per montare l’antenna nuova? Almeno un anno, la prego- disse Martina.
-Anche due- disse Renzi.

E l’ ometto fu accompagnato sui tetti, nel disprezzo generale.

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Il Fatto Quotidiano, 14 maggio 2018

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