La rappresentanza parlamentare al centro del 2018 di LeG

22 Apr 2018

Tomaso Montanari

Caro Gaetano (Azzariti ndr), cari colleghi ed amici,

tengo a prendere la parola in questa occasione, seppur brevemente. Innanzitutto, caro Gaetano, desidero farlo per ringraziarti, a nome mio personale e a nome di tutta Libertà e Giustizia, per aver assunto la guida dell’Associazione Salviamo la Costituzione, a cui tutti guardiamo con riconoscenza e fiducia, e che deve continuare a rappresentare un argine rigoroso contro ogni tentativo di stravolgimento della Carta, e insieme un laboratorio di proposte per la sua attuazione.

È facile prevedere che i prossimi mesi vedranno crescere il coro delle voci che già sono tornate a parlare di «legislatura costituente» e di «grandi riforme istituzionali e costituzionali». Le due proposte di revisione costituzionale in senso presidenzialista già presentate da parlamentari del Partito Democratico rischiano di essere solo le prime di una stagione caratterizzata dalla parola d’ordine della ‘governabilità’ e dall’avversione per la libertà degli eletti da ogni vincolo di mandato.

Diventa allora davvero importante e urgente non solo opporsi a questi singoli tentativi, ma articolare un discorso sulla democrazia che sia del tutto alternativo a quello mainstream.

Per questo Libertà e Giustizia ha scelto come tema di lavoro di tutti i suoi circoli per il presente anno sociale quello della rappresentanza parlamentare. Il messaggio di fondo delle riforme costituzionali, che abbiamo respinto il 4 dicembre 2016, affermava che la democrazia è un problema: che i suoi tempi, i suoi bilanciamenti, i suoi equilibri, i suoi conflitti sarebbero in contrasto con le esigenze di una società moderna.

Ebbene, noi ora dobbiamo avere la forza di proclamare il nostro amore per la democrazia, dobbiamo sapere dimostrare perché la democrazia non solo non è un problema, ma è la risposta ai nostri problemi. Saper spiegare le virtù di un sistema elettorale proporzionale (l’unico, peraltro, che dia senso alla garanzie dell’articolo 138 della Carta). Saper distinguere tra dialogo e inciucio. Saper esaltare la virtù di un compromesso trasparente e progressivo: quello che costringe i contraenti ad evolvere, nell’interesse esclusivo della nazione. Saper argomentare intorno al fatto che vincere le elezioni non vuole dire annientare l’avversario, o espellerlo dal Parlamento.

Le aggressioni alla Costituzione italiana nascono dalla necessità dell’ordoliberismo internazionale di eliminare uno dei pochi bastioni di giustizia rimasti in Europa: ma il consenso verso quelle aggressioni nasce dall’assenza di una pedagogia democratica attraverso la quale possiamo educarci reciprocamente alle virtù civili, e al confronto.

Durante un incontro sulla Costituzione, organizzato insieme all’Anpi in una scuola di Firenze, un bambino di nove anni mi ha chiesto perché parlassi male del fascismo, obiettandomi che Casa Pound è forte, mentre la democrazia è debole. Parliamo di Firenze, e di un bambino di nove anni!

Il nostro interlocutore ideale deve essere quel bambino: sapremo spiegargli che la forza della democrazia è proprio la sua apparente debolezza? Che la vera garanzia di pace e giustizia è la sua mitezza? Che l’inclusione, i diritti, il bilanciamento dei poteri sono l’unica strada per rendere più giusto questo nostro Paese?

A settant’anni dall’approvazione della Carta, ci troviamo di nuovo di fronte a ciò che i Fratelli Rosselli si proponevano di combattere, fin dai primi anni venti: «questo generale sfaldamento di tutta una struttura nazionale, questo crollo, questa indifferenza » (Piero Calamandrei).

È rispondendo fino in fondo a questa sfida che possiamo davvero difenderla, e attuarla, questa nostra amata Costituzione.

Grazie, e buon lavoro,

Tomaso Montanari, presidente di Libertà e Giustizia.

Firenze, 20 aprile 2018

(*) L’intervento del professor Montanari, qui pubblicato, è relativo all’incontro del 20 aprile scorso, a Roma, nella sede della Cgil, “La Costituzione alla prova del 70mo anniversario”.

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