Uno dei danni collaterali del cambiamento climatico è la distruzione di estese porzioni di ciò che definiamo ” patrimonio storico e artistico”: che è poi la forma dell’ Italia, quella unione indivisibile di natura e arte che la cultura italiana tra John Ruskin e Benedetto Croce chiamava «il volto amato della patria». Se, infatti, continua a piovere come è piovuto nelle ultime settimane (tanto, e tutto insieme dopo mesi di siccità) le mura e le torri di San Gimignano continueranno a crollare: e con esse quelle di Volterra, le chiese di Napoli, le case di Pompei, e tanto altro ancora.
Oltre a invertire la rotta dei comportamenti umani che concorrono a stravolgere il clima c’è qualcos’altro che possiamo e dobbiamo fare. Il sindaco di San Gimignano ha dichiarato che mettere in sicurezza le parti di mura oggi a rischio costerebbe alcune centinaia di migliaia di euro, che non trovano posto nel bilancio comunale. Lo stesso Comune, tuttavia, potrebbe destinare a questo e ad altri importanti interventi di restauro otto milioni di euro, ora bloccati in banca dal Patto di stabilità. Ecco una prima cosa: bisogna fare per il patrimonio ciò che si è fatto per le scuole, cioè sottrarlo al cappio di quel Patto.
Ma non è troppo tardi per provare a bloccare l’involuzione culturale a cui ci stiamo condannando da soli.
la Repubblica, 15 aprile 2018
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