Svizzera/La questione del voto all’estero

01 Apr 2018

Bene o male le elezioni si sono svolte, bene o male i risultati ufficiali ci sono, anche per l’estero.

Eletti in Europa:

Laura Garavini (PD) continua il suo impegno anti-mafia al Senato, in sostituzione  di Micheloni; Raffaele Fantetti (F.I.) sostituisce Aldo Di Biagio, che era stato eletto con la lista Monti e si ripresentava con l’UDC.

Alla Camera Massimo Ungaro è il più giovane eletto, insieme a Angela Schirò, italiana di seconda generazione residente a Karlsruhe, del PD.  Altri eletti sono Simone Billi (Lega), Elisa Siragusa (M5S) 32 anni originaria di Milano, residente a Londra, Alessandro Fusacchia (+Europa), 39 anni, residente a Roma, ma con un passato a Parigi, Bruxelles e Ginevra.

In Europa si riconferma sostanzialmente il voto di 5 anni fa, con la lista +Europa di Emma Bonino che sostituisce sul podio dei vincitori del seggio la “lista Monti”.

Per quanto riguarda le altre circoscrizioni, si può dire la stessa cosa: USEI e MAIE conquistano ciascuna un deputato e un senatore in America meridionale, il PD si aggiudica un senatore in Australia e F.I il senatore degli Italiani emigrati in Nord America.

Quali sono le novità in Europa? Innanzitutto un ricambio generazionale, con ben quattro deputati sotto i 40 anni e  alcuni giovani cinquantenni al Senato. La lista +Europa ha conquistato un seggio in Europa, raccogliendo un po’ di elettori scontenti del PD, ma ha avuto il pienone in Gran Bretagna con il 14%, raccogliendo il voto anti-brexit. La lega, per la prima volta, esprime un rappresentante dall’estero, in palese controsenso per un partito che si è sempre detto contrario alla legge sul voto italiano all’estero. M5S ha più che raddoppiato i suoi voti in Europa, ma ha ottenuto un solo seggio, come nel 2013, e nessun seggio altrove. Ci si domanda allora come si è giunti a questi risultati.

Ognuno di noi è rinchiuso nella sua piccola “bolla” di esperienze dirette e personali. Noi che siamo all’estero “siamo diversi”: non siamo condizionati dai media italiani, non viviamo in Italia, di cui abbiamo una visione più distaccata, a volte migliore, a volte non cogliamo i veri problemi. Di sicuro, noi che siamo in Europa votiamo per come vorremmo che fosse il Paese, un po’ più normale. C’è meno propensione per gli estremi, meno voti di pancia e di protesta. In più, il sistema elettorale smorza ogni nuovo movimento e rende molto difficile un risultato che sia estremamente diverso dal risultato precedente, in termini di seggi.

La novità di queste elezioni all’estero consiste nel fatto che è stata abolita la norma che consentiva di inviare materiale per pubblicità elettorale a tariffa postale agevolata. Un riscontro della minore pubblicità dei candidati c’è: ci sono stati molti meno voti di preferenza rispetto ai voti di lista. Solo qualche candidato ha inviato pubblicità elettorale, e non dall’Italia.

Si è parlato molto nei giorni scorsi dei brogli nel voto italiano all’estero: tre servizi de “Le Iene” e uno di Rai3 Agora, oltre a vari articoli di giornale.

Cerchiamo di fare il punto della situazione, in maniera distaccata, il più possibile oggettiva e seria, e in particolare senza le idee preconcette che sembrano essere presenti in molte delle analisi, senza parlare attraverso slogan.

Innanzitutto, riguardo ai brogli occorre puntare l’indice non solo contro i candidati che ‘tramano’, ma anche contro le comunità italiane che li rendono possibili. Senza la complicità dell’elettore rimarrebbe solo la stampa di schede false. E’ accaduto anche questo nel 2008; qualcosa si è fatto, non molto, tanto è vero che esiste il sospetto che sia avvenuto di nuovo quest’anno.

A fronte di poche comunità italiane in Europa, avvezze al malaffare elettorale, ce ne sono tante nel mondo dove il voto ha il rispetto dovuto.

Detto questo, non avendo ancora a disposizione i dati delle scorse elezioni, abbiamo dato uno sguardo ai dati ufficiali del 2013. Si trova riscontro di quanto documentato dal servizio delle Iene? La risposta è sì: nelle sezioni che hanno scrutinato i voti del consolato di Colonia c’è un incremento anomalo dei voti per Mario Caruso in due sole sezioni. Questa configurazione ha una probabilità di meno di una su un milione che si sia prodotta per puro caso. Viceversa è pienamente compatibile col fatto che circa trecento schede siano state votate tutte insieme e recapitate al consolato, finendo negli stessi due seggi, in pieno accordo con quanto ammesso dall’anonimo de Le Iene. Considerando che Caruso ha vinto con soli 80 voti di scarto su Mario Zoratto, se l’ipotesi fosse vera avremmo l’esempio lampante di un deputato che avrebbe occupato per un’intera legislatura un seggio che in realtà non gli apparteneva. Che Mario Caruso sia coinvolto come mandante è, per ora, solo sostenuto dall’anonimo che si è auto-accusato con Le Iene. Dunque, non si esclude che dei brogli, anche piccoli, riescano a cambiare il risultato di un’elezione all’interno della stessa lista. Le anomalie delle distribuzioni di preferenze non riguardano solo Caruso, ma non hanno avuto altrettanta importanza nel risultato. Se verrà validato con altri riscontri, come per esempio perizie grafiche, questo metodo può fornire indicazioni precise su dove e per quali candidati, e in quali comunità di emigranti sono state commesse irregolarità nel voto. In particolare, in alcune comunità in America latina ci sono fortissime indicazioni di irregolarità, per un numero ancora maggiore di voti.

Sono anni che si ripetono queste cose, potremmo direttamente riciclare gli articoli delle precedenti elezioni. Ci sono svariati modi per diminuire la possibilità di brogli e renderli più difficili:

  • Istituire l’elenco di chi vuol votare, detta anche “inversione dell’opzione”: la scheda viene inviata a chi ne fa richiesta. Questa modifica è stata proposta da Garavini, in una proposta di legge nella scorsa legislatura, ma mai discussa in aula ed è decaduta per la fine della legislatura.
  • Far stampare le schede elettorali con caratteristiche anti falsificazione. Anche questo è contenuto nella proposta Garavini.
  • Rendere obbligatoria una scrittura autografa sul certificato elettorale, del tipo “In Italia il voto è personale, libero e segreto”, in modo da avere riscontro grafico in caso ci sia un “voto di gruppo” anche per i voti di lista.
  • Stipulare accordi bilaterali con i paesi ospiti, laddove possibile, per considerare i reati contro le elezioni italiane come se fossero reati contro le elezioni del paese ospite.
  • Rendere automatica la lettura del certificato elettorale tramite codice a barre, in sede di spoglio, collegato a un’unica base dati. Basterebbe un decreto attuativo per introdurre questo miglioramento, mirato a identificare subito la stampa di schede e certificati elettorali falsi e, quindi, duplicati. Scrivere chiaramente le istruzioni su come votare, ma anche su perché votare, e cosa fare se non si vuole votare, anche nelle principali lingue, inclusa quella del posto, se possibile.

Con il Parlamento attuale è ben difficile che queste misure siano adottate con legislazione normale: ma non si sa mai, i miracoli possono accadere. Gli ultimi due punti non necessitano neanche dell’intervento del legislatore, ma un semplice decreto attuativo del MAE e del ministero dell’Interno.

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La figura mostra la distribuzione delle preferenze nelle elezioni del 2013 per due candidati della lista Monti nei singoli seggi che hanno scrutinato i voti del consolato di Colonia. In genere le preferenze devono essere distribuite con la classica distribuzione “a campana”, dovuta al fatto che il voto affluisce, tramite posta, in maniera casuale. Questo è evidente nel grafico a sinistra, che mostra il caso nomale. La stragrande maggioranza delle distribuzioni di preferenze dei candidati segue questa distribuzione. Se dei “pacchetti di voti” vengono inoltrati insieme, e quindi presumibilmente votati insieme, sono evidenti perché finiscono insieme nelle stesse sezioni di scrutinio, come nel grafico a destra, in cui la probabilità che i voti con preferenza Caruso si siano casualmente raggruppati nelle stesse sezioni è inferiore a una su un milione.

(*) L’autore dell’articolo è socio del Circolo LeG della Svizzera.

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