“I cittadini devono essere capaci di far saltare il sistema. Bisogna smontare il terreno di gioco. Nel Parlamento non ce la fai: se sei lì hai accettato certe regole”. Così Carlo Galli -politico, accademico e filosofo poltico- conclude il suo intervento in un incontro con il presidente di Libertà e Giustizia, Tomaso Montanari, organizzato l’11 dicembre scorso dal Circolo LeG di Bologna dal titolo “Incursioni realizzate o tentate da professori nel mondo della politica”.
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È l’occasione per parlare del libro di Galli “Democrazia senza popolo. Cronache dal Parlamento crisi della politica italiana” (edito Feltrinelli). Un libro, ironico e durissimo, dedicato a coloro che stanno fuori dal Palazzo, che hanno un interesse “esistenziale”, per i quali il dibattito politico è una “questione di dignità personale e collettiva”. Un libro quindi dedicato a tutti noi, che vogliamo “capire, dire e ascoltare insieme”.
È l’occasione per parlare del libro di Galli “Democrazia senza popolo. Cronache dal Parlamento crisi della politica italiana” (edito Feltrinelli). Un libro, ironico e durissimo, dedicato a coloro che stanno fuori dal Palazzo, che hanno un interesse “esistenziale”, per i quali il dibattito politico è una “questione di dignità personale e collettiva”. Un libro quindi dedicato a tutti noi, che vogliamo “capire, dire e ascoltare insieme”.
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Galli denuncia che le decisioni sono prese fuori, da decisori extra politici, che il metapotere è costituito dai conti pubblici, che non ci devono essere ostacoli nemmeno nei diritti (che irrigidiscono), che il sistema ha lo scopo di produrre ricchezza privata non pubblica, e -infine- che così si è distrutto il ceto medio e sono aumentate le diseguaglianze. Sostiene che la stessa ideologia del merito crea differenze e che lo Stato tratta Università e Scuola come aziende, che i giovani sanno che la loro vita è una giungla e non si può andare avanti così.
Galli denuncia che le decisioni sono prese fuori, da decisori extra politici, che il metapotere è costituito dai conti pubblici, che non ci devono essere ostacoli nemmeno nei diritti (che irrigidiscono), che il sistema ha lo scopo di produrre ricchezza privata non pubblica, e -infine- che così si è distrutto il ceto medio e sono aumentate le diseguaglianze. Sostiene che la stessa ideologia del merito crea differenze e che lo Stato tratta Università e Scuola come aziende, che i giovani sanno che la loro vita è una giungla e non si può andare avanti così.
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Afferma che la speranza è fuori, non dentro il Parlamento. Che si deve cominciare col voto, la cultura e la scuola, con un’opera continua di critica e contro informazione, avviando un processo che deve aiutare a formare idee che evidenzino le contraddizioni crescenti. Che i partiti sono stati distrutti dal potere economico e con essi le democrazie occidentali, che bisogna far funzionare la politica, combattere il potere.
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L’incontro è anche l’occasione per parlare dell’esperienza del “Brancaccio”. Montanari riprende il discorso e afferma che il libro di Galli è la cronaca di uno scollamento tra cultura e politica. Il tentativo del “Brancaccio”, dichiara, nasce dall’esperienza del Referendum costituzionale del 2016 ed era incentrata sul recupero dell’astensionismo, voleva opporsi al professionismo della politica (vissuta come un impiego), ai candidati scelti dai funzionari di partito, alla sinistra che ha smontato la Costituzione.
Afferma che la speranza è fuori, non dentro il Parlamento. Che si deve cominciare col voto, la cultura e la scuola, con un’opera continua di critica e contro informazione, avviando un processo che deve aiutare a formare idee che evidenzino le contraddizioni crescenti. Che i partiti sono stati distrutti dal potere economico e con essi le democrazie occidentali, che bisogna far funzionare la politica, combattere il potere.
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L’incontro è anche l’occasione per parlare dell’esperienza del “Brancaccio”. Montanari riprende il discorso e afferma che il libro di Galli è la cronaca di uno scollamento tra cultura e politica. Il tentativo del “Brancaccio”, dichiara, nasce dall’esperienza del Referendum costituzionale del 2016 ed era incentrata sul recupero dell’astensionismo, voleva opporsi al professionismo della politica (vissuta come un impiego), ai candidati scelti dai funzionari di partito, alla sinistra che ha smontato la Costituzione.
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“Bisognava invertire la rotta anche nel rinnovamento dell’equipaggio”, sottolinea ancora lo storico dell’arte, ricordando che si chiedeva trasparenza nelle liste e leadership non calate dall’alto, che si voleva fare una lista capace di parlare al popolo del No. Riconosce gli errori fatti per ingenuità e inesperienza, ma ribadisce che -dopo le elezioni- l’esperienza il Brancaccio va ripreso. “Il Fuori deve cambiare il Dentro”, ricorda infine Montanari confermando le tesi di Galli.
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A cena, in assenza dei relatori, il dibattito continua e qualcuno suggerisce: “Perché non usiamo questi mesi per avviare un processo di ascolto delle persone? Andiamo in giro sul territorio chiedendo loro le priorità che sentono. Sarebbe l’unico modo per ricostruire quel popolo di sinistra che non ha più un luogo per parlare”. Un’idea per una buona prassi nell’immediato futuro.
“Bisognava invertire la rotta anche nel rinnovamento dell’equipaggio”, sottolinea ancora lo storico dell’arte, ricordando che si chiedeva trasparenza nelle liste e leadership non calate dall’alto, che si voleva fare una lista capace di parlare al popolo del No. Riconosce gli errori fatti per ingenuità e inesperienza, ma ribadisce che -dopo le elezioni- l’esperienza il Brancaccio va ripreso. “Il Fuori deve cambiare il Dentro”, ricorda infine Montanari confermando le tesi di Galli.
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A cena, in assenza dei relatori, il dibattito continua e qualcuno suggerisce: “Perché non usiamo questi mesi per avviare un processo di ascolto delle persone? Andiamo in giro sul territorio chiedendo loro le priorità che sentono. Sarebbe l’unico modo per ricostruire quel popolo di sinistra che non ha più un luogo per parlare”. Un’idea per una buona prassi nell’immediato futuro.
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(*) L’autrice è componente del Consiglio di direzione di LeG.
(*) L’autrice è componente del Consiglio di direzione di LeG.
Cara Rita Vella,
davvero si sente la necessità di chiedere ad ogni cittadino quali priorità? Non bastano i rapporti dell’Istituto CATTANEO, dell’ISTAT, CENSIS, DEMOS? Non bastano le denunce antiche fino a contemporanee della folta e frenetica schiera dei denunciatori professionali, Travaglio, Gabanelli, Iacona, Formigli, Stella, Rizzo e assimilabili? Non bastano le cronache dei media che ogni giorno elencano le difficoltà di una Cittadinanza provata e rancorosa, in attesa perenne di un cambiamento qualitativo dell’offerta politica? Non basta tutto ciò ad accendere quell’azione che il prof. Galli indica:
“I CITTADINI DEVONO ESSERE CAPACI DI FAR SALTARE IL SISTEMA. BISOGNA SMONTARE IL TERRENO DI GIOCO. NEL PARLAMENTO NON CE LA FAI: SE SEI LI’ HAI ACCETTATO CERTE REGOLE”.
e che io traduco già da molto tempo addietro in “RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE” dei Cittadini che, con l’esercizio degli articoli 71 e 50 della Costituzione, quelli della democtazia diretta propositiva, possono cambiare il corso del destino del Paese, imponendo al Parlamento suddito e delegato, pur restando “NELLE FORME E NEI LIMITI…”, l’agenda dei lavori e delle riforme attese dalla Cittadinanza e opportune per il Paese.
Un’azione propedeutica al successo elettorale di una “LISTA CIVICA NAZIONALE per la DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE e quindi all’allontanamento dalle Camere di quella mediocrità che ha portato il Paese nella palude in cui ci dibattiamo senza riuscire a venirne fuori. Lista Civica partecipata da Persone di rigore morale e culturale, competenti e orientate al ben comune, il tutto garantito dalla storia personale e non da campagne elettorali, per iniziare un percorso di evoluzione e progresso continui, per entrare finalmente in Europa degnamente.
Ma una tale azione deve essere condotta da quei professori, e loro colleghi, che in Parlamento “HANNO DOVUTO ACCETTARE CERTE REGOLE, HANNO DOVUTO PIEGARSI”, perchè senza guide sagge, la Cittadinanza può fare solo caos…
Paolo Barbieri
Salve, non per contestare, perchè so il lavoro che fate e vi stimo moltissimo, ma cosa c’è ancora da chiedere ai cittadini?
Non bastano gli innumerevoli programmi televisivi in prima serata?
Non bastano i continui voti di pura protesta e le continue e ormai smorte manifestazioni per capire che la gente ha semplicemente il rifiuto di tutta la classe politica?
Non bastano le demos di grandi giornalisti o i dati riportati dai vari istituti di ricerca?
Io credo che la gente lo abbia straurlato in ogni sede che vuole le riforme del popolo.
Che vuole spendere il proprio voto per gente credibile, persone che possano dare un briciolo di speranza alla nazione.
“I cittadini devono essere capaci di far saltare il sistema. Bisogna smontare il terreno di gioco. Nel Parlamento non ce la fai: se sei lì hai accettato certe regole”
Ma se è vero che il Proff Galli ha detto una frase così dirompente, non resta che proseguire con l’azione.
E quale è l’azione?
Qual’è?
“A cena, in assenza dei relatori, il dibattito continua e qualcuno suggerisce: “Perché non usiamo questi mesi per avviare un processo di ascolto delle persone? Andiamo in giro sul territorio chiedendo loro le priorità che sentono. Sarebbe l’unico modo per ricostruire quel popolo di sinistra che non ha più un luogo per parlare”. Un’idea per una buona prassi nell’immediato futuro.”
Non si potrebbe invece, o magari in concomitanza, far funzionare appieno questo sito? Utilizzarlo per realizzare una piazza virtuale in cui incontrare le tantissime persone che non possono raggiungere le sedi dei vostri incontri?
Suppongo non sia facile ne’ piacevole leggere commenti e interventi di noi persone qualsiasi ma sarebbe cmq utile e potrebbe rivelarsi forse piu’ costruttivo che stilare un programma con un
Epifani fiero delle cose realizzate dai governi della sua sinistra. Magari, col senno di poi, il Brancaccio puo’ riconoscere che nel giorno dell’esordio sarebbe stato meglio ascoltare e interloquire con la donna indignata dalla passerella dei politici: forse aveva intuito che volevano solo un modo per restaurare il proprio controllo sul proprio mondo perfetto usurpato da Renzi e non resuscitare la sinistra: cosa che gli organizzatori hanno capito dopo aver sprecato tempo, fatica e passione sincera.
Magari mi sbaglio, ma magari no.