Montanari e Galli a Bologna, incontro su “Democrazia senza popolo”

14 Dic 2017

“I cittadini devono essere capaci di far saltare il sistema. Bisogna smontare il terreno di gioco. Nel Parlamento non ce la fai: se sei lì hai accettato certe regole”. Così Carlo Galli -politico, accademico e filosofo poltico- conclude il suo intervento in un incontro con il presidente di Libertà e Giustizia, Tomaso Montanari, organizzato l’11 dicembre scorso dal Circolo LeG di Bologna dal titolo “Incursioni realizzate o tentate da professori nel mondo della politica”.
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È l’occasione per parlare del libro di Galli “Democrazia senza popolo. Cronache dal Parlamento crisi della politica italiana” (edito Feltrinelli). Un libro, ironico e durissimo, dedicato a coloro che stanno fuori dal Palazzo, che hanno un interesse “esistenziale”, per i quali il dibattito politico è una “questione di dignità personale e collettiva”. Un libro quindi dedicato a tutti noi, che vogliamo “capire, dire e ascoltare insieme”.
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Galli denuncia che le decisioni sono prese fuori, da decisori extra politici, che il metapotere è costituito dai conti pubblici, che non ci devono essere ostacoli nemmeno nei diritti (che irrigidiscono), che il sistema ha lo scopo di produrre ricchezza privata non pubblica, e -infine- che così si è distrutto il ceto medio e sono aumentate le diseguaglianze. Sostiene che la stessa ideologia del merito crea differenze e che lo Stato tratta Università e Scuola come aziende, che i giovani sanno che la loro vita è una giungla e non si può andare avanti così.
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Afferma che la speranza è fuori, non dentro il Parlamento. Che si deve cominciare col voto, la cultura e la scuola, con un’opera continua di critica e contro informazione, avviando un processo che deve aiutare a formare idee che evidenzino le contraddizioni crescenti. Che i partiti sono stati distrutti dal potere economico e con essi le democrazie occidentali, che bisogna far funzionare la politica, combattere il potere.
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L’incontro è anche l’occasione per parlare dell’esperienza del “Brancaccio”. Montanari riprende il discorso e afferma che il libro di Galli è la cronaca di uno scollamento tra cultura e politica. Il tentativo del “Brancaccio”, dichiara, nasce dall’esperienza del Referendum costituzionale del 2016 ed era incentrata sul recupero dell’astensionismo, voleva opporsi al professionismo della politica (vissuta come un impiego), ai candidati scelti dai funzionari di partito, alla sinistra che ha smontato la Costituzione.
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“Bisognava invertire la rotta anche nel rinnovamento dell’equipaggio”, sottolinea ancora lo storico dell’arte, ricordando che si chiedeva trasparenza nelle liste e leadership non calate dall’alto, che si voleva fare una lista capace di parlare al popolo del No. Riconosce gli errori fatti per ingenuità e inesperienza, ma ribadisce che -dopo le elezioni- l’esperienza il Brancaccio va ripreso. “Il Fuori deve cambiare il Dentro”, ricorda infine Montanari confermando le tesi di Galli.
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A cena, in assenza dei relatori, il dibattito continua e qualcuno suggerisce: “Perché non usiamo questi mesi per avviare un processo di ascolto delle persone? Andiamo in giro sul territorio chiedendo loro le priorità che sentono. Sarebbe l’unico modo per ricostruire quel popolo di sinistra che non ha più un luogo per parlare”.  Un’idea per una buona prassi nell’immediato futuro.
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(*) L’autrice è componente del Consiglio di direzione di LeG.

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