È successo qualcosa, a Sinistra. Finalmente.
La nascita di “Liberi e uguali” è un sasso nello stagno. E davvero si deve guardare con enorme rispetto alla soddisfazione delle migliaia di compagne e compagni che hanno partecipato all’assemblea di Roma.
E c’è un “però”. Non è possibile non chiedersi se i milioni che a quel processo non hanno partecipato – i cittadini di sinistra – saranno altrettanto soddisfatti di questa nascita. Al punto di votare in massa per la nuova lista.
Bisogna farlo con delicatezza, per quanto possibile. Perché in un momento così terribile nessuno ha il diritto di uccidere un entusiasmo, per quanto piccolo o magari mal fondato. E perché, è vero: non abbiamo più voglia di prendere atto di fallimenti e insuccessi. “Non facciamo troppo i difficili”, pensano in molti: “prendiamo quel che si può, e tiriamo avanti”. E poi, nell’Italia di Salvini, Berlusconi, Renzi, quale persona di buon senso e con un cuore normalmente a sinistra potrebbe dare la croce addosso a Civati, Fratoianni, Speranza, o all’ottimo Piero Grasso?
E però. E però non si può tacere. Perché se vogliamo che questa Italia non sia più appunto quella di Salvini, Berlusconi, Renzi, non possiamo continuare a fare quello che si è fatto ieri a Roma: continuare a perdere ogni occasione di svolta.
Perché il succo della vicenda è che tre partiti (due piccoli, uno minuscolo) hanno fatto una lista comune. Hanno costruito un’assemblea dividendosi le quote di delegati. Che sono tutti loro iscritti tranne un piccolissimo numero (meno del 3%, cioè circa 40 sui 1500, cui però si aggiungono altri “interni” al sistema, e cioè quasi 200 membri “di diritto”: parlamentari, assessori, sindaci…). Niente di male: ma questa è la cucitura del vecchio, non c’è niente di nuovo. È un progetto fatto per chi è “dentro” la politica, non è un progetto capace di parlare a chi è fuori. Ed è perfino umiliante che quella “società civile” alla quale non si è voluta cedere sovranità attraverso una partecipazione vera e senza piloti occulti, sia poi stata chiamata a fare da “centrotavola” attraverso dei “testimonial”. Come alla Leopolda, nella peggiore tradizione del marketing politico.
L’aspetto ironico è che poi questi delegati non hanno fatto che “acclamare” un capo deciso altrove: senza nemmeno votarlo. Il Fatto quotidiano l’ha definita una cerimonia: ecco, non era un’assemblea, era una bella cerimonia. E allora perché, ci si chiederà, blindare con tanta ferocia le quote dell’assemblea? Ma perché sarà poi questa stessa assemblea a dover ratificare le decisioni delle tre segreterie sulle candidature e i loro criteri, e cioè sull’unica cosa che venga ritenuta importante.
Ma torniamo alla cerimonia. Nessuna persona di buon senso ce la può avere con Pietro Grasso: anzi, sarà un piacere avere una voce come la sua nella canea dei leaders politici italiani. Ma è fin troppo scoperto il gioco che ha portato Grasso all’incoronazione di ieri: il gioco di un calcolo mediatico (non fatto da lui, sia chiaro: ma su di lui). Un calcolo fatto sui sondaggi. Una scelta di palazzo: ombelicale, priva di fantasia. Senza un grammo della forza che hanno, per esempio, le storie di Pablo Iglesias, Jeremy Corbyn, Alexis Tsipras, Bernie Sanders. E il dettaglio per cui sul simbolo dovrebbe essere scritto “Liberi e uguali per Grasso” suona come una drammatica smentita del nucleo più carico di futuro della Sinistra che ancora non c’è: tutto quello che sta cambiando in meglio il Pianeta è fondato sul “Noi”, non sull’ “Io”, sulla comunità e non sul capo. Per questo, la fotografia dei quattro piccoli capi insieme al grande capo – tutti maschi – della “nuova sinistra” rischia di essere il rovesciamento simbolico di tutto quello che potranno dire.
Il vicedirettore dell’Huffington Post, Alessandro De Angelis, ha detto ieri, a mezzorainpiù, che “ci voleva più cuore”, più coraggio, più radicalismo, più voglia di cambiare: perché così si sta costruendo solo un piccolo “Pd dal volto umano” che non recupererà né i voti degli astenuti, né quelli dei 5 stelle. Lo penso anche io.
E lo penso anche perché ieri il capo è stato acclamato senza un progetto. Senza un programma. Senza aver prima esplicitato quale visione del paese abbia questa nuova forza elettorale. E senza aver chiarito quale rapporto c’è – se c’è – tra quella visione e la scelta del leader.
C’è, è vero, un manifesto di cinque cartelle: che conosco bene perché ho contribuito a scriverlo anche io. Ma proprio per questo so che è solo una sommaria dichiarazione di direzione. E soprattutto so quanta fatica si è dovuta fare per arrivarci. E so che se ieri un vero programma non è stato presentato è perché su molti nodi cruciali non c’è accordo, tra i contraenti.
Un aneddoto, che serve a spiegare cosa intendo. Nella prima versione di un lungo testo che Guglielmo Epifani (incaricato da Mdp della trattativa per quel manifesto) ci propose, si leggeva questa imbarazzante frase:
Vanno eliminate le forme contrattuali più precarie, e i contratti a termine privi di casuale, il lavoro precario deve essere più costoso per l’impresa rispetto a quello stabile, e vanno introdotti elementi di costo aggiuntivi per le imprese che non rinnovino o stabilizzino. i contratti a termine.
Quello stesso giorno, per puro caso, Papa Francesco aveva detto:
Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori (…). Precarietà totale: questo è immorale! Questo uccide! Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Lavoro in nero e lavoro precario uccidono.
E niente: è tutto qua. La distanza abissale tra il linguaggio del Papa e quello dell’ex segretario della Cgil è la distanza che una nuova Sinistra avrebbe dovuto esser capace di coprire. Non ci riuscimmo allora: chiudemmo su quelle poche pagine, rimandando al dopo un lavoro serio sul programma. Che però avrebbe dovuto esser fatto prima della presentazione della lista: perché altrimenti, di cosa esattamente parliamo? Per non fare che un esempio: cosa pensano Liberi e Uguali della riforma Fornero?
Se non è ancora possibile, a cerimonia conclusa, rispondere a questa e a moltissime analoghe domande è perché Mdp non ha ancora fatto i conti con la storia del centrosinistra. Se tutto si risolve nell’antirenzismo, se a essere profondamente rimessi in discussione sono solo gli ultimi tre anni, e non gli ultimi venticinque, nulla di nuovo potrà nascere. Il problema della presenza dei vari D’Alema e Bersani è tutta qua: nulla di personale, ovviamente. Ma se la loro presenza lì dentro impedisce di dire la verità su quello che proprio loro hanno fatto, se non si ha il coraggio di sconfessare una storia, allora il nuovo non può nascere. Durante una delle nostre discussioni, Epifani, con il suo garbo, mi disse: “Ma allora tu vuoi dire che nulla di quello che abbiamo fatto quando eravamo al governo andava bene?”. Sì, vorrei dire proprio questo. La pagina del centrosinistra alla Tony Blair è una pagina da cui liberarsi. Senza se e senza ma.
E il fatto che il programma non sia ancora uscito, significa che questa liberazione non c’è ancora stata. Se, nelle prossime settimane, Mdp si mangerà Sinistra Italiana sui contenuti, come già se l’è mangiata nei rapporti di forza dell’assemblea, allora il disastro sarà completo.
È questa la principale ragione per cui chi si è riconosciuto nel progetto del Brancaccio ieri non era a Roma: perché quel progetto invocava una radicale discontinuità con i governi del centrosinistra (che hanno sfigurato l’Italia non meno di quelli del centrodestra), una totale democraticità del percorso, una alleanza tra cittadini e partiti, un e un nuovo linguaggio radicale capace di riportare al voto gli astenuti e di contendere i voti non tanto al Pd, quanto ai 5 Stelle.
Nulla di tutto questo c’è, nella “nuova proposta” di Liberi e Uguali.
Certo, molti di noi la voteranno comunque: per mancanza di meglio. Ma è davvero impossibile non dire che questo è l’estremo tentativo di rattoppare il vecchio, non è l’inizio di qualcosa di nuovo.
Per il nuovo bisognerà lavorare ancora molto, duramente e per altre strade. Lo faremo: non c’è altra scelta.
huffingtonpost.it 4 dicembre 2017
Caro Montanari, certo che questo soggetto politico non nasce con la carica di radicalità necessaria a far svoltare questo paese, l’ ha ben spiegato lei nel suo articolo. Troppi i protagonisti che hanno iniziato il processo di precarizzazione del lavoro che ora si ergono a paladini del contrario, c’è un certo odore di chiuso e di non rinnovamento che lascia perplessi.
Grande assente, come in tutto il panorama politico italiano, la mancanza di un dibattito sul programma, sui media si potrebbe dibattere all’ infinito di chi è più a sinistra di chi senza dire dove si vuol portare il paese.
Da attivista 5S la ringrazio per non avere incluso nella lista iniziale il M5S assieme ai Salvini, Berlusconi e Renzi.
Con stima
Massimiliano
UN’OCCASIONE PERDUTA, CERTAMENTE!
Non dalla Lista Grasso che ci sarà, ma da quella Lista Civica Nazionale per la Democrazia Costituzionale che ancora non c’è, e che neppure si intravede.
Ma anche sicuramente da quel 90% di Cittadinanza che denuncia alla demoscopia professionale di non aver più alcuna fiducia nell’attuale offerta politica, e che con ansia crescente da lustri ne attende un cambiamento qualitativo. Anche se con Grasso leader, qualche speranza di cambiamento potrà coltivare. Non capisco infatti perchè dovrebbe essere la continuità di un passato di cui non è stato partecipe, ma che ha invece dovuto subire come magistrato in attesa perenne di riforme sempre in ritardo, per il pianeta giustizia sempre in affanno. Ben sapendo lui, che se accettasse di esserlo, rinnegherebbe quanto di buono e di coerente ha fatto lungo il suo percorso di contrasto alle mafie. E per il fatto di aver ricoperto da oltre 20anni ruoli di vertice, di guida, penso a maggior ragione che non accetterà di essere eterodiretto da altri e di fare per loro la foglia di fico.
Credere che professionisti della politica (e contro il professionismo di qualità, quando è tale, non ho nulla), potessero fare volontariamente spazio a volenterosi ultimi arrivati, di efficacia non provata, ma solo ipotizzabile, quando essi stessi esprimono una forte volontà di discontinuità (almeno a parole), è stata una pretesa poco razionale.
E riferirsi alle storie di Pablo Iglesias e Podemos, Jeremy Corbyn, Alexis Tsipras, Bernie Sanders, è una forzatura non essendoci da noi ne persone, ne storie assimilabili.
Ed un punto di riferimento chiaro ed evidente, un leader conosciuto, è necessario per una Cittadinanza affetta da analfabetismo funzionale vicino all’80%, e che quindi ha bisogno di bandiere nelle quali identificaesi. E non dei riti del “politicamente corretto”.
Quanto affermato come necessario da De Angelis, sarebbe stato perseguibile in piena libertà, (o ancora sarebbe?), dalla Lista Civica Nazionale già citata, aperta ad una coalizione con la Sinistra aggregata da Bersani & C. e ai compromessi costruttivi necessari e virtuosi, senza dimenticare che anche la Costituzione è frutto di un buon compromesso tra l’Arco Costituzionale
E mi chiedo e Le chiedo, prof Montanari, perchè non abbiate neppure provato a percorrere la via della lista autonoma della coalizione progressista, con Grasso come leader designato, che, supportato da un risultato maggioritario certamente possibile, avrebbe potuto davvero cambiare il futuro.
E costruire un nuovo spazio politico di sinistra, sarebbe molto più facile dopo una vittoria elettorale che prima.
Saluti e auguri per un Paese migliore.
Barbieri Paolo
Gentile Sig.Barbieri (posto che e’ disincentivante dialogare in un sito che pubblica dopo giorni gli interventi dei lettori e in cui rarissimamente autori o redazione rispondono alle istanze dei lettori, ma accontentiamoci e ringraziamoli per quel che fanno), le chiedo come sia possibile continuare ad auspicare alleanze con tutti quelli che hanno propagandato il SI al referendum illegittimo contro la Costituzione o che (peggio ancora) hanno votato SI in parlamento per ‘non tradire’ la propria ditta e poi hanno sfacciatamente piagnucolato in piazza a favore del NO? Convinciamoci una volta per tutte: Prodi….Pisapia…..Bersani…..Grasso….sono persone che in passato hanno suscitato le nostre speranze e hanno anche realizzato delle cose buone ma poi, per motivi che non sappiamo o piu’ semplicemente per la propria incapacita’ di rimanere connessi alla realta’ esterna ai palazzi del potere,hanno tradito la Costituzione, tradito la nostra fiducia e tradito quella che credevamo essere la loro storia, magari involontariamente travolti dagli implacabili canoni della politica delle “…Mani sporche” magistralmente descritta nell’omonimo capolavoro di Sartre.
Non mi basterebbero mille pagine per sintetizzare lo sconcerto che mi crea un monumentale magistrato presidente del Senato che dichiara il proprio SI alla devastazione della Carta e poi si dimette da un partito di finta sinistra a fine corsa per rifarsi il look e mettersi gattopardescamente a capo di una forza presunta antagonista di quella da cui e’ appena fuoriuscito.Se tale forza non lo caccia, conferma che si tratta di vasi comunicanti e non di una forza alternativa. Tutto fa pensare ad una piu’ semplice alternativa tra il classico gattopardo e chi abbandona la nave che affonda fingendosi passeggero e non capitano che muoveva i fili dei canguri.
Sig. Barbieri:se e’ difficile trovare l’eccellenza o convincerla a candidarsi, perche’ ostinarsi masochisticamente a sperare in certi soggetti invece di fuggirli?Basta analizzare la condotta di queste persone x capire che il SI e’ solo il punto piu’ imperdonabile di una parabola comunque discendente.
Nessuno e’ perfetto ma per quanto mi riguarda, non comprendo e non mi fido dei veterani navigati che hanno abbondantemente dimostrato sul campo il male che sono capaci di farci.
Prima incominceremo a diffidare dei recidivi incalliti e meglio sara’.
Gentile Giovanna,
posto che condivido le sue considerazioni sul sito, lento nel pubblicare e rarissimamente frequentato da autori, direzione e redazione, prima di auspicare alleanze intime in un’unica lista, suggerivo una Lista Civica Nazionale… aperta ad una coalizione qualora il risultato elettorale la rendesse necessaria, o anche solo opportuna, con un potere condizionante proporzionale al successo in voti, e più autorevolmente spendibile che non il chiedere cortesemente posti a chi non li vuol mollare…
Per quelle persone che hanno tradito Costituzione, programmi e attese della Cittadinanza, e che sicuramente avranno trovato solide giustificazioni, per me rimane cmq valida la scelta razionale del male minore, assolutamente senza alcun entusiasmo da farsi alla vigilia del voto, in quanto l’astensione non fa che rafforzare percentualmente il voto organizzato renziano, destrorso o mafioso che sia.
Per quel che riguarda il SI al ref, mi consala il fatto che non risulta che Grasso si sia espresso in suo favore o che l’abbia votato, ma invece risultano dichiarazioni di critica verso la deforma firmata Boschi-Renzi.
Per la scelta che lei definisce “gattopardesca”, a me parebbe del tutto inevitabile e conseguente proprio per la differenza abissale tra il PD di Bersani, che lo coinvolse 5 anni fa, e quello a conduzione renziana della brutale rottamazione di ogni persona o norma, fino alla C., che non fosse convenuta al “giglio magico e nero”. E siamo al bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto…
Fuggire certi soggetti dalla condotta imperdonabile, dalla parabola discendente, naviganti veterani verso porti infrequentabili; diffidare radicalmente dei recidivi incalliti… sì e volentieri per le eccellenze se ci fossero, per l’incognita M5S deciderò in sabato di vigilia…almeno da Rimini fossero usciti, come promesso, alcuni nomi da affiancare a Di Matteo… perchè Di Maio a me pare alquanto isufficiente.
Saluti e grazie per l’offerta di dialogo su questi spazi avari. A presto!
Paolo Barbieri
A me mi sembra una stroncatura eccessiva. Credo che Liberi e Uguali rappresenti una discontinuità politica a prescindere da chi ne fa parte; e non ci vedo nessuno, che io sappia, che abbia votato Si al referendum.
Vedo una continuità con la lista “Italia Bene Comune” di Bersani e Vendola che fu fatta fuori da Renzi. E ci vedo un collegamento con Corbyn.
Ecco, sono deluso da Montanari e Falcone. Vedo in loro, a torto o a ragione, un certo elitismo accademico.
Mi scuso di avere erroneamente annoverato nel coro del SI un uomo di legge che ha minimizzato la portata apocalittica del referendum, sostenendo che nessuna catastrofe sarebbe seguita al responso delle urne, qualunque esso fosse. Come in un film di vampiri, abbiamo vissuto in una una sorta di incubo in cui, tantissimi di quelli che in passato avevano difeso la Costituzione e avversato il porcellum, hanno cambiato faccia trasformandosi nel loro contrario, destrorsi talvolta fino al punto da mettere in discussione il suffragio universale ( rispolverando il mito dell’elite oligarchica) e in qualche caso paladini del parlamento nominato e non eletto. Alcuni di questi personaggi hanno la laurea in legge, una poltrona di suprema altezza e in qualche caso pure la paternita’ di una legge elettorale in tempi non sospetti.
Politici….giornalisti…intellettuali….storici difensori della Costituzione, come tanti Bruti, hanno infierito su di essa alleandosi con banchieri e politici d’oltralpe e d’oltremare che la volevano rottamare come un residuato bellico.Se non per amore della Costituzione, almeno per amore dell’autonomia del nostro Paese avremmo dovuto respingere l’assalto. Forse sono ingenua e troppo all’antica ma ritengo che persone con cultura giuridica debbano distinguersi per la difesa dei principi giuridici e debbano illuminare i propri simili e non cimentarsi a ridimensionare la montagna di violazioni che quel referendum rappresentava. Forse queste o forse altre considerazioni di Grasso sono state per me talmente inaspettate e gravi da accomunarlo a chi ci esortava a “succhiare un osso” per non provare un bastone. Davanti a tutto cio’, voterei pure gente estratta a sorte da un elenco di sconosciuti:meglio il 50×100 di probabilita’ di imbattermi in una persona che agisce nel rispetto delle regole piuttosto che la certezza di finire ancora nelle mani di gente decisamente al di sotto della media.
Per quanto riguarda l’alleanza con Bersani & co., penso che una forza politica di reduci della sinistra non puo’ essere capeggiata dai responsabili del disastro: tuttavia ritengo sbagliato che gli esponenti del comitato del NO affermino che l’attuazione della Costituzione coincida con la realizzazione del programma storico della sinistra. La Costituzione e’ la casa di tutti e, se stiamo cosi’ male, non e’ solo perche’ il PD e’ la brutta copia della vecchia Forza Italia ma e’ anche perche’ Berlusconi non e’ mai stato di destra ma e’ stato sempre pro Berlusconi: e’ di destra chi trasgredisce sistematicamente tutte le leggi del libero mercato, vive e prospera abbarbicato a risorse pubbliche, gode della totale impunita’ e la fa legge e verbo. E’ di destra il falso in bilancio? E’ di destra il conflitto di interessi? E’ di destra rimpinzare di soldi pubblici imprese e banche che dovrebbero agire in un libero mercato? L’istituto del fallimento tutela il principio dell’efficienza, per far sopravvivere sul mercato le imprese sane, a garanzia dell’intero sistema. Chi e’ di destra non trasforma enti e aziende in poltronifici per politici decotti o amici spesso e volentieri incompetenti. Chi e’ di destra, tendenzialmente, ama la Patria e non la svende a interessi stranieri, ne’ la riempie di discariche tossiche. Senza neanche accorgercene, ci siamo abituati a identificare con ‘destra’ chi allunga i tempi della prescrizione, criminalizza i magistrati, favorisce i bancarottieri e i mega-evasori, fa impresa sopratutto incanalando fiumi di denaro pubblico in faraoniche opere inutili e conditi di mazzette. Magari mi sbaglio, ma la destra e’ altra cosa ed e’ rappresentata benissimo nella Costituzione, che riconosce e tutela gli imprenditori, che prevede economicita’ ed efficienza nella gestione della cosa pubblica, che prevede il rispetto delle leggi e la sanzione per le violazioni, che vieta il conflitto di interessi, che premia il merito e prevede un giusto compenso: non un voucher per alcuni e compensi milionari per figure che lasciano disastri impuniti dietro di se.
Bersani & Co. hanno la responsabilita’ di aver lasciato accadere tutto questo,di giustificarlo pure e di vantarsene: Cuperlo giorni fa parlava delle meraviglie della presente legislatura, sventolando le unioni civili. Per lui il nazareno era evidentemente nell’ordine delle cose, al pari dei terremotati abbandonati e tassati, degli esodati sotto i ponti, dei giovani italiani costretti a scegliere tra sfruttamento ed esilio, dei poveri che non si curano…e al pari delle parlamentari piddine che affermano impunemente che i figli dei parlamentari debbano godere di regole piu’ favorevoli per non confondersi con ”..la sguattera e il giardiniere” e via dicendo.
La sinistra, per rinascere, si deve liberare di chi la ha ridotta cosi. Idem la destra.
Non fasccio abitualmente ne frequentemente uso dei termini “sinistra e destra”, se mai “progressisti e conservatori”, ma prevalentemente di “persone di rigore morale e culturale e di mediocrità”, ed in passato ha ben affermato che con un Parlamento di persone rigorose di qualsiaisi orientamento socio-politico, si cadrebbe cmq in piedi, e altri concetti simili.
Non credo che il sorteggio darebbe un Parlamento molto migliore di quelli a cui ci siamo dovuti assoggettare, visto che l’80% dell’elettorato sarebbe affetto da analfabetismo funzionale (De Mauro) ed il restante 20 non è certo composto massimamente da persone di rigore morale, anzi…
Gentile Giovanna,
le si dimostra molto acuta e altrettanto radicale, e nel contempo cita la Costituzione esprimendone stima…eppure anch’essa è frutto di un compromesso seppur nobile.
Il radicalismo raramente ha portato frutti generosi.
Paolo Barbieri