Il paradosso del populismo

28 Nov 2017

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

L’accusa si populismo è una pratica diffusa e poco costosa. ” Populismo facile” è lo sport della nostra pigrizia mentale. Richiede poco sforzo analitico, scarsa attenzione ai particolari e molta fuffa generalista. L’arte della polarizzazione semplificatrice sembra aiutarci a posizionarci politicamente, ma il suo semplicismo si rivela molto disfunzionale. E alimenta questo paradosso: se sono populisti tutti coloro che non stanno dalla nostra parte (quella buona) allora il populismo è il pluralismo partitico stesso. Come in una camera oscura la realtà viene capovolta: alla fine, populista è chi accusa di populismo. Questo rovesciamento è la conclusione alla quale la pigrizia mentale ci può portare se usiamo il termine per demonizzare gli avversari, con il rischio che il populismo non lo vediamo quando e dove c’è. 

Il populismo è un fenomeno politico che nasce e si alimenta nelle democrazie rappresentative; come stiracchiamento delle loro istituzioni ma (quando riesce ad andare al potere) non necessariamente uscita dal sistema costituzionale. Della democrazia trasfigura i suoi due pilastri: il popolo e il principio di maggioranza. È ambiguo e sfugge alle categorie ideologiche classiche; è uno stile della comunicazione politica che però non vuole solo fare opposizione ma battere l’avversario umiliandolo per renderlo ininfluente. La lotta populista è onnivora e vuole unire tutte le pulsioni di scontento sotto una parola d’ordine generalista e interclassista per conquistare una maggioranza larga che si pensa (e spesso governa) come se fosse quella vera, perché corrisponde al popolo ” buono”. Non solo uno stile, dunque, ma uno stile che serve far vincere e che è legittimo in quanto fa vincere.

Il paradigma del discorso populista è l’ antiestablishment – ovvero l’opposizione a tutti coloro che occupano “poltrone”, che sono “il palazzo”. Il mondo fuori – “noi gente” – non è corrotto perché non ha responsabilità politiche dirette; e per questo è il solo tribunale legittimo. In questi decenni si dissoluzione delle organizzazioni partitiche (l’unico baluardo che la democrazia ha contro il fenomeno populista), questa moneta è stata abbondantemente spesa da tutti coloro che hanno calcato la scena politica – a destra come a sinistra. L’accusa di partitocrazia; l’esaltazione della società civile come luogo di duro lavoro e imprenditoria sana contro i “politici mantenuti”; la voglia di “rottamare” il vecchio per far posto al nuovo; l’insofferenza per le ” pastoie” istituzionali, per “i lacci e lacciuoli” che frenano la voglia di fare; l’insopportabilità di chi mette bastoni tra le ruote sella volontà popolare, che sta solo nella maggioranza che vince; l’intolleranza per i corpi intermedi della politica, ovvero per i partiti ” apparato” e il bisogno di leader soli e agili nel destreggiarsi nel mondo dell’audience e dei sondaggi – tutto questo è quel che fa un agire politico populista.

Dalla fine forzata del sistema dei partiti, dal 1992, tutta la politica italiana è stata ed è segnata dal fenomeno populista. E le accuse rimbalzano facilmente su chi le lancia. L’ appello al popolo, a quello ” buono” e “vero”, è il centro vitale – non il popolo come finzione giuridica della sovranità, ma quello sociale, identificato per opposizione contro il non-popolo (l‘establishment) e che si unisce e riconosce in parole d’ordine semplici e in un leader che le impersona, raccogliendo rivendicazioni e lamentele. E poiché il populismo è segno di un’insopportabilità per la divisione partigiana e partitica del popolo, il messaggio finale è decisionista, secondo l’ idea che la politica debba essere ridotta ai problemi concreti e oggettivi della “gente”, studiabili e affrontabili con competenza specifica, non politica e non partigiana. Attenti dunque a bollare gli avversari come populisti perché, come nel tennis, le palle di rimbalzo sono insidiose e fanno punteggio.

 

la Repubblica, 28 novembre 2017

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.