Gabanelli: Rai sempre in mano alla politica

08 Nov 2017

In questi giorni non è stata contattata da nessun leader politico, nessuno le ha espresso vicinanza e solidarietà. Eppure Milena Gabanelli non si sente una giornalista “scomoda”. Ma – dopo aver deciso di abbandonare la Rai perché non messa in condizioni di lavorare e ottenere dei risultati apprezzabili – si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Una cosa che la politica sa fare benissimo è quella di strumentalizzare l’informazione; renderla indipendente non ha mai interessato nessun partito”. Non si sbottona, invece, sul suo futuro. Assicura solo che non scenderà in politica.

Matteo Renzi, da ex premier, aveva annunciato “fuori i partiti dalla Rai”. Possiamo dire, invece, che non è cambiato nulla rispetto all’era berlusconiana e che la Rai è rimasta un’azienda lottizzata e in mano alla politica?

La Rai è sempre stata in mano alla politica e sempre lo sarà. La differenza sta nella qualità delle persone che la governano, indipendentemente dal partito di riferimento. Un manager capace sceglierà una filiera gerarchica competente, in modo da rendere sempre l’azienda quantomeno competitiva e all’altezza della sua mission. La “competenza” è un requisito purtroppo non più richiesto, né in Rai né in altri settori della vita pubblica. Su questo occorre battersi, ovvero pretendere dalla politica che indichi dirigenti con capacità dimostrate sul campo, e non sulla carta. Il resto sono chiacchiere demagogiche.

Mario Orfeo verrà ricordato come il direttore generale che ha portato al definitivo fallimento la tv pubblica?

Mi auguro proprio di no! Bisogna però considerare che deve fare i conti con un Cda che probabilmente sarà ricordato per aver bloccato qualunque innovazione strutturale.

Ha dichiarato di non sentirsi una “giornalista scomoda”, allora perché non è stata messa in condizione di lavorare? Siamo sicuri che il suo giornalismo d’inchiesta non sia “scomodo” per qualcuno?

Non mi sento “scomoda” perché nessuno è per definizione “comodo”, c’è sempre qualcuno a cui dai fastidio, è nell’ordine delle cose. Io ho solo cercato di fare un lavoro onesto.

E’ vero che il M5S le ha fatto sentire il suo sostegno politico? E’ l’unica forza che in Rai sta provando a rilanciare un’informazione più libera ed indipendente?

Se per sostegno si intende qualche dichiarazione scandalizzata, forse sì. Fino a qualche anno fa le stesse dichiarazioni le faceva il Pd quando il centrodestra attaccava i miei servizi. Una cosa che la politica sa fare benissimo è quella di strumentalizzare l’informazione. Renderla indipendente non ha mai interessato nessun partito. Mi ha stupito invece l’assenza di interesse da parte del Cda e della Commissione di vigilanza per il lavoro svolto alla costruzione del portale unico di news. Come è organizzato? E’ realmente possibile coordinare il contributo di 1600 giornalisti? Come si garantisce il pluralismo attraverso una unica testata web? Tutti pagano il canone, ma quella grande fetta di popolazione che non si informa più sui mezzi tradizionali, è esclusa. A quali utili potenziali sta rinunciando? Io sono stata pagata per fare questo, mi sarei aspettata di dover rendere conto, anche per loro conoscenza, e indipendentemente dalla mia collocazione dentro al progetto.

Al di là della Rai, e a parte poche eccezioni virtuose, l’informazione italiana non è sempre più distante dall’essere il cane da guardia del potere ed è ormai parte integrante dell’establishment? Come uscirne?

Il cane da guardia dipende dalle necessità del padrone del cane, ma anche dalla natura stessa del cane. Se trova più comodo non abbaiare, non si può dare sempre la colpa a qualcun altro.

Ora c’è un grande dibattito sulle fake news. Secondo lei, i media filo-governativi non partoriscono più bufale della Rete? Non è ipocrita attaccare il web quando il problema coinvolge, in primis, la nostra stampa mainstream?

Abbiamo fatto una guerra su una notizia falsa, ovvero le armi chimiche di Saddam Hussein. Ciò detto il problema del web esiste e non è banale. La stampa mainstream attinge dall’enorme serbatoio dei social media, che a loro volta sono più interessati a fare “traffico” o a “orientare” elezioni che non a verificare l’attendibilità di una notizia. In sostanza le notizie false si combattono con quelle vere, e la miglior garanzia la fornisce la firma o l’autorevolezza della testata. Questo però ha un prezzo; se vuoi avere tutto gratis, ti prendi il buono e il falso. Il risultato è una confusione che non mette il cittadino in grado di fare scelte consapevoli. Quindi il danno è per tutti, ad esclusione dei falsari, che ne ricavano solo vantaggi.

Ora dove vedremo Milena Gabanelli? Come altri big Rai, la vedremo presto su La7?

Fino al 15 Novembre sono una dipendete Rai, dopo vedremo.

E alla politica ci pensa mai in un prossimo futuro?

È un mestiere che richiede competenza, e io non ce l’ho.

www.micromega,net, 7 novembre 2017

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