Antifascismo di cartapesta

17 Set 2017

Domenico Gallo Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Questa settimana la Camera ha approvato il disegno di legge proposto dall’on. Fiano che amplia ed estende la normativa repressiva del fascismo portata dalla legge Scelba (1952) e dalla legge Mancino (1993). Il disegno di legge introduce nel codice penale l’art. 293 bis che punisce la propaganda del regime fascista e nazifascista. La nuova normativa promette reclusione da sei mesi a due anni per «chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità».

Dopo l’orgia di rigurgiti di gruppi e gruppuscoli che non hanno più ritegno a ostentare simboli e messaggi che pubblicamente richiamano, esaltandolo, il regime fascista, la legge Fiano potrebbe sembrare un rimedio giusto e necessario.

L’on. Fiano, ha spiegato che non si tratta di legge “liberticida”, bensì di un argine ai rigurgiti neofascisti.  Ci permettiamo di nutrire qualche dubbio perché secondo una consolidata interpretazione della Corte costituzionale, anche le idee criminali non sono punibili ove non siano idonee a far sorgere una situazione di pericolo concreto. Ma il problema vero è la natura velleitaria dell’argine che si vuole realizzare.

Siamo sicuri che l’imbarbarimento crescente che sta avvelenando la vita pubblica nel nostro paese (oltre che nel resto d’Europa) si possa combattere criminalizzando ogni forma di espressione individuale, di pensiero o di gestualità, riconducibili al fascismo?

Si può combattere con le manette l’incultura che ottenebra la mente di tanti giovani risucchiati dal nichilismo che scuote le nostre vite e le nostre società che, affogate in un individualismo privo di senso,  hanno smarrito la dimensione della speranza?

Non si dà la stura, in questo modo ad una sorta di populismo penale, che pretende di risolvere fenomeni sociali attraverso l’ipertrofia del sistema penale, così come fanno, sul versante opposto, quelli che invocano la castrazione per gli stupratori, se extracomunitari, oppure il diritto di sparare al di fuori dei limiti della legittima difesa?

Anche questa volta siamo in presenza di una “legge manifesto”, si legifera al solo scopo di agitare dei vessilli da sfruttare per ottenere un consenso a buon mercato, o per definire un’identità politica (in questo caso l’antifascismo) che col tempo si è sbiadita.

Interpretando la sua legge, l’on. Fiano ha spiegato di essere contrario all’abbattimento di monumenti, però di considerare cosa buona e giusta l’abrasione della scritta Mussolini Dux dall’obelisco del Foro italico.

Ora si dà il caso che i monumenti sono dei documenti della Storia e la storia non si può cambiare né cancellare. Cancellare i simboli del regime fascista incorporati nei monumenti, sui tombini e persino sulla facciata del Consiglio Superiore della magistratura, significa rimuovere la memoria di quello che è stato.

Così il popolo italiano che già soffre di grave carenza di memoria dimenticherà del tutto che   abbiamo vissuto la tragedia del fascismo e sarà pronto a riviverne un’altra.

ll  Quotidiano del Sud, 15 Settembre 2017

Magistrato, giudice della Corte di Cassazione. Eletto senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare del conflitto nella ex Jugoslavia.

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