BRANCACCIO, SANTI APOSTOLI, SONO DUE PROGETTI

03 Lug 2017

Disciplinatamente da cittadino elettore, interessato ad impedire che questo Paese vada alle urne con una terza legge elettorale incostituzionale, il 18 ero al Teatro Brancaccio di Roma e il 1.mo luglio in piazza Santi Apostoli. Due manifestazioni diverse, una al chiuso di un teatro, con tanti interventi ma non abbastanza; l’altra all’aperto con sventolio di bandiere.

Un punto in comune: dobbiamo essere uniti per vincere la sfida in nome degli esclusi. Anche programmaticamente si chiede una netta discontinuità con le politiche governative e le “riforme” di Renzi. Una differenza di linguaggio non secondaria: al Brancaccio l’appello era principalmente alla sinistra. In Santi Apostoli, dove era nato l’Ulivo, l’appello all’unità abbracciava tutto il popolo del Centro-sinistra. Due processi alternativi, paralleli o convergenti: è presto per dirlo, finché dalle parole non si passa a fatti.

Tutti vanno messi alla prova di un processo inclusivo, se la nuova formazione deve essere larga e plurale. Per il momento siamo nella fase in cui gli organizzatori dell’evento decidono chi parla e chi non parla e persino di dare notizia di chi è presente.

Detto di passaggio, se è uno criteri per il diritto di parola è di essere società civile, donna e giovane, sorgono problemi. Né Sanders (nato nel 1941), né Corbyn (nato nel nel 1949), cui tutti inneggiano e che confidenzialmente sono Bernie e Jeremy, avrebbero diritto di parola: sono membri di un partito, fanno pare della casta parlamentare, sono uomini e decisamente anziani.

Grande assente, comunque, la legge elettorale: allo stato, in un Parlamento bicamerale paritario, grazie al voto delle italiane e degli italiani il 4 dicembre, per giocare un ruolo credibile bisogna essere almeno l’8%: per 2 progetti civici e di sinistra non c’è spazio.

(*) Besostri è il coordinatore degli Avvocati Antiitalikum

 

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